ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Ezio Comparoni di Bagnolo (RE) - 1E, 3C, 3E

Amalia Ercoli Finzi: dal sacrificio alle stelle

Affascinati dalla storia di questa donna capace di imporsi in ambito accademico tra soli uomini, grazie alle sue capacità e all’impegno

Nelle ore di Italiano e Scienze abbiamo intrapreso un percorso riguardante le donne in campo scientifico. Ci siamo soffermati soprattutto sulla storia di Amalia Ercoli Finzi e sulla lettura del suo libro «Sei un universo», scritto insieme alla figlia Elvina. Abbiamo anche visto una trasmissione chiamata «Figlie delle stelle», nella quale Amalia, insieme alla figlia, ha raccontato la sua storia.

Amalia è un ingegnere aerospaziale ed è riuscita ad avverare il suo sogno, andando oltre le idee sessiste. Nata il 20 aprile del 1937 a Gallarate, fin da bambina ha avuto passione per lo spazio, a cui ha dedicato gran parte della vita, ma è riuscita anche ad essere moglie e madre di cinque figli.

Diventando adolescente, cominciò a rendersi conto della realtà che la circondava, nella quale le donne avevano un ruolo fisso: mogli, madri e basta. Amalia, in un’epoca non ancora pronta, ha sfidato le convenzioni, frequentando il Politecnico di Milano, laureandosi con il massimo dei voti in ingegneria aeronautica. Pensiamo che debba essere stato difficile per lei inserirsi e farsi strada in un ambiente prettamente maschile. Ancora oggi è difficile intraprendere per noi ragazze studi scientifici, figuriamoci alla sua epoca. Perché sono presenti questi stereotipi? Per noi il problema è proprio nella società in cui viviamo, nel quale le regole sono state dettate dagli uomini e la battaglia che una donna deve intraprendere per far riconoscere le proprie qualità è un processo invece immediato per gli uomini.

Durante la sua vita Amalia ha dovuto lottare contro molti pregiudizi, soprattutto all’università dove i ragazzi si stupivano della bravura di una ragazza in campo scientifico. Quello che dovremmo prendere come esempio sono i principi di cui Amalia parla nel libro. Rivolgendosi a tutte le donne, spiega quali siano i punti fondamentali per riuscire a realizzarsi: avere stima di sé, puntare in alto, collaborare, focalizzarsi su pochi elementi ed avere spirito di iniziativa. Dal nostro punto di vista ci vuole tutto questo per riuscire a raggiungere i nostri obiettivi. Andando contro le opinioni altrui, contro gli stereotipi di genere. Nel corso della Storia sono stati fatti passi enormi per l’emancipazione femminile, tanto da essere un tema al centro del dibattito politico e culturale. Nel 2015 la parità di genere è diventato persino un obiettivo dell’Agenda 2030 (il quinto). C’è ancora molta strada da fare. Come dice anche Amalia dall’impegno si arriva pian piano ai risultati. Alle stelle.

Dovremmo spegnere la tv, aprire più spesso libri come questo di Amalia Ercoli Finzi e poterne parlare in classe come abbiamo fatto noi: è un primo passo per cercare di estirpare fin da giovanissimi l’idea di discriminazione e disuguaglianza tra generi.

Gloria Aiello , Aurora Caliendo, Sofia Mongelluzzo, Lorenzo Rondini, Veronica Saturnino IIIE

 

Tre anni fa ho iniziato la scuola media con molto entusiasmo, anche se era un periodo molto complicato a causa del covid. Io amo molto i cambiamenti, e quindi sono partito in questa nuova avventura con ottimismo. Durante il primo anno, la situazione era un po’ instabile perché facevamo lezione sia in dad che in presenza. Io ero ancora un po’ piccolo e non stavo molto bene in quella situazione, vi-sto che non potevo vedere i miei amici. Mi mancava la normalità della scuola, le lezioni, l’intervallo, le chiacchierate, anche le sgridate dei professori e le loro battute. Quando abbiamo iniziato il secondo anno, la situazione sembrava più stabile, andavamo a scuola in presenza, anche se il covid circolava ancora. A dicembre, purtroppo, lo presi per la prima volta anche io e mi sentivo molto arrabbiato: quanto sarebbe durata ancora questa situazione? Fortunatamente potevo chiacchierare con gli amici attraverso la Playstation. I telefoni cellulari e i giochi online erano diventati gli unici mezzi con cui sentirci e io, che amo tanto uscire, non ne ero affatto felice. Adesso sono in terza e, finalmente, di covid si sente parlare poco in giro. Sono cresciuto e ho capito che, se si prende, adesso bisogna viverlo come un’influenza e non con tutta l’ansia di una volta. Gli anni del covid ci hanno fatto capire ancora di più il valore della scuola nelle nostre vite. La scuola penso che sia un luogo di inclusione che permette a tutti di stare bene e sentirsi a proprio agio. Noto molte volte che i professori pensano che noi ragazzi non abbiamo nessuna passione: non sono d’accordo, in realtà tante cose ci interessano sia nella scuola che fuori da questo contesto. Per esempio, quest’anno quello che mi ha appassionato più di tutto è stato il progetto sulla mafia: sentire che ci sono stati uomini come Falcone e Borsellino e giovani come Peppino Impastato mi ha molto commosso.

Filippo Giaroli III C Disegno di Enea Vandelli I E 

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