ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Carlo Levi di Campegine (RE) - 2C

«I voti sono una invenzione che fa disastri»

Gli studenti si interrogano sul modo migliore per aiutare i coetanei ad avere una solida autostima e a crescere armoniosamente

I voti sono una realtà inventata che produce disastri. Li riteniamo pericolosi, perché gli alunni si avvicinano alle materie e allo studio con l’unico scopo di raggiungere la sufficienza. I voti aumentano la paura dell’insuccesso, al contrario, la loro assenza o un uso maggiore della valutazione formativa (quella che informa sul modo di migliorare il proprio lavoro) permetterebbe agli allievi di focalizzarsi sull’apprendimento e sullo sviluppo, e non solo sul confronto con gli altri. L’importante non sono i voti, ma la voglia e il piacere di andare a scuola. Bastano pochi giudizi negativi per far sì che quel numero diventi la nostra identità.

Il voto è uno strumento che ormai da tanti anni fa parte della realtà scolastica italiana.

Gli insegnanti danno voti per valutare l’apprendimento, per classificare un comportamento, per motivare l’alunno, premiarlo o punirlo. Con i voti a scuola gli insegnanti esprimono il loro giudizio su quello che colgono, su quello che pensano sia il livello raggiunto dagli allievi rispetto a specifiche discipline. Tuttavia, un singolo voto può rappresentare per lo studente un’esperienza molto intensa, fonte di sofferenza, che porta a un senso d’inadeguatezza. Il voto può dunque nascondere, dietro la facciata più superficiale, un significato molto importante per il senso di sé di una persona, specialmente di un essere umano in costruzione.

Come possono i genitori aiutare i propri figli nello sviluppo di una salda autostima, nonostante i brutti voti? I genitori devono cercare di incoraggiare i propri figli per far meglio a scuola, senza pressarli e infondergli ansia.

Inoltre, possono affiancarli nello studio e consentirgli di integrarsi bene con i professori. I ragazzi non devono guardare i voti, perché altrimenti si sentiranno inferiori agli altri, anche studiando. Noi ci accorgiamo che frequentemente il valore di una persona viene valutato solo da un voto preso a scuola, provocando insicurezza negli alunni.

Molti genitori vorrebbero figli perfetti, capaci di fare ogni cosa, ma soprattutto con bei voti. I voti non incoraggiano, ma mettono etichette, che le persone possono portarsi dietro e dentro per tanto tempo. La maggior parte degli alunni è terrorizzata dal fatto di prendere un brutto voto, per la paura di essere giudicati o per paura di deludere.

Alcuni preferiscono avere come valutazione scolastica un numero, altri invece preferirebbero avere un parere dell’insegnante sugli errori commessi, che comporterebbe inferiore pressione rispetto al numero. Per noi sarebbe meglio che i voti non esistessero, creando così un contesto più leggero e maggiore voglia di imparare. Inoltre, in certi casi influenzano la relazione con i genitori, che spesso non si rendono conto di tutto quello che c’è dietro a un voto.

Simone, Federico, Marty, Lucrezia, Elly, Mark, Ginny IIC 

 

Venti marzo. La giornata internazionale della felicità nasce con l’obiettivo di mettere la felicità al primo posto per mantenere un approccio positivo e gioioso tra le persone.

Si festeggia ogni anno, a partire dal 2013. In un mondo pieno di fiducia e amore c’è la felicità. Questa giornata vuole mettere l’attenzione sull’importanza della gioia e della salute fisica e mentale di ogni persona. In molte parti del mondo il diritto di stare bene con sé stessi e con le altre persone è molto sottovalutato. Per questo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di dedicare una giornata a ogni persona che ha un proprio modo di vivere la felicità, un concetto difficile da definire. Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile, pensati nel 2015, contengono gli aspetti fondamentali per raggiungere il benessere e la felicità: ad esempio la riduzione delle disuguaglianze.

Questa giornata è stata creata dal consigliere Jayme Illien e viene celebrata il 20 marzo, perché coincide con l’equinozio di primavera, che segna la fine dell’inverno e dà il benvenuto alla stagione della rinascita: le ore di luce aumentano, gli alberi iniziano a fiorire e le temperature si alzano.

Avere una famiglia o degli amici che ti stanno vicino e ti vogliono bene è importante, perché suscita una sensazione di serenità e allegria. Molti associano la felicità al successo, altri alla ricchezza, oppure al dono o alla libertà. Noi ragazzi pensiamo che non ci dovrebbe essere solo un giorno per celebrare la felicità, ma che si debba festeggiare quotidianamente, perché essere felici è un diritto che tutti dovremmo avere. Quando riflettiamo sul significato della parola felicità, pensiamo a diverse situazioni, come stare con gli amici, con la famiglia, ridere o giocare.

La giornata internazionale della felicità si dovrebbe festeggiare anche a scuola, stando tutti insieme e concentrandoci sul concetto di vera felicità, magari facendo dei post-it dove sopra scriviamo le parole che ci trasmettono questa emozione.

Ale G., Bea, Giada, Chany, Gianluca, Maicol B., Ire, Ale A. II C 

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