Sbum!, il futuro dei giovani è importante
Gli allievi della 2^ A della media ‘Mattei’ parlano dello spettacolo che tratta temi quali l’uguaglianza sociale e il rispetto per l’ambiente
Il 7 marzo con la nostra classe, la 2^ A di Marina di Ravenna, siamo andati a vedere uno spettacolo al teatro Rasi di Ravenna, ‘Sbum! Yes we cake’. Questo lavoro è stato ideato dalla compagnia La Piccionaia e viene recitato nei teatri da più di un anno, parlando proprio a noi giovani.
Il modo in cui i due attori, Marta e Diego, sono riusciti ad affrontare temi difficili e molti attuali come l’uguaglianza sociale e il rispetto per l’ambiente usando la comicità e l’interazione con il pubblico, non ha colpito solo noi: questo spettacolo infatti ha vinto nel 2023 un importante premio artistico, il premio ‘Eolo Award’ «per l’originalità del linguaggio scenico applicato ad una tematica importante». Impersonando diversi personaggi (pasticceri, architetti, fino al Presidente delle Nazioni del Mondo), gli attori trasformano la gestione del mondo nella preparazione di una grande festa, il centenario dello Stato Unito del Mondo Intero. Abbiamo trovato molto bello il richiamo allegorico che paragona il nostro pianeta a una grande torta e la sua preparazione alla gestione delle risorse. Le difficoltà emergono da subito: come faremo a dare una fetta di torta ad ognuna delle 8 miliardi di persone? Come faremo a creare una torta che piaccia a tutti, che non lasci scontento nessuno? Come faremo a fare una torta che sia veramente per tutti, nessuno escluso? Sono domande apparente-mente surreali che però ritornano nel nostro quotidiano: se parliamo di sostenibilità infatti si parla anche a noi giovani, della possibilità di assicurarci un futuro su un pianeta che sia in grado di darci le risorse di cui necessitiamo, che ci dia la possibilità di vivere una vita dignitosa dove realizzare i nostri sogni.
Per essere più precisi, la parola sostenibilità è entrata per la prima volta in un documento ufficiale solo nel 1987 e si intende proprio uno sviluppo in grado di soddisfare il bisogno della generazione di oggi senza mettere a repentaglio quelli della generazione di domani.
Questo spettacolo infatti si rivolge proprio a noi ragazzi delle medie incitandoci a protestare, a informarci e rimboccarci le mani per un pianeta più pulito, per tutti, nessuno escluso. Proprio perché lasciati fuori dalla festa perché ancora non votiamo, noi dobbiamo protestare, come Greta Thunberg e il suo Fridays for future ci hanno mostrato: il pianeta sta soffrendo e noi della Generazione Alfa non possiamo accettare un mondo così, subendo gli effetti di scelte poco sostenibili fatte da persone che non si sono fatte questa semplice domanda: se tutte le risorse vengono sfruttate oggi, chi ce le assicurerà domani? Noi che siamo i cittadini del mondo futuro, noi che siamo il futuro del pianeta, possiamo e dobbiamo nel nostro piccolo contribuire con piccoli gesti: ad esempio facendo acquisti consapevoli, considerando anche le conseguenze sociali e ambientali della produzione, diminuendo i propri rifiuti, riducendo gli sprechi o facendo la raccolta differenziata correttamente. Non vogliamo un mondo pieno di schifezze e non possiamo rischiare l’estinzione di milioni di specie viventi o di respirare l’irrespirabile! Insomma, Yes, we can: seguendo il motto del primo presidente nero degli Stati Uniti d’America B. Obama, motto al quale il titolo dello spettacolo si ispira.
Francesca Fabbri, Federica Lorenzi, Agata Sangiorgi, Federico Valdinoci e Riccardo Venieri Classe 2^ A, scuola media ‘Mattei’ di Marina di Ravenna Professoressa Nias Zavatta
Caro signor Strada, siamo due alunne della scuola media di Marina di Ravenna e dopo il laboratorio di Emergency con la nostra classe, volevamo scriverle questa lettera nonostante lei non sia più tra noi.
Sentiamo spesso parlare di pace, ma siamo davvero sicuri che esista la pace? Ci sarà mai un mondo in cui tutti abbiamo le stesse opportunità? Forse non oggi e non domani, ma in un futuro dobbiamo e possiamo pensare che le persone inizino a vivere nell’uguaglianza e nel rispetto della dignità umana. Per raggiungere questo sogno, sarebbe importante che ci fossero sempre più persone che, come lei, fondino iniziative di pace, come “la sua” Emergency.
Anche ora che lei non c’è più, deve sapere che i suoi colleghi continuano a portare avanti ciò che lei ha iniziato: per esempio la nostra classe il dodici febbraio ha avuto l’occasione di toccare con mano il vostro lavoro in un laboratorio con Dina Piraccini: questa volontaria ci ha guidato in un percorso sul significato di “uguaglianza”, e su ciò che fate dal 1994. Ci hanno colpito molto questi motti: “Se non è per tutti è un privilegio” e (usando le parole del suo libro Diario di un sogno possibile) “la guerra è una malattia da cui il mondo deve e può guarire”. Fornendo cure gratuite e di qualità a chi vive in paesi in guerra Lei, signor Strada, impersona ciò che professa la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e anche l’articolo 32 della nostra Costituzione: articoli che tutelano l’uguaglianza e il diritto alla cura, diritti che spesso non vengono garantiti a chi è in condizioni di guerra e povertà. Ci siamo rese conto infatti di una cosa molto triste: a subire le conseguenze di un conflitto sono sempre i civili, esseri umani che hanno la sola colpa di abitare in uno stato dove chi è al potere agisce solo secondo i propri interessi.
Per ottenere la pace nel mondo bisogna combattere l’indifferenza partendo dalle basi, iniziando a diffondere una “Cultura di Pace“ tra noi giovani, ma come? Beh, con laboratori e progetti come quello a cui abbiamo partecipato e conoscendo associazioni come la sua, signor Gino: lei che, da medico, non si è dimenticato degli ultimi, ma al contrario si è impegnato per far sì che nel mondo di domani non ci siano più persone che soffrono per colpa del volere di pochi e per gli effetti di un’ “inutile” guerra. A questo punto, è giunto il momento di salutarci! La ringraziamo ancora per il suo esempio e per ciò che ci ha lasciato.
Federica Lorenzi ed Emilia Neto Classe 2^ A, scuola media ‘Mattei’ di Marina di Ravenna Professoressa Nias Zavatta