ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

CPIA Pavullo di Pavullo nel Frignano (MO) - 3A e corso A2

Mestieri oltre confine: dal Marocco all’India

Un viaggio tra le professioni del mondo. Dal ’rikshawala’ fino al ’chaatwala’. «Non tutti sono conosciuti qui in Italia: scopriamoli»

Sono tanti i mestieri nel mondo, molti dei quali sono andati in disuso. Altri invece, non ne conosciamo l’esistenza poiché vengono esercitati in zone lontane dalle nostre: anche se utilizziamo ciò che nasce da quelle terre, da quelle mani umane, spesso non ci domandiamo neanche quale sia la procedura che adoperano per far sì che diventino famose e acquistate in tutto il mondo. Abbiamo raccolto informazioni dai nostri compagni dei corsi L2e anche noi stessi raccontiamo alcuni mestieri che non sono conosciuti in Italia.

Fatna: «In Marocco, viene creato il ’sapone nero marocchino’ utilizzato da secoli negli Hammam per il benessere della pelle. Esso, viene ottenuto attraverso un processo 100% naturale di saponificazione dell’olio di oliva, appare come una pasta filante dal colore bruno che migliora la pelle già dal primo utilizzo».

Regina: «In Nigeria, si prepara l’olio di palma seppur negli ultimi tempi in Italia è visto come un prodotto non buono nel mio paese è essenziale. Si prepara lavando i frutti di palma raccolti, si mettono a bollire per circa un’ ora e mezza o due finché non si inizia a sentire il profumo e si inizia a vedere il colore che cambia da rosso brillante a rosso spento, poi bisogna togliere i semini e metterli dentro una ciotola, schiacciarli finché non si ottiene la polpa. Con un po’ di acqua separare la polpa dai semini e la buccia spugnosa. Con uno scolapasta mettere la polpa e farla filtrare, rimettere la polpa a bollire per delle ore finché, tutta l’acqua non si asciuga. Si va vedendo la trasformazione della polpa che diminuendo prende forma di olio».

Olha: «In Ucraina c’è un ricco sottosuolo che le permette di estrarre e produrre diverse risorse minerarie che non si trovano in Italia. Queste risorse minerarie, permettono la produzione di alcuni materiali qui sotto elencati. Antracite: L’Ucraina è il secondo produttore di antracite al mondo, dopo la Cina. Le sue miniere si trovano principalmente nella regione del Donbas. Con questo minerale si ottiene un colore utilizzato per gli arredamenti interni delle case che somiglia molto al grigio. Uranio: L’Ucraina possiede i secondi più grandi depositi di uranio in Europa, dopo la Russia. Le miniere si trovano nelle regioni centrali e orientali del paese, viene utilizzato principalmente per colorare i vetri.

Manganese: L’Ucraina è il principale produttore di manganese in Europa. Le sue miniere si trovano nella regione del Mar Nero. Con esso si ottiene: leghe di alluminio, rame, titanio ed acciaio inossidabile. Il manganese, inoltre, può essere parte di leghe di zinco, oro, argento e bismuto in genere per applicazioni particolari nel settore elettronico. Titanio: L’Ucraina possiede depositi di titanio nelle regioni occidentali del Paese. Le leghe di titanio vengono utilizzate principalmente nell’industria aeronautica e aerospaziale, anche se il loro utilizzo in prodotti di consumo come mazze da golf, biciclette, componenti motociclistici e computer portatili sta diventando sempre più comune. Mercurio: L’Ucraina è uno dei principali produttori di mercurio al mondo. Le sue miniere si trovano nella regione del Donbas. L’Italia ha vietato l’estrazione del mercurio per motivi ambientali. Il mercurio trova principale impiego nella preparazione di prodotti chimici industriali e in campo elettrico ed elettronico. Viene usato nei barometri, sfigmomanometri, coulombometria, pompe a diffusione e molti altri strumenti da laboratorio, scelto perché liquido, opaco e di alta densità».

