ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Guido Reni di Bologna (BO) - 3D

L’accoglienza libera la società dal pregiudizio

Il lungo viaggio di Jakub dal Ghana a Bologna: il ragazzo ha raccontato la realizzazione del suo sogno, quello di poter studiare

La nostra scuola ha ospitato Jakub, un ragazzo del Ghana, che dal 2011 vive a Bologna, dove studia e lavora come educatore sociale. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua storia.

Jakub, perché hai lasciato il tuo paese? «Nel 2010, prima di arrivare in Italia, sono andato in Libia per motivi economici. La mia famiglia è povera ed io volevo andare a scuola, ma prima dovevo guadagnare dei soldi e si diceva che in Libia c’era lavoro».

Ci racconti il tuo viaggio per il deserto? «Ho viaggiato con tre amici su un camion che trasportava circa 150 persone. I bagagli erano di sotto assieme ai bidoni d’acqua. Per proteggerci dal sole e dalla sabbia, in testa indossavamo i turbanti. Mangiavamo biscotti, arachidi, cibi secchi. Si partiva al mattino presto e ci si fermava al tramonto. Avevamo portato con noi molti litri di benzina ed ogni tanto si interrompeva il tragitto per fare rifornimento. Durante il viaggio ho avuto molta paura: ero un clandestino e temevo le dogane che mi avrebbero potuto rispedire in Ghana».

Quando ti sei imbarcato per l’Italia? «Nel 2011, quando in Libia è scoppiata la guerra civile. Sono partito su una nave a tre piani assieme a 750 persone e lo scafista non è un professionista ma è scelto tra i viaggiatori. Il prezzo del viaggio varia a seconda che tu sia solo o in compagnia, e dal momento di acquisto. Arrivato a Lampedusa, sono stato condotto in un Centro di accoglienza a Bologna».

I tuoi genitori erano preoccupati? «A loro non avevo detto nulla e non potevo avvisarli perché non avevo né soldi né telefono. Un venerdì, in Montagnola, ho incontrato una signora del Ghana che mi ha offerto un Kebab e una coca-cola, e poi mi ha fatto chiamare la mia mamma che, sentendomi, si è commossa.

Ora la sento sempre».

Come ti trovi a Bologna e cosa ti manca del tuo paese? «All’inizio è stato difficile ambientarmi ma col tempo sono riuscito a costruirmi una vita dignitosa. Studio Scienze dell’educazione e faccio l’Operatore sociale per minori e stranieri non accompagnati. Ho acquistato nuove abitudini ma non ho dimenticato gli usi e costumi del mio paese».

In redazione le studentesse egli studenti della Classe 3D delle scuole medie Guido Reni: Bernardi Francesco, Caridei Anna, Cervino Clarissa, Chiccoli Vittoria, Fabian Raiza, Gavella Martina, Gbadamassi Bryan, Gori Davide, Mahmood Anees, Mantovani Filippo, Mariani Carolina, Molinari Olimpia, Pelegreffi Pietro, Piccaluga Alessandro, Plaka Analia, Russo Alessandro, Sarti Gianmaria, Silvestrini Samuele, Tabor Marco, Taglieri Niccolò, Talarico Samuele, Vitali Roberto. E le Prof.sse. Linda Antonacci, Anna L. Lucchi

 

In Europa la maggior parte dei rifugiati proviene dal Corno D’Africa, dall’Africa subsahariana, dal Medio Oriente e da alcuni stati dell’Asia come il Pakistan e il Bangladesh. Per sfuggire alla drammatica situazione che vivono nei loro paesi d’origine, i migranti affrontano viaggi molto pericolosi per giungere in paesi sicuri dove chiedere protezione. Il 50% di essi è costituito da donne e minori che, lontani dalle proprie famiglie, sono particolarmente vulnerabili.  Durante la fuga, rischiano di subire violenze e abusi, e in genera-le i bambini sopravvivono con maggiore difficoltà alle malattie e alla malnutrizione. Tra i rifugiati del passato, ricordiamo alcune persone celebri come Albert Einstein e Sigmund Freud che fuggirono dall’antisemitismo nazista rifugiandosi rispettivamente in Belgio e in Inghilterra, Isabel Allende che si trasferì in Venezuela dopo aver subito minacce di morte a seguito della deposizione dello zio presidente in Cile, la cantante Rita Ora che dovette lasciare il Kosovo per persecuzioni etniche e religiose.

 

Il Centro Astalli si occupa di accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati, cioè di coloro che arrivano in Italia in fuga da guerre, persecuzioni e violenze. La sua sede principale è stata fondata a Roma nel 1981, in via Astalli, dietro l’appello del padre gesuita Pedro Aruppe che intendeva «portare sollievo alla tragica situazione degli esuli di guerra». L’ente, che si è espanso con sedi associate su tutto il territorio nazionale, nel 2020 ha aperto un centro anche a Bologna. Le strutture di accoglienza del Centro Astalli si rivolgono a una molteplicità di rifugiati: uomini, donne sole o con bambini, minori non accompagnati, famiglie o nuclei monoparentali. Dal momento dell’accettazione, per i migranti forzati inizia un percorso di ’accompagnamento sociale’ che permette loro di accedere ad alloggio, mensa sociale, ambulatorio medico, servizi legali e spazi di inclusione in cui poter partecipare ad attività di cittadinanza attiva e relazionarsi con gli altri.

Grazie all’aiuto di volontari, che in base alle proprie competenze personali svolgono una specifica mansione, i rifugiati vengono inseriti in percorsi specifici per lo sviluppo autonomo ed inclusivo nel territorio. Attraverso corsi gratuiti di italiano e sportelli di orientamento professionale, i rifugiati cercano il proprio posto nel mondo del lavoro e uno spazio nella società che da tempo li considera un problema e non un arricchimento culturale.

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