ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Orsini di Imola (BO) - 3B

Le differenze di genere in un questionario

L’indagine degli studenti sulle possibilità di lavoro e la percezione fra gli alunni della loro scuola

Essere nati maschi o femmine presuppone un lavoro prestabilito o esistono stereotipi che associano lavori a generi? Per capirlo, abbiamo condotto un’indagine statistica consegnando dei questionari all’interno dell’istituto comprensivo agli studenti delle medie: 56% femmine e 44% maschi.

Alla domanda «ritieni che la società attuale dia maggiore importanza all’aspetto fisico per l’uomo o per la donna?», il 15,4% degli allievi ha crocettato ‘maschio’, mentre il 61,5% ha votato ‘femmina’. Per il 23% è indifferente. Ma la scuola per chi è più difficile? Per il 7,5% lo è per i ragazzi, per il 25% per le ragazze, mentre il 67,5% ha risposto «stessa difficoltà»: non esiste una differenza di sesso, ma di mero impegno. Interessante è stato sondare quali caratteristiche fossero più maschili o più femminili. La gelosia è femminile per il 51% degli intervistati, la forza, invece, è maschile per il78%. Sul fronte maleducazione, il 48.8% ha scelto «più maschile» e il 41.5% «entrambi».

Risultato netto anche per la gentilezza: nessuno lo ha collegato a «più maschile». La parte più interessante del questionario è stata quella finale, cioè quella sui lavori. Una delle questioni poste è stata sui lavori domestici, un’attività quotidiana ben presente a tutti. L’80% degli intervistati ritiene che vengano svolti da entrambi i generi, ma c’è un 20% pensa che sia un lavoro solo femminile. In che lavori domestici aiutano i ragazzi? Il 19% rifà il letto, il 21% apparecchia o sparecchia, Il 5 % taglia l’erba, il 10% lava i piatti o fa la lavastoviglie, così come aiuta a cucinare e fa la spesa o commissioni. Il 9% si occupa degli animali domestici, il 6% bada ai fratelli più piccoli, il 7% pulisce. E’ bello vedere che ogni ragazzo svolge un’attività in casa. Per i lavori è determinante il genere? Per fare il medico i ragazzi pensano di no (l’80.5% ha votato indifferente), ma il camionista è appannaggio maschile (61% maschio, il 2% femmina e 36% indifferente).

Un alunno ha aggiunto «Io non ho mai visto una camionista donna«. Situazione inversa quando si parla di insegnamento (5% maschio, il 34% femmine e il 58% indifferente). Probabilmente la maggioranza ha votato femmina perché la maggior parte delle insegnanti alle elementari, alle medie e alle superiori è donna, mentre all’università si inizia ad avere un corpo docenti più maschile. Per il militare hanno votato il 63% maschio, il 2% femmina e il 27% indifferente. Sicuramente la maggioranza ha votato maschio collegando il mestiere alla forza fisica, caratteristica associata all’uomo. Per l’infermiere nessuno ha votato maschio, perché per il 64% è indifferente e per il 29% è per le donne. Per il politico hanno votato il 26.8% il maschio, il 2,4% la femmina e il 63.4% indifferente.

Syria D’Antono, Zoe Costa, Anna D’Ambrosio, Alessio Visani, Giovanni Russo IIIB Orsini – I.C. 7 Imola

 

Abbiamo intervistato Lucia Ricalzone, famosa attrice imolese che ha recitato in teatri internazionali e ha interpretato vari ruoli in serie Tv trasmesse da Netflix e dalla Rai.

Quando ha iniziato a recitare? «Come tutti i figli d’arte, ho iniziato a recitare da bambina. I miei lavoravano in teatro, così quando c’era bisogno di una bimba portavano me. Come professionista, invece, ho iniziato a 16 anni».

Qual è stata l’esperienza più importante? «Ogni esperienza è diversa dall’altra. Per esempio quella che sto vivendo in questi giorni è nuova, anche se ho già lavorato per la tv, mi ha dato molte emozioni».

Com’è stato recitare in Doc, sulla Rai? «È stato molto interessante e avevo anche un bel ruolo. A teatro ero abituata a recitare parti più leggere, invece qui ho interpretato una paziente di un ospedale, quindi un personaggio un po’ più intenso come sentimenti e come carattere».

Ha mai pensato di abbandonare la recitazione? «Sì. Sono stata lontana dalla recitazione quasi 20 anni, perché mi sono sposata e con mio marito, attore anche lui, abbiamo deciso che per creare la famiglia forse era meglio cambiare lavoro, così ho fatto la casalinga. Poi fortunatamente c’è stato un incontro importante con un regista che ci ha chiesto di tornare e abbiamo ripreso nel ‘95».

Ha lavorato all’estero? «Sì nella mia prima tournée teatrale, a Tripoli, in Libia».

Qual è il teatro più grande e prestigioso in cui hai recitato? «In tanti. Mi vengono in mente lo Stabile di Genova, il Goldoni di Venezia».

Ha film in programma? «Sì, un film di Netflix. Ma non posso dire nulla al momento».

Manuel Malavolti, Pietro Tamburini, Ingrid Mulosi, Anna Spada IIIB – Orsini (I.C.7 Imola)

 

È stato un tuffo nel passato, quasi vivendo in prima persona gli avvenimenti raccontati da Vittoria Palmonari, come paure e ansie vissute dalla famiglia Bizzi nel 1944, quello che abbiamo vissuto quando la figlia di Bianca ha raccontato del salvataggio di sei Ebrei compiuto dalla sua famiglia durante la guerra. Tantissimi erano gli interrogativi su come si stava durante la Seconda Guerra Mondiale quando i Nazisti occuparono la casa di via Mentana, mentre la famiglia Bizzi ospitava al piano inferiore la famiglia di ebrei. Vittoria ci ha riferito che dopo la fine della guerra in casa sua non si sentì più parlare molto dell’accaduto, e l’unica persona a cui si potevano chiedere informazioni era la zia Laura. La famiglia di ebrei fu ospitata al piano di sotto, perchè nella casa alloggiavano i nazisti. Vittoria ci ha detto che in qualche occasione i tedeschi stavano per scoprire tutto, ma quando vollero scendere in cantina per controllare, nonna Nerina si mise davanti alla porta e disse: «‘No, non scendete, altrimenti i bambini si prenderanno paura». E non scesero.

Nian Prosperi, Mattia Macerati, Houssam Lourhzali, Michele Tosarelli, Andrea Filippone 

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