ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Ferrari di Maranello (MO) - 3G

Che meraviglia ascoltare la musica «Ora può farlo anche chi non sente»

Oggi la maggior parte delle canzoni viene tradotta nel linguaggio dei segni. E la tecnologia trasmette il ritmo

Molti pensano che le persone con disabilità uditive non possano ascoltare la musica, ma non è così: esistono infatti vari modi di percepire i suoni e il ritmo attraverso i segni.

Al giorno d’oggi la maggior parte delle canzoni vengono tradotte anche nel linguaggio dei segni che si diversifica a seconda della nazione e della lingua. Abbiamo ad esempio la LIS, la lingua dei segni Italiana, l’ASL, quella Americana, o il MAKATON, il linguaggio dei segni multinazionale che include gesti, simboli grafici e parole. Oltre a questi metodi per comprendere i testi, vengono impiegati strumenti tecnologici e innovativi per permettere la percezione del ritmo, come abbiamo visto durante il Music of the Spheres World Tour dei Coldplay, che hanno fornito ai loro spettatori non udenti dei Subpac, zaini sonori capaci di captare le vibrazioni e trasmetterle a coloro che li indossavano. Alcuni teatri infine si procurano dei palloncini che vibrano a seconda dell’intensità sonora.

Nel mondo della musica, quando si utilizza la lingua dei segni, uno dei generi più apprezzati è il rap, che risulta molto fruibile grazie ad espressioni facciali e movimenti, utili a capire il significato emotivo del brano. Passando da chi la musica l’ascolta a chi invece la musica la fa, è ormai noto che non sentire non impedisce di cantare e suonare a chi ha passione ed è dotato di talento in questo ambito. Esempio calzante è l’artista Francesco Brizio, in arte Brazzo, sordo dalla nascita, che ha combattuto le sue difficoltà per far sì che il suo sogno diventasse realtà.

Questo grazie all’aiuto di logopedisti e al suo inarrestabile desiderio di diventare un rapper.

Durante tutto il percorso della storia umana, non sono esistiti soltanto musicisti con disabilità uditive, ma anche visive. Nell’Olimpo della musica troviamo i nomi di due degli artisti musicali più celebri di sempre, come Stevie Wonder e Ray Charles. Impossibile infine non nominare l’immenso Beethoven, studiato e ascoltato tra i banchi di scuola, uno dei più grandi esponenti della musica classica, colpito dalla sordità a ventisei anni. Durante le lezioni stiamo, inoltre, apprendendo il linguaggio dei segni come altro modo di fare e ascoltare musica in maniera più inclusiva. Approfondire questo tema, spesso sottovalutato, ci ha aperto un mondo e ci ha dato la consapevolezza del fatto che dovrebbe avere una diffusione maggiore, dentro e fuori dalle scuole, per la portata del messaggio positivo che lo accompagna.

Bisogna tenere sempre presente le possibilità offerte oggi nella nostra società per le persone con disabilità uditiva o visiva, perché si tratta di risorse per la partecipazione di tutti alla bellezza che la musica da sempre ci regala. Come disse infatti Federico Fellini: “Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita”.

Classe 3G Ic Ferrar iMaranello (Lorenzo Cassanelli Stami, Massimo Castellani, Alyssa Di Francesco, Florianna Giusti, Claudio Mita, Federico Mita, Fabio Nocerino, Achille Vittorio Sola).

 

Al Teatro Pavarotti Freni di Modena l’Opera è inclusiva. Ma cosa significa? Noi ce lo siamo chiesti e, in occasione delle prove generali della Turandot, abbiamo avuto la possibilità di intervistare due responsabili dell’associazione ALI (Accessibilità Lingue Inclusione), Alessio Vitali e Natasha Palladio, che ci hanno illustrato le dinamiche e il funzionamento dell’opera all’interno di questo interessantissimo progetto. Di seguito un riassunto dell’intervista.

Per prima cosa, quando si parla di inclusione non bisognerebbe etichettare le persone con il termine “speciali” ma persone con disabilità specifiche. Le persone con disabilità uditive preferiscono mettersi molto vicino all’orchestra in modo da riuscire a sentire il ritmo e le vibrazioni e riescono a capire l’opera tramite i sovratitoli. Le persone con disabilità visive si posizionano solitamente in fondo al teatro e si affidano esclusivamente all’udito. L’opera a cui si sta per assistere è preceduta da un percorso multisensoriale dalla durata di circa un’ora, durante il quale gli spettatori possono toccare con mano vestiti di scena e strumenti musicali.

Talvolta i cantanti sono disposti a lasciarsi toccare la gola dagli spettatori non udenti durante un canto di prova, in modo da far percepire le vibrazioni.

Durante questi percorsi chi lo desidera ha la possibilità di comunicare con un interprete in modo da sentirsi a proprio agio.

Vengono inoltre fornite ai non vedenti delle tavole tattili, tavole non molto grandi, ricoperte da puntini, utili a favorire la percezione delle dimensioni del palco e di ciò che c’è sopra, con l’inserimento di descrizioni audio di ciò che sta accadendo sulla scena.

Classe 3G Ic Ferrari Maranello

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