Il coraggio degli Alleati e la liberazione di Casola
I ragazzi della 3^ A della scuola media ‘Oriani’ raccontano la storia del loro paese dopo un incontro con Marco Dalmonte, studioso appassionato
Nelle giornate del 27 marzo e 23 aprile 2024 la nostra classe ha partecipato al progetto dal titolo ‘Vedere Capire Ricordare’, organizzato dall’associazione Senio River 1944-1945. I due incontri sono stati tenuti da Marco Dalmonte, un vero e proprio appassionato di storia contemporanea che ci ha fatto conoscere gli avvenimenti accaduti durante la seconda guerra mondiale nel nostro territorio, attraverso fotografie e filmati realizzati in quel periodo dagli Alleati. Ha cominciato spiegandoci come fosse difficile per i giovani cameramen, perlopiù inglesi, fare le riprese, considerate le difficoltà tecniche come il cambio della pellicola, la messa a fuoco, la luce… ricordiamoci infatti che si trovavano in mezzo a una guerra con spari, pericoli e paura. Essi filmavano le conseguenze della guerra sfidando la propaganda di Hitler, mostrando quindi la realtà della guerra. Abbiamo potuto vedere diversi filmati, tra l’altro difficilissimi da reperire, girati in diverse zone, tra Casola Valsenio e Monte Battaglia, la zona dell’Imolese, per arrivare alla pianura fino al mare, attraverso i quali Marco ci ha spiegato la storia di quegli anni, di cui però riportiamo solo alcune informazioni.
Nell’estate del 1944 gli Alleati arrivarono sulla Linea Gotica; l’Ottava Armata britannica doveva attaccare vicino al mare Adriatico per attirare i tedeschi e permettere alla Quinta Armata americana, proveniente dalla Toscana, di circondarli, tutto ciò entro Natale. I partigiani in quel periodo si servivano dei muli per il trasporto delle armi; ci hanno colpito alcune immagini che riprendevano muli feriti da schegge, oppure che morivano dalla fatica o affogavano nel fango. A ottobre i tedeschi si ritirarono sulla Vena del Gesso, mentre in aiuto degli Alleati arrivarono gli Indiani, i Gurkha (Nepal) e soldati da altre colonie. A fine novembre Casola Valsenio fu liberata, anche se era ancora sotto attacco e quindi continuarono a essere mesi di tensione e di paura. In quel periodo fu intrapresa anche la cosiddetta guerra psicologica, che consisteva nel mandare al nemico dei volantini con immagini e frasi che dovevano convincerli ad arrendersi. Nel marzo del ‘45 gli Alleati decisero di porre fine alla guerra con un bombardamento, che fortunatamente non colpì il territorio di Casola Valsenio. Dal paese si poteva vedere il fumo bianco degli Alleati e quello nero dei nazisti, oltre a sentirsi l’assordante suono delle esplosioni che spaventava la popolazione. Importante per noi casolani è Monte Battaglia, che ha subito uno dei combattimenti più feroci della guerra con più di 2000 morti. Per farci immedesimare ancora di più nella storia di quel periodo, Marco Dalmonte, nel secondo incontro, dopo averci consegnato fotografie scattate allora, ci ha fatto fare un giro per il paese per riconoscere gli stessi luoghi oggi. Gli incontri si sono conclusi con una domanda: a che cosa serve vedere queste immagini? Marco ha risposto con una frase molto bella: vedere queste immagini serve a “vaccinarsi” contro la guerra, riuscire a mettersi nei panni degli altri, anche se per noi ragazzi non è facile. E’ stato proprio grazie a questa attività che abbiamo capito le atrocità della guerra e che è importante non ricommettere gli errori del passato.
Altea Sabbatani, Gaia Savoca, Riccardo Benelli Classe 3^ A Scuola media ‘Oriani’ di Casola Valsenio Prof Silvia Rossini
Accade spesso che nel mondo dello sport si verifichino scorrettezze tra compagni di squadra e avversari; non accade solamente in occasione di importanti competizioni sportive, ma anche tra le squadre di piccoli paesi. Questi atteggiamenti possono variare da insulti discriminatori, legati alle caratteristiche fisiche, alla razza o alla provenienza, fino a sfociare in risse o veri e propri atti di vandalismo. Nella storia dello sport possiamo trovare moltissimi esempi di discriminazione razziale, come quello di Jesse Owens che, pur avendo vinto quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino nel 1936, durante la dittatura nazista, continuò a essere discriminato in quanto afroamericano.
Ancora oggi gli episodi di razzismo nello sport sono frequenti, basti pensare ai cori e agli insulti razzisti negli stadi, o agli striscioni contro i giocatori di colore della squadra avversaria. Talvolta si verificano anche dei veri e propri atti vandalici, che vedono spesso protagonisti gli adolescenti. Un episodio di questo tipo si è verificato recentemente nel nostro territorio, quando, al termine di una partita di calcio tra la squadra di Riolo Terme (Ars Riolo Terme) e il Ravenna Endas Monti, i giocatori riolesi, avendo perso la partita, hanno vandalizzato lo spogliatoio, provocando danni di una certa entità. Questo comportamento inqualificabile dimostra che molti ragazzi oggi non sanno accettare una sconfitta e questo li può portare ad azioni incontrollate.
Nel gioco, come nella vita, è normale perdere ed essere sconfitti, ma questo deve far capire alle persone che si può migliorare e che distruggere o vandalizzare sono azioni “poco risolutive”.
Ora come ora viviamo in una società che ci abitua ad avere tutto senza il minimo sforzo, pertanto quando qualcuno non ottiene ciò che vuole, fa ricadere la sua ira sugli altri senza riconoscere le proprie colpe. Per la maggior parte di noi ragazzi, infatti, la sconfitta è una situazione del tutto nuova, viene vissuta come un fallimento, ma dobbiamo capire che ci sarà sempre qualcuno migliore di noi ed è normale restarci male, però dobbiamo imparare a rafforzarci. L’insuccesso non dovrebbe essere motivo di rabbia, ma di crescita morale e personale, dato che può essere un’opportunità per crescere e maturare; per questo, però, serve l’autocontrollo che ci permette di non percorrere una strada sbagliata.
Ludovica Albonetti, Lucas Lanzoni, Reyan Sangiorgi Classe 3^ A Scuola media ‘Oriani’ di Casola Valsenio Prof. Silvia Rossini