ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado E. Mestica di Cingoli (MC) - 2C

«Ho lasciato amici e parenti, l’Italia mi manca»

I ragazzi hanno parlato con un loro ex compagno di classe di origini macedoni, nato qui e ora trasferitosi in Svizzera con la famiglia

Le difficili condizioni occupazionali del nostro Paese hanno portato gli immigrati che da tempo si sono stabiliti in Italia e che si sono naturalizzati italiani a dover emigrare in altri Stati dell’Unione europea e a dover ricominciare nuovamente daccapo, sperando questa volta in una meta definitiva di un viaggio che dura da anni, secoli e che si tramanda di generazione in generazione. Anche il nostro Comune, nel suo piccolo, ha vissuto l’ondata dapprima immigratoria degli extracomunitari e poi emigratoria degli stessi come cittadini italiani.
Mosse da esigenze lavorative, intere famiglie di cittadini italo-macedoni si sono trasferite in Germania o in Svizzera, mentre quelle italo-marocchine hanno preferito la Francia per motivi linguistici.
L’emigrazione non è solo un semplice spostamento di persone da un territorio ad un altro, ma è la perdita di affetti importanti come l’amicizia. E la partenza del nostro compagno di classe E. D. ne è la conferma. Nato in Italia da genitori macedoni, giunti qui per motivi lavorativi nel Duemila, lo scorso anno si è trasferito a Basilea, una città della Svizzera situata nel Cantone tedesco. Ed ecco come il nostro compagno di classe ha vissuto questa esperienza che crediamo possa essere vista da alcuni come una ripartenza, da altri come un vero e proprio dramma. «Quando i miei genitori mi hanno detto del trasferimento, ero triste – ci dice E.D. – ma al tempo stesso curioso, mi sentivo preoccupato e pensieroso, però in Svizzera ci siamo trovati abbastanza bene». Non sono mancate le difficoltà a cui fare fronte. «Problemi da affrontare non ne avevo, a parte quello di dover imparare la lingua tedesca, che adesso posso dire di conoscere abbastanza bene. All’inizio sembrava tutto diverso, ma ci siamo abituati in fretta. Io vi-vo a Basilea, è una città molto attiva dove ci sono molte regole che si devono rispettare».
Questo ragazzo ha dovuto ricominciare da zero in classe e le prime giornate sono state vissute con tanta