«Catturati dai racconti di Leo Turrini»
Gli studenti entusiasti per la videochiamata con il noto giornalista, che ha parlato di tanti sportivi
Tutte le classi della scuola media di Montefano hanno avuto la grande occasione e l’onore di poter ascoltare in videochiamata le parole del noto giornalista Leo Turrini: uno dei maggiori esperti italiani di Formula 1, di sport in generale e opinionista al Carlino e a Sky Sport. Questo giornalista ci ha letteralmente catturato con la sua simpatia. È nato a Sassuolo e si è laureato in Giurisprudenza, tuttavia non ha abbracciato la carriera come legale e con tanta passione e tenacia è riuscito a realizzare il sogno di diventare cronista sportivo.
È un giornalista che non fa semplicemente cronaca, ma racconta storie che riguardano principalmente la parte umana e virtuosa dei campioni sportivi. Dopo aver scritto di Alberto Tomba, di Michael Schumacher, di Enzo Ferrari, di Ayrton Senna, ma anche di Lucio Battisti e di tanto ancora, la sua ultima fatica è il libro dedicato a Panini, alla famiglia che ha scritto una storia esemplare d’Italia, che ha fatto del suo nome un brand mondiale nel campo delle figurine.
Leo Turrini sarà anche inviato alle prossime Olimpiadi di Parigi 2024, in effetti lui è l’italiano che vanta il maggior numero di Giochi frequentati e raccontati. A suo parere l’Olimpiade è l’unico momento in cui la gioventù del mondo intero si riunisce, un momento magico di condivisione dove si azzerano le diversità che attanagliano an-cora la nostra società.
Ci sono i grandi campioni e ci sono gli sconosciuti che campioni non lo saranno mai, su un piano di assoluta parità, accomunati da un entusiasmo senza eguali. Tutti gli sportivi vogliono esserci.
L’atleta che ha visto crescere agonisticamente e che l’ha stupito di più è sicuramente Federica Pellegrini che fino all’ultima fase della carriera ha eroicamente gareggiato per salire sul podio. Altro aneddoto riguarda Justin Gatlin che con un sovrumano sprint è riuscito a vincere l’oro sui 100 metri durante i Giochi Olimpici di Atene. Questo velocista era sfavorito e doveva competere con grandi campioni, ma una serie di sfortune per gli altri gareggianti lo hanno condotto a tagliare per primo il traguardo e all’incredibile vittoria.
Gli affascinanti racconti di Leo Turrini ci hanno arricchiti e ci hanno incoraggiato a scegliere per il nostro futuro con passione e dedizione.
Leonardo Galluzzi 3ªD, Ludovico Monti 3ªD
«Il bene si fa ma non si dice», è questa la frase che rappresenta di più Gino Bartali, ma conoscete la sua storia? Noi ragazzi della terza media, della scuola secondaria di primo grado di Montefano, abbiamo avuto il piacere di incontrare Gioia, la nipote del campione Bartali.
Bartali è nato a Ponte a Ema il 18 luglio 1914 e con lui la passione per la bicicletta. Ha infatti ricevuto la prima bici da bambino, quando, iscritto a una scuola di Firenze, doveva percorrere la strada da casa a scuola e viceversa e, non avendo la possibilità di prendere l’autobus, i genitori gli hanno così comprato la prima bici di seconda mano. Entusiasta per questo sport, appena possibile, è andato a lavorare nella bottega di un amico del padre che riparava le bici. Un giorno, notate le straordinarie doti atletiche del suo operaio, il proprietario ha detto al padre che Gino aveva un grande talento.
Così quel ragazzo ha iniziato la carriera che lo ha portato a cogliere prestigiosi risultati.
Nel 1945, scoppiata la Seconda guerra mondiale, Bartali era già uno dei campioni indiscussi del ciclismo italiano. Un giorno il vescovo di Firenze gli ha fatto una proposta particolare: il vescovo era anche a capo di un’organizzazione che aveva il compito diportare fuori dall’Italia gli ebrei ricercati dai fascisti. Serviva un postino che portasse in giro per la Penisola dei documenti falsi che avrebbero aiutato uomini, donne e bambini ebrei a scappare dalla dittatura fascista. Fu così che a Bartali è stato affidato questo ruolo il quale, con la scusa di allenarsi, ha salvato la vita di centinaia di persone portando questi documento.
Era un uomo estremamente umile, ma “grande“, dichiarato «Giusto» dallo Stato di Israele e conosciuto in tutto il mondo sia per le gesta sportive sia per quelle umane. Il suo esempio è più attuale che mai e ci insegna che nella vita tutti possono diventare, con umiltà e coraggio, persone di grande rilevanza perché, come sempre amava ripetere, «Le vere medaglie si attaccano al cuore e non alla giacca».
Cristian Caporaloni 3ªC,Giulia Trillini 3ªC
Il Consiglio comunale dei Ragazzi, nell’ambito delle attività di Educazione civica, ha intervistato Angela Barbieri, sindaco di Montefano. L’emozione era tanta, ma subito ci ha confidato di sentirsi una cittadina qualunque, che però ricopre un incarico di responsabilità verso la comunità.
Coltiva delle passioni come tutti: ama leggere per catapultarsi in mondi immaginari e viaggiare con la fantasia, adora passeggiare lungo le vie del suo borgo. Le abbiamo chiesto come era nata l’idea di diventare sindaca, ci ha raccontato che la sua carriera lavorativa ha iniziato a dare frutti collaborando al fianco di sindaci di altre città.
Quando Montefano è entrata in un periodo crisi amministrativa e sociale, ha deciso di fare qualcosa e candidarsi alle elezioni, perché ciò le diceva il cuore, che – per la sindaca – va sempre ascoltato. L’obiettivo era riportare Montefano alla propria origine e bellezza. E i cittadini le hanno dato fiducia eleggendola.
La sindaca ha ancora in serbo altri progetti ed obiettivi da raggiungere in caso di una nuova nomina: rinnovare la piazza, ricostruire la scuola media, rimettere a nuovo la Casa di riposo, ideare un progetto di lettura nella nuova biblioteca. Alla fine ci ha esortato a collaborare alla rinascita di Montefano rispettando i servizi locali e pubblici che la cittadina offre.
Matteo Ceci e il Consiglio comunale dei Ragazzi, II C