ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Conero di Ancona (AN) - 3A

Tasse troppo alte, il rebus dell’evasione

Circa il 40% della popolazione non dichiara reddito, ma in Italia la spesa pubblica assorbe da sola oltre il 40% del Pil

Per tassa si intende un prelievo forzato in base alla ricchezza del cittadino, essa rappresenta una delle fonti di entrata dei bilanci delle istituzioni statali. Tramite le tasse si finanziano diverse attività, offrendo al cittadino beni e servizi. Si hanno notizie che le prime fonti di pagamento da parte dei residenti di uno Stato risalgono all’antica Roma: i cittadini erano sottoposti a un regolare sistema di tassazione, oltre che sulla rendita personale, anche sulla vendita di merci.

Nel Medioevo, invece, erano applicate ai generi alimentari (gabelle), l’esempio più comune è relativo al sale, che all’epoca era utilizzato per la conservazione del cibo. Arrivando alla rivoluzione francese, durante l’ancien régime, la taille (taglia) era un tributo che colpiva i contadini, derivava dall’abitudine di poter contabilizzare le riscossioni in denaro. Nel 1799, il governo britannico introdusse la prima tassazione progressiva sulle entrate per finanziare gli enormi costi dovuti alle perdite nella guerra contro la Francia. Venendo alla storia delle tasse nel nostro Paese, non si può non prendere in considerazione l’Imposta di ricchezza mobile, introdotta nel 1864 durante il Regno Sabaudo. Questa rapida cronistoria delle tasse serve a far comprendere che pur se in un momento difficile, queste risultano da sempre fondamentali per proseguire nell’equilibrio tra entrate e uscite. Quindi, gli italiani evadono perché ci sono troppe tasse o ci sono troppe tasse perché gli italiani le evado-no? Questa domanda è un bel dilemma, in quanto secondo molti, una certa pressione fiscale giustificherebbe un quantitativo di persone che non hanno interesse a pagarle. In altre parole, chi paga tutte le imposte lo fa anche per chi ha meno coscienza sociale e senso civico. È anche doveroso aggiungere che il peso sulle imposte in Italia è tra i più alti in Europa, ma le quote versate dai cittadini non sempre sono impiegate per migliorare i servizi. Facendo anche un parallelo con Paesi europei dove le tasse sono molto alte, come i Paesi scandinavi, la qualità di beni e servizi è però maggiore, così come i salari. Allora perché in Italia le tasse sono così alte? Ciò è legato al fatto che l’amministrazione pubblica spende tanto tra spesa statale, regionale, comunale e vari enti previdenziali, in quanto più del 40% del nostro Pil è assorbito e gestito dallo Stato. Le tasse sono così elevate, perché c’è più controllo sulla spesa, soprattutto quella ministeriale e regionale. Questo perché si calcola che circa il 40% della popolazione non dichiara nessun reddito.

Rachele Turchetti, III A

 

L’intelligenza artificiale (IA) è una delle più grandi innovazioni tecnologiche del nostro tempo, promettendo di trasformare radicalmente la nostra società e le nostre vite. Tuttavia, insieme alle sue potenzialità rivoluzionarie, l’IA suscita anche timori diffusi e profondi. Le paure riguardanti l’IA possono derivare da diverse fonti. Alcuni temono la perdita di posti di lavoro a causa dell’automazione, preoccupati che le macchine sostituiscano il lavoro umano in modo massiccio.

Altri sono preoccupati per le implicazioni etiche dell’IA, come la sorveglianza invasiva, la perdita di privacy e il rischio di discriminazione algoritmica. C’è anche una paura più ampia riguardante il futuro dell’umanità: l’IA potrebbe diventare così avanzata da superare il controllo umano. Tuttavia, è importante riconoscere che l’IA offre anche immense opportunità. La sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e di apprendere da essi può portare a progressi significativi in settori come medicina, istruzione e ricerca scientifica. Per affrontare le paure riguardanti l’IA e sfruttare appieno le sue potenzialità, serve un approccio equilibrato e responsabile. Ciò implica lo sviluppo di politiche e regolamenti che garantiscono la sicurezza, la trasparenza e l’equità nell’uso dell’IA.

Inoltre, è fondamentale promuovere un dialogo aperto e inclusivo sulla IA, coinvolgendo esperti tecnici, responsabili politici, attivisti per i diritti digitali e la società nel complesso. Solo attraverso un approccio collaborativo possiamo affrontare le sfide e massimizzare i benefici dell’IA.

Artem Kachanov, III A

 

Prima dell’introduzione del suffragio universale il diritto al voto era limitato per reddito, per cultura o in base al sesso. In particolare in Italia il diritto di voto nel 1861 era riservato ai soli cittadini maschi di età superiore ai 25 anni e di elevata condizione sociale. Nel 1881 il Parlamento estese il diritto di voto alla media borghesia e l’età fu abbassata a 21 anni. Nel 1912, quando Giolitti diventò presidente del consiglio, estese il diritto di voto a tutti i cittadini maschi a partire dai 21 anni di età che avessero superato l’esame di scuola elementare e a tutti i cittadini di età superiore ai 30 anni indipendentemente dal livello di istru-zione. Nel 1918 fu raggiunto il suffragio universale maschile, che permetteva di votare a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 21 anni o superiore ai 18 anni che avessero svolto il servizio militare. Fino a questo momento le donne non avevano nessun diritto di voto. Una delle battaglie più importanti combattuta dalle donne fu quella del movimento delle suffragette. Queste donne appartenevano a un movimento inglese che aveva l’obiettivo di coordinare la lotta per ottenere il diritto di voto. In Italia, rispetto ad altri Paesi, il diritto di voto per le donne fu ottenuto più tardi. Dopo un percorso molto lungo, solo nel 1946 si poté parlare di suffragio universale, ossia di diritto riconosciuto a tutti, uomini e donne, ricchi e poveri, colti o analfabeti. Il voto è personale, quindi ogni elettore deve votare di persona e non può delegare nessun altro.

Il voto è uguale e quindi ogni voto ha lo stesso peso per ogni persona. Il voto è libero e quindi non è obbligatorio. Infine il voto è segreto e quindi nessuno può sapere cosa ha votato l’elettore.

Il diritto di voto è il diritto che assicura a ogni persona la possibilità di manifestare la propria volontà durante un’elezione. Votare è importante, perché è fondamentale per la democrazia. La democrazia non è una cosa scontata e quindi votando si può difendere la propria libertà e cambiare le cose sbagliate.

Negli ultimi anni la percentuale di votanti è sempre più bassa, intorno al 30-40%. L’astensionismo è molto preoccupante per il nostro Paese, forse la gente decide di non votare perché è delusa dai politici e perché pensa che tanto non cambi nulla.

Giacomo Galeazzi, Mattia Carotti III A

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