ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Secondaria di I grado Giovanni XXIII di Castellarano (RE) - 1E, 2C

Calciatrice-madre vince la partita della vita

Alice Pignagnoli racconta la sfida che ha dovuto affrontare quando da professionista è rimasta incinta. La sua passione è rimasta intatta

Gli alunni della II C di Castellarano hanno intervistato l’atleta Alice Pignagnoli.

Che emozioni hai provato quando hai vinto il campionato e la supercoppa? «Una bellissima emozione. Quando cominci uno sport, desideri sempre di raggiungere alti livelli, ma non sai se ce la farai. Bisogna fare grandi sacrifici per raggiungere i propri obiettivi e soprattutto i fallimenti fanno parte delle vittorie».

Cosa hai provato la prima volta che sei andata in porta? Perché hai scelto questo ruolo? «In realtà cominciai da centrocampista, poi il nostro portiere si ruppe il crociato prima di una partita e una mia compagna mi disse di provare dato che non avevo paura della palla. Mi appassionai al ruolo e non smisi più».

Come ti sei sentita quando ti hanno messo fuori rosa? «Mi sono sentita molto male, perché anche nei momenti più brutti sai che qualunque cosa succeda nello sport, nello spogliatoio troverai sempre qualcuno che può aiutarti. Dopo che mi misero fuori rosa mi sentii sola e capii che non potevo più contare sull’aiuto delle mie compagne. Fortunatamente mio marito mi ha supportata, lui ha sempre messo al primo posto la mia felicità». I tuoi genitori erano d’accordo che giocassi a calcio? La tua famiglia ti ha sostenuto nei momenti bui? «I miei genitori continuavano, nonostante tutto, a pensare che fosse un ambiente negativo e insicuro, infatti, inizialmente la mia famiglia mi ha creato un grande ostacolo. Alla mia prima gravidanza, mia madre decise di sostenermi e mi disse: ti voglio aiutare e se questo è il tuo lavoro, io ti appoggerò».

Nonostante tutto, perché sei rimasta nel mondo del calcio? «Il calcio mi ha scelta, è la mia vita. Ho fatto così tanta fatica per diventare una professionista e non ho intenzione di mollare».

L’emozione più grande fu vincere lo scudetto o diventare mamma? «L’emozione più grande è stata la partita dopo la gravidanza con i miei figli che mi guardavano dagli spalti».

Il calcio ti ha dato e tolto tanto. Che ruolo ricopri oggi? Come ti trovi? «Oggi gioco come portiere nel Ravenna, ho compiuto 36 anni e sto pensando al post-carriera.

Voglio fare la manager per costruire il percorso delle nuove generazioni proprio come ho fatto io».

Hai avuto un modello che ti ha ispirato? Chi ti ha spinto a giocare a calcio? «Mi ispirò mio zio Aldo, che aveva una grave malattia. Occuparsi di me, secondo i medici, gli salvò la vita. In estate giocavamo sempre a calcio e lui fu il primo a regalarmi le mie prime scarpe da calcio».

Che consiglio daresti alle ragazze che vogliono giocare a calcio? Cosa ti ha spinto a scrivere un libro? «Di credere in sé stesse e non farsi condizionare da nessuno, ma soprattutto, coltivare i sogni e non farsi abbattere dalle difficoltà».

Classe II C

 

Utilizziamo la carta ogni giorno, ma quanti di noi sanno veramente come viene creata? E soprattutto, come si ricicla? L’Istituto Comprensivo di Castellarano vuole rispolverare le tradizioni, iniziando dalla carta. Nel mese di marzo la nostra docente di Arte ha deciso di portare le sue classi prime – IC, IE e IF – al Centro Life: un laboratorio integrato di formazione ed educazione, per far conoscere ai ragazzi il processo di creazione della carta e l’importanza del riciclaggio. La scuola media di Castellarano ha proposto un progetto di produzione di piccole agende tramite il riciclaggio.

Arrivati, li hanno accolti degli operatori con cui hanno svolto diverse attività sulla carta. Dopo l’iniziale spiegazione teorica e la visione di un powerpoint sull’esportazione della carta in Europa, sono passati alla pratica. I ragazzi coinvolti hanno raccontato di aver spezzettato fogli di giornale, di averli lasciati macerare nell’acqua e successivamente aver dato forma al foglio su un telaio. Una volta asciugato, gli alunni hanno dovuto tagliarlo con molta precisione per evitare di distruggerlo. Questo per la professoressa è stato il passaggio più bello e difficile.

Secondo i ragazzi, la parte più divertente è stata creare i fogli per poi farli asciugare, schiacciandoli con la spugna, mentre quella più noiosa è stata spezzettarli. Divertimento, curiosità e creatività sono le parole con cui gli studenti hanno risposto alla domanda: che cosa vi ha trasmesso questa esperienza? La stessa domanda è stata posta anche la professoressa, la quale ha replicato con la parola tradizione. Voleva infatti insegnare loro l’antichissimo processo di creazione della carta attraverso un progetto alternativo. Da questa proposta è risultata una grande soddisfazione da parte dell’insegnante e degli alunni, altamente gratificati.

Casse I E

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