ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Antonio Allegri di San Martino in Rio  (RE)

«Il nostro incontro col partigiano Giglio Mazzi»

Scuola media Antonio Allegri di San Martino in Rio: «La memoria antifascista dovrebbe diventare una dedizione che accomuna tutti»

Il 27 gennaio, la giornata della memoria, è una data da ricordare sempre. Noi ragazzi di terza abbiamo incontrato Giglio Mazzi, classe 1927, l’ultimo partigiano del distaccamento Katiuscia, della 37 Brigata Gap: uno dei primi a liberare Reggio Emilia 78 anni fa, ancor prima che arrivassero le truppe americane. Febo e Alì, erano i suoi nomi di battaglia, era felice di poter raccontare quel terribile periodo da lui vissuto, di parlare con ragazzi giovani che hanno il desiderio di conoscere per farsi portavoce. La vicenda di questo grande uomo è storia che ci appartiene, è memoria collettiva della nostra terra.

Ci è parso, fin da subito, di ascoltare con un nostro nonno.

La sua zona operativa andava da Reggio a Rubiera, da Calvetro alla collina. Il distaccamento di cui faceva parte, era formato da 12 uomini e due staffette.

Avevano eletto chi dovesse gui-dare il gruppo e solo tre persone avevano fatto il servizio militare, quindi erano più esperte.

Si ricordava bene quando era dipendente delle Officine Meccaniche Reggiane ed era presente quando ci fu il bombardamento nel ’44.

I fascisti utilizzarono poi la forza lavoro degli operai per sgombrare le macerie come anche percostruire la linea Gotica ma i reggiani, nella maggior parte antifascisti, non aderirono e dovettero subire pesanti conseguenze su loro stessi – costretti a nascondersi – e sulle famiglie.

Ci ha descritto il momento più brutto vissuto quando si è ritrovato a tu per tu con la morte, poco distante dalla via Emilia vicino a Masone.Durante il Capodanno fra il ’44 e’45, lui e un compagno avevano disarmato un nazista ma un uomo delle SS, in bici, gli sparò un colpo che lo ferì alle scapole.

Venne colpito anche alla gamba e nonostante avesse perso molto sangue riuscì a ripararsi in una casa di campagna e fu salvato. Fuggivano rifugiandosi sui tetti, cercavano di impossessar-si delle mitraglie presenti sugli aerei al Campovolo, si nascondevano di notte nelle case non solo degli antifascisti ma anche in quelle dei fascisti sicuri, di non essere scoperti. L’addestramento avveniva sul campo, a volte al chiaro di luna vicino a San Faustino andavano vicino alle vigne, appendevano dei foglietti ai rami e provavano a sparare per esercitarsi. L’addestramento spesso avveniva durante gli scontri a fuoco con i nazifascisti. Quando arrivò il giorno della Liberazione il signor Giglio aveva 18 anni. Partecipare alla Resistenza significava rischiare la vita e lottare per la liberazione per sognare un mondo nuovo. Il partigiano Alì ha sottolineato più volte l’atrocità, la violenza e la paura della guerra. La memoria antifascista dovrebbe diventare una dedizione che accomuna tutti. La vita di quegli uomini era animata dall’urgenza di far parte di un periodo difficile al di fuori dell’ordinario. Grazie Alì per la sua testimonianza e buon compleanno a lui il 18 febbraio!Federico BegottiMattia BocediMatilde CaselliFabio Fantuzzi

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