ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Dante Arfelli di Cesenatico (FC) - 3C

«Giocare nel Cesena? Questo è il mio sogno»

Samuel Maltoni, classe 2004 centrocampista, dopo aver militato nelle giovanili del Bologna, gioca in serie D nella Asd RG Ticino

I ragazzi della 3ªC hanno intervistato due ex studenti della Scuola media Arfelli che con talento, passione e tanto lavoro, si stanno costruendo il futuro che hanno sempre sognato. Partiamo da Samuel Maltoni, classe 2004, centrocampista, che dopo aver militato nelle giovanili del Bologna, oggi è impegnato in serie D nelle file della Asd RG Ticino Samuel da dove nasce la tua passione? «Ho iniziato a giocare in prima elementare semplicemente perché lo facevano tutti, ma subito, mi è scoccata una passione incredibile che è rimasta uguale dal primo giorno ad oggi».

Come ti sei sentito quando ti hanno chiamato al Bologna? «Io giocavo da due anni nel Cesena. Quando mi hanno proposto di trasferirmi a Bologna è stato un momento bellissimo, di grande orgoglio».

É stato difficile lasciare casa a 14 anni? «Per me la decisione è stata facilissima: non avrei rinunciato per nessun motivo! Per mia mamma è stato un po’ più complicato… Certo, all’inizio è stato molto difficile abituarsi alla nuova situazione, ad esempio vivere in un convitto, lontano dalla famiglia e dagli amici, ma è un’esperienza che fa crescere tantissimo».

Hai dovuto fare dei sacrifici per seguire il tuo sogno? «Sì, continuamente. Ad esempio, il sabato sera posso uscire solo d’estate! Durante il campionato invece, devo andare a letto presto per essere in perfetta forma la domenica. In più, mentre ero a Bologna ho frequentato il liceo scientifico ed è stata dura perché dovevo studiare dopo cena, dato che al pomeriggio avevo gli allenamenti. Comunque, quando fai qualcosa che ti piace, fai volentieri anche tutti i sacrifici necessari».

Quali sono le difficoltà che si presentano più spesso? «Ora sono a Novara, in serie D. È la prima stagione che gioco con i ’grandi’, quindi è un’esperienza nuova. All’inizio, non è stato semplice relazionarsi con compagni molto più grandi di me, che, ad esempio, hanno una famiglia e sono a fine carriera. Poi è difficile rimanere concentrato tutti i giorni in allenamento, e ancora di più in partita e adattarsi a decisioni che prendono le altre persone».

Quali cose ti fanno soffrire nel tuo lavoro? «A volte, ripenso alla partita e mi rendo conto che potevo rendere di più o che ho sbagliato qualcosa; allora, all’inizio ci sto male, ma poi cerco di prendere tutto come un insegnamento per continuare a migliorare».

I tuoi compagni di squadra sono diventati anche amici fuori dal campo? «Sì, ho sempre legato molto con i miei compagni di squadra.

Mi piace anche il fatto che ho vissuto con persone che venivano da regioni diverse e anche dall’estero».

Ti è mai capitato di sentire degli insulti allo stadio? «Sì, purtroppo ci sono anche tifosi e genitori veramente pazzi.

È capitato anche a me di subire insulti, ma l’importante è ignorare le provocazioni e… giocare».

Ti piacerebbe giocare nel Cesena? «Il Cesena è un mio sogno! Ho giocato due anni nel Cesena da ragazzino. È stata la mia prima squadra e ho dei ricordi bellissimi. Sarebbe davvero fantastico tornarci».

Classe III C scuola Dante Arfelli

 

Domenico Bevilacqua (nella foto) è un talentuoso pianista classe 2002, che attualmente si sta perfezionando all’Accademia pianistica internazionale di Imola.

Domenico Bevilacqua da dove nasce la tua passione? «La musica mi è sempre piaciuta tantissimo. Fin da piccolo avevo una buona predisposizione e quando avevo sei anni la mia famiglia mi ha portato in una scuola di musica dove ho iniziato il mio percorso, sempre in modo molto libero, senza imposizioni».

Ti sei ispirato a qualcuno? «I miei insegnanti sono stati sicuramente di grande ispirazione. Pensando a un personaggio famoso, posso citare Riccardo Muti, che ho la fortuna di seguire da vicino da tanti anni ed è un esempio davvero stimolante e illuminante».

Hai dovuto fare dei sacrifici per seguire il tuo sogno? «Sì, è inevitabile. A 15 anni, quando ho deciso sul serio di provare ad affermarmi come pianista, avevo voglia di andare in giro, di divertirmi, di stare con gli amici e tante volte ho dovuto rinunciare perché dovevo studiare. Il momento più duro da questo punto di vista è stato quello delle superiori: dopo la scuola media ho frequentato il liceo linguistico per ampliare la mia formazione, anche in campi diversi rispetto alla musica, ma studiare pianoforte due o tre ore dopo cinque ore di scuola e poi prepararsi per le verifiche e le interrogazioni non è stata una passeggiata. Ma forse, più ancora dello spirito di sacrificio, che pure è necessario, per me è importante avere tanta curiosità, avere una spinta da dentro a conoscere, sperimentare, imparare sempre di più».

Sei fiero delle scelte che hai fatto? «Sono davvero molto fiero anche perché mi hanno portato a fare quello che volevo veramente nella vita. Il mio lavoro è suo-nare, fare arte, stare a contatto con altri musicisti, quindi mi sento privilegiato. Faccio concerti, insegno e canto anche in un coro lirico. Ad esempio, qualche anno fa sono stato un mese in Oman per cantare in ’Così fan tutte’ di Mozart: è stata un’esperienza meravigliosa».

La tua famiglia ti ha appoggiato nelle tue scelte? «I miei genitori sono persone molto libere che amano la musica a loro volta, quindi mi hanno sempre incoraggiato nel mio percorso. In certi momenti, però, hanno anche voluto capire se valesse la pena investire tempo e denaro su questo; giustamente, si aspettavano non tanto che portassi a casa per forza dei risultati, ma sicuramente che ce la mettessi tutta».

Che tipo di musica ascolti? Hai guardato Sanremo? «La musica mi piace tutta, anche la trap. Da ragazzino, ho avuto anche un gruppo rock, in cui suonavo la chitarra e il basso. Di solito non seguo Sanremo alla tv, ma ascolto le canzoni su youtube».

Come vedi il futuro per noi giovani? «Io sono ottimista. Penso che le nuove generazioni siano molto più sveglie e intelligenti di come vengono rappresentate. Quindi, ragazzi, siate liberi, date sfogo alla vostra creatività e pensate che potete fare davvero di tutto!».

Classe III C scuola Dante Arfelli

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso