ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Leopardi Giacomo di Grottammare (AP) - 2A, 2E, 2G

Intelligenza artificiale: un mezzo, non un fine

Anche tra i banchi le nuove tecnologie possono diventare un aiuto per imparare, a patto di utilizzarle nel modo giusto

L’Intelligenza Artificiale sta trasformando il mondo dell’informazione, attirando su di sé un grande interesse, ma anche qualche preoccupazione, tanto che l’Europarlamento ha approvato l’Ai Act, un insieme di norme per rendere le applicazioni più sicure, trasparenti e tracciabili. Nonostante i dubbi e i timori, però, è difficile rinunciare all’utilità dei servizi offerti da questi software, basti pensare alle traduzioni automatiche, alle ricerche online, agli assistenti digitali personali o ai sistemi di riconoscimento facciale o vocale. Anche noi ragazzi stiamo sperimentando quest’ultima frontiera tecnologica, esplorandone le varie funzioni con curiosità ed interesse. La tipologia di A.I. che utilizziamo di più è quella generativa, perché ci permette di velocizzare lo svolgimento dei compiti assegnati per casa e di personalizzare lo studio.

Tramite alcune piattaforme possiamo creare mappe concettuali, sintesi, approfondimenti, immagini, materiale multimediale e testi di ogni genere. Se da un lato alcune App sono supporti didattici preziosi, dall’altro, purtroppo, possono diventare una scorciatoia per risolvere con pochi clic problemi di matematica, svolgere espressioni aritmetiche ed esercizi di analisi logica o grammaticale. In questo modo, però, si corre il rischio di non esercitarsi in modo adeguato e di affidarsi a informazioni spesso errate; può capitare, infatti, che l’Intelligenza artificiale faccia riferimento a fonti non attendibili, generi risultati non corretti, elabori risposte parziali o non coerenti. La scuola non può più ignorare l’esistenza dell’A.I. o illudersi di poterla semplicemente vietare; dovrebbe proporre invece una didattica più innovativa, che educhi a sfruttare le risorse tecnologiche con grande consapevolezza. A tal proposito ci siamo divertiti a sfidare l’Intelligenza Artificiale: sugli stessi temi, abbiamo confrontato poesie inventate da noi con quelle generate tramite siti web specializzati. Il sistema ha elaborato testi con errori ortografici, ripetizioni, una punteggiatura imprecisa e termini che non esistono nella lingua italiana. I versi digitali sono sì ricchi di conte-nuti, ma impersonali, ridondanti, poco espressivi e incapaci di emozionare. Le poesie ‘umane’, invece, ci hanno fatto ridere e commuovere, sono arrivate al cuore, hanno evocato i nostri vissuti, toccato le nostre passioni e dipinto i colori dei paesaggi che ci sono cari. E con la nostra intelligenza abbiamo vinto.

 

Siete sul vostro social preferito e notate un titolo su una terribile invasione aliena, cosa fate? Abboccate e condividete all’istante? Mai! Potreste aver incontrato una delle tante fake news, informazioni false che circolano sul web, i social e non solo. Per stanarle, difenderci e non renderci complici, dobbiamo sfoderare le nostre migliori capacità investigative e pensarci protagonisti di un ’giallo’ da risolvere. All’opera! Qual è il movente che spinge a creare fake news? Molteplici.

Influenzare il pensiero altrui, infangare l’immagine di qualcuno, allarmare, distorcere la memoria di eventi, cercare fama, eccetera. Come scovarle? Lente d’ingrandimento alla mano per osservare indizi e sospettati.

Dubitate di titoli e contenuti che gridano a notizie eclatanti o pseudo-plausibili giocando tanto sull’emotività del lettore, spesso abusando di aggettivi, della punteggiatura e di emoji e infarcendo il tutto con svariati errori. È il momento dei testimoni. Per verificare un’informazione, è necessario accertare fonti ed autori, ma anche veder confermata la notizia su altri siti attendibili come quelli dei maggiori giornali e riviste. Ed ecco i rinforzi. Cosa può fare la scuola? Ampliare e fortificare la nostra capacità di riflettere e distinguere tra vero e falso, anche attraverso l’educazione civica, gli incontri con esperti e l’adesione ad importanti iniziative come «Cronisti in classe».

 

All’espressione fake news si accompagna spesso quella italiana di bufala, notizia clamorosamente infondata che porterebbe in giro il lettore, così come si «mena per il naso» l’animale con l’anello. Ma bufale e fake news sono un fenomeno recente? In realtà, pur variando le modalità di diffusione, caratterizzano da sempre la storia dell’umanità. Al di là di esempi eclatanti come il popolamento della Luna da parte di creature fantastiche o la realizzazione delle piramidi ad opera degli alieni, ciò che più ci ha colpito è che notizie false o distorte trovano da sempre terreno fertile in ambiti centrali come la propaganda politica e di guerra, allo scopo di affermare poteri, indirizzare opinioni e creare nemici; le guerre in corso ce lo mostrano purtroppo ogni giorno. Inoltre la disinformazione ha oggi anche un’arma in più: i deepfake, ossia foto, video e audio generati con l’IA che ricreano in modo realistico voci, volti e corpi, complicando il rapporto con ciò che si vede e si percepisce. E allora, che fare? Innanzitutto stare attenti alle «bufale in svendita»… potrebbero essere scadute!

 

La pagina di oggi è a cura degli alunni dell’IC Leopardi di Grottammare.

L’articolo di apertura sull’intelligenza artificiale è a firma delle classi 2E e 2G del plesso Ascolani, coordinati dalla professoressa Diana De Angelis. Gli altri due pezzi, su disinformazione e fake news, sono stati realizzati Gli ultimi 2 articoli dalla classe 2A del plesso Toscanini, con la supervisione della professoressa Elisa Paolini.

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