ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Galilei di Maranello (MO) - 3A

Opera Lirica, meglio dal vivo o in streaming?

Una studentessa di 13 anni racconta le sue due prime esperienze, una al Teatro Comunale di Modena, l’altra da dietro lo schermo

Le persone intorno a me stanno cambiando, vanno tutte di fretta per timore di rimanere indietro. Attorno a loro tutto sembra rincorrerle per rendersi più evidente ai loro occhi. Ecco che abbiamo a disposizione tutto quello che potremmo desiderare, al costo di perdere il contatto con le esperienze che “facciamo”.

Ora che lo schermo si frappone tra noi e la realtà, ci illudiamo di star vivendo qualcosa quando in realtà lo stiamo solo guardando. Diamo per scontato che sia sempre stato così, ma non staremo perdendo la capacità di emozionarci, come facevano le persone prima di avere tutto a portata di mano? Le cose hanno perso il potere di accendere in noi una scintilla? In cerca della mia stessa scintilla, ho avuto come la sensazione di aver tralasciato un dettaglio importantissimo: questo mondo immediato e veloce è stato pensato per essere sperimentato in prima persona, vissuto e interiorizzato. Quanto allora la tecnologia ha influito sulle nostre vite? Io penso di aver trovato la mia risposta andando a ritroso nella nostra storia fino a riscoprire l’opera, un genere che si alimenta di meraviglia e che, come forma d’arte, detiene i segreti del cambiamento perché, per essere arrivata fino a qua, ha saputo adattarsi a chi aveva davanti.

Andare a vedere l’opera a teatro, prima ancora di diventare lo spunto della mia riflessione, mi ha richiesto di cambiare prospettiva, adattandola a un canale aperto, curioso e senza pregiudizi. Fino a quel momento l’opera era stata qualcosa di lontanissimo da me perché non mi sentivo la destinataria di uno spettacolo di cui non capivo nemmeno le parole, ma è bastato che mi lasciassi convincere dalla musica, che si snodava nota per nota fino a raggiungermi, per capire che nel mio ruolo da spettatrice vivere lo spettacolo significa assecondare quella magia per la quale chi sale sul palcoscenico dimentica chi è e tu ti dimentichi di essere lì. Non sapevo di essere nel cuore dell’opera, dove l’eccellenza acustica, l’eleganza e il prestigio hanno fatto del Teatro Comunale di Modena uno dei più preziosi teatri italiani. Dell’opera che avrei visto quel giorno per la prima volta, se non della prima opera che vedevo nella mia vita, il Don Pasquale di Donizetti, conoscevo ogni passaggio perché in realtà stavo partecipando ad un’iniziativa scolastica volta ad avvicinare i giovani a questo genere e perciò avevamo iniziato a prendere confidenza con il libretto dell’opera che saremmo andati a vedere.

Tutti avremmo dovuto cantare, anche chi, come noi, era immerso nel buio dei palchetti e aspettava di riconoscere le canzoni che aveva studiato per poi far perdere la sua voce in mezzo a tutte le altre. Uscita dal teatro sono stata investita da una folata di aria fredda che mi ha riportata alla realtà e con questa è arrivata la consapevolezza di conoscere anche io le cose solo perché le do per scontate. Avevo fatto miei tutti quei pregiudizi per cui l’opera era ancora troppo ancorata al passato per essere apprezzata, ma ora non potevo che metterli in discussione dopo aver visto gli schermi che trasmettono tutte le battute recitate come dei sottotitoli e aver assistito alle giovani voci sul palcoscenico che erano state in grado di scuotere il teatro fino alle fondamenta. Sapevo che, se non con la scuola, sarebbe stato difficile ritornare a teatro: la mia avventura era giunta al termine e non vedevo l’ora di essere alle prese con la mia seconda esperienza con l’opera.

Ora non ne avrei più fatto a meno ma avrei dovuto cominciare a ricercare quella scintilla nelle cose che avevo a disposizione.

Anche l’opera è diventata comoda, immediata e completamente gratuita grazie a uno schermo. Ero un po’ scettica e diffidente nell’addentrarmi nel sito, ma è bastato poco per capire che chi lavora per il progetto Opera Streaming conosce la portata di un’ambizione che porta sulle spalle secoli di tradizione. Ne Le Nozze di Figaro, che sto recensendo in streaming, ho vissuto attraverso la telecamera un’esperienza sulla quale avevo un controllo totale: potevo fermarla e riprenderla, farla ripartire da capo o addirittura lasciarla a metà e sceglierne un’altra. Da una parte ritrovare quell’immediatezza che solo la tecnologia ti può dare è confortante, ma dall’altra mi ha fatto sentire esterna alle vicende che accadevano dentro lo schermo.

È stato interessante vedere come era stato allestito il Teatro di Ferrara, un elegante teatro di tradizione che non ho mai avuto la possibilità di vedere dal vivo, e come è stata sviluppata la trama anche attraverso costumi e scenografie.

Se fossi stata seduta in qualunque altro posto nel teatro non sarei mai riuscita a catturare tutti questi particolari. La produzione poi ci regala tutti i dettagli di una regia moderna, giocosa e colorata, portandoci nel retroscena dello spettacolo. Scopriamo anche che tutto del teatro è incontro, da quando talenti da ogni parte del mondo si ritrovano per creare qualcosa destinato agli altri a quando veniamo a contatto con questa forma di arte che raggiunge ognuno di noi.

Quando si sono riaccese le luci, ma anche mentre scorrevano i titoli di coda, ho pensato alla grandiosità dei primi compositori di opere, divenuti immortali e indelebili grazie alla loro musica. Sperimentare dal vivo e da dietro uno schermo non sono la stessa cosa, ma offrono, per motivi diversi, validissime opportunità. La tecnologia sta cercando di fare da collante tra il vecchio e il nuovo, ma non significa che ne dobbiamo perdere uno, perché il teatro e lo streaming sono realtà complementari: il teatro si alimenta del suo splendore e Opera Streaming si assicura che questo raggiunga più persone possibile.

Sofia Mastropaolo ( classe IIIA, Galilei)

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