ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Sacro Cuore di Cesena (FC) - 3A, 3B

«Il monastero prima si vive, poi si progetta»

Gli studenti delle classi terze sono andati a visitare la mostra ’Azer. L’impronta di Dio’, allestita nel salone di palazzo Ghini a Cesena

Noi ragazzi delle classi terze, il 27 febbraio siamo andati a visitare la mostra ’Azer. L’impronta di Dio – Un monastero nel cuore della Siria’, allestita nel salone di palazzo Ghini a Cesena. Quasi venti anni fa alcune monache dell’abbazia di Valserena di Parma hanno aderito alla chiamata del Signore, sostenuta dall’Abate generale dell’Ordine, per dare vita a un monastero che raccogliesse l’eredità dei monaci trappisti di Tibhirine in Algeria.

Nel 1996 sei monaci di Tibhirine erano stati rapiti e poi uccisi. Allora, quelle monache hanno scelto di portare Dio e la fede in Siria sul modello di questi monaci.

Hanno così dato luogo ad una realtà religiosa che è arrivata ad Azer, non lontano dal confine con il nord del Libano. Appena arrivate, le suore sono andate a scuola con i bambini delle elementari per imparare l’arabo e si sono immerse armoniosamente nella vita di villaggio, per conoscere le abitudini del posto e affiancarsi ai locali. Il loro scopo è far vedere che nel mondo siamo tutti fratelli. Le monache usano ancora il motto benedettino «Ora et Labora» ossia «prega e lavora».

Per questo, coltivano l’orto e un roseto, per mostrare la bellezza a chi pensa che non ci sia più a causa della guerra. È un grande segno di speranza. Un’associazione di Milano ha donato al monastero dei pannelli solari con cui viene prodotta corrente elettrica e viene attinta acqua anche per il villaggio attorno; il legno scarseggia e costa moltissimo quindi le suore ne hanno comprato in grande quantità, facendolo lavorare alla gente del posto, poi ripagata con i prodotti dell’orto.

Il monastero è intitolato a Maria Fons Pacis (Maria fonte della pace), perché là si sta operando per la pace. C’è anche una «foresteria», costruita per ospitare chi vuole vivere un’esperienza in quel luogo. Dalla gente dei villaggi vicini le suore vengono chiamate «Le nostre Suore».

Del resto, il loro «motto» è «Il monastero prima si vive, poi si progetta».

Maddalena Rossi Sophie Sorrentino 3ª A della scuola Sacro Cuore

 

Nel marzo 2011, la Siria ha assistito a manifestazioni di popolo senza precedenti, con richieste a favore della democrazia contro il regime del Presidente Bashar al-Assad, che aveva ereditato il potere da suo padre nel 2000. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono state brutalmente represse dalle autorità siriane. Questo ha portato a un aumento delle vittime civili. Nel corso degli anni, la violenza è cresciuta, con un significativo aumento delle violenze nel nord-ovest del paese nel 2019-20. Le conseguenze sono state disastrose, con centinaia di morti civili e lo sfollamento di oltre 850.000 persone, perché nel frattempo il governo siriano ha consolidato il controllo su vaste aree del territorio, tra cui Homs, Ghouta orientale, Damasco meridionale e Daraa.

La guerra è quindi divenuta una vera e propria crisi umanitaria. La popolazione civile continua a soffrire a causa della violenza e delle conseguenze devastanti del conflitto prolungato. A pagarne le conseguenze sono principalmente i bambini, privati dell’istruzione ed esposti a malnutrizione e malattie. Le violazioni dei diritti umani sono state ampiamente documentate dalle Nazioni Unite e da numerosi organismi umanitari, con segnalazioni di torture, arresti arbitrari e violenze sessuali. La ricostruzione e la riconciliazione saranno sfide enormi e richiederanno un impegno a lungo termine da parte della comunità internazionale.

Emma Del Monte, Jennifer Gallo (3ªB)

 

Noi ragazzi della redazione giornalistica il 4 marzo scorso abbiamo incontrato Suor Anastasia Panzavolta, che ha vissuto molti anni in Medio Oriente.

Nata a Cesenatico nel 1953, cresce in una famiglia benestante.

Il suo nome di battesimo è Vera, nome di origine russa che significa fede. Dopo gli studi al liceo classico Vincenzo Monti di Cesena, si iscrive alla Facoltà di Psicologia di Padova, ma capisce subito che quella non è la sua strada e perciò decide di andare a studiare Filosofia a Bologna.

Anastasia ha capito che lo studio delle lingue, anche di quelle antiche come il latino e il greco, è molto importante per conoscere meglio la propria lingua e la propria cultura. A 20 anni fa il suo primo viaggio in Medio Oriente, a Gerusalemme, e rimane molto colpita, sia dalla cultura, sia dalla diversità delle religioni e anche dalle persone. Tornata in Italia, frequenta la parrocchia e aiuta le persone bisognose, fra cui una ragazza di nome Piera, malata di tumore, che ha anche diversi problemi in famiglia.

Nel mondo del volontariato incontra una donna, che aveva smesso gli studi dopo la quinta elementare, ma aveva acquisito un ruolo fondamentale nella sua famiglia, dato che era molto matura e si occupava delle faccende domestiche. Questo incontro la affascina e la provoca: «Che cosa faccio io qui?» – si chiede Suor Anastasia. Presto la risposta: intraprende il cammino religioso e a trent’anni diventa suora.

Nel 2012 viene inviata in Medio Oriente e decide di studiare l’ebraico antico, per leggere in modo più consapevole le Scritture. Vive in un monastero a Gerusalemme, insieme ad altre monachebenedettine,finoal2019. La sua giornata è centrata sulla preghiera, si sveglia molto presto la mattina per pregare e recitare l’Angelus insieme alle sue consorelle. Questa esperienza l’ha segnata a vita e sarà per lei un segno indelebile di bellezza. Sarà per sempre grata per averla vissuta e ringrazierà per sempre Dio per averle offerto questa lezione di vita.

Eva De Bartolomeo (3ªA),Camilla Fabbri e Marta Lo Monte (3ªB) della scuola media Sacro Cuore

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