Juana: «Nella Repubblica Domenicana, si lavora il tabacco. Prima di tutto si lavora bene la terra, si seminano le piante del tabacco e nei primi dodici giorni si vedono spuntare le prime piantine. Quando sono formate, si raccolgono foglie per foglie, si portano nelle fabbriche dove donne, uomini e ragazzi si dedicano alla lavorazione dei sigari.

E’ fondamentale che la fabbrica sia al coperto. Il ciclo di produzione di tabacco inizia a luglio. Una volta essiccate le foglie, procedono dentro le fabbriche con la disposizione su tre livelli per confezionare il sigaro: per primo il filler che è il contenuto del sigaro, secondo il filler che tiene in posizione il biller, terzo il wrapper che sono le foglie intere che avvolgono il sigaro».

Pooja: «In India, ci sono alcune coltivazioni che le persone fanno come: il garofano, pepe nero e molte altre spezie a seconda della regione. Il Chaiwala: in India, chai significa tè. Una chaiwallah quindi è colui che fa o vende il tè o entrambi! I chaiwallah in India preparano il loro chai fresco tutto il giorno, tutti i giorni, utilizzando tè nero, radice di zenzero, cardamomo, cannella, chiodi di garofano.

ll rikshawala: è il conducente di un risciò a pedali. Il rikshawala è uno dei miei preferiti perché, a dispetto di alcuni aspetti negativi e forse un po’ tristi, rende la mia vita in India molto più semplice. Ogni volta che ti ritrovi a percorrere distanze troppo lunghe per camminare o troppo brevi per prendere un taxi, ecco che il rikshawala è la soluzione adatta, così come è indispensabile quando fa molto caldo.

L’autowala: è colui che guida una sorta di Ape car che a Delhi è verde e giallo, a Mumbai lo troverete giallo e nero, in Punjab è nero. Sebbene il numero massimo di passeggiare sia sei, molto spesso li noterete stracarichi e potrete contare facilmente sino a 8 passeggeri, una sorta di forma primordiale di sharing cab.

Chaatwala: il chaat è uno specifico tipo di street food e com-prende diversi snack, per cui chi lo prepara e vende si chiama chaatwala. In genere prevedono tutti una base di pasta fritta a cui si aggiungono ingredienti diversi: dhai bhalla, aloo tikkis, samosa, bhel puri, panipuri, papri chaat e sev puri e chi più ne ha più ne metta. Li trovate letteralmente ovunque, con i loro banchetti mobili. Il mio preferito è panipiriano».

Mariana: «In Moldavia c’è una vasta produzione di prodotti delle industrie manifatturiere.

I principali prodotti dell’industria leggera sono i tessili, tappeti, articoli di maglieria, abbigliamento e calzature la cui produzione è in continua crescita.

L’alto potenziale di crescita della produzione dell’industria leggera è dovuto anche alla non trascurabile circostanza che le aziende moldave producono capi di abbigliamento e accessori complementari per importanti firme della moda. La tradizionale tessitura dei tappeti di tipo il Kilim è una variante di tappeto, in lana o cotone, senza pelo in superficie, tessuto come un arazzo da parete, con la presenza delle più varie figure che vanno dai fiori agli uccelli, da una ragazza che danza ai rituali di nozze, dagli oggetti di vita quotidiana fino agli attrezzi per il lavoro dei campi. Queste opere dell’artigianato locale possono essere ammirate ed acquistate nelle principali località di villeggiatura rurali del paese.

La Repubblica di Moldova esporta sempre più bevande alcoliche. Tra i principali importatori europei di vini moldavi vi sono la Bielorussia, la Polonia, la Romania, la Repubblica Ceca, la Germania ed il Regno Unito.

Il Cahors moldavo conosciuto anche come cognac, nato grazie al clima freddo e alle semplici tecniche agricole che non permettevano alle viti di arrivare alla piena maturazione, perciò era difficile produrre dei vini duraturi, pertanto si scelse un vino dolce, bloccando la fermentazione con l’aggiunta dell’alcool».

Cpia Pavullo Classe 3^A (con la partecipazione della studentessa Juana del corso A2)

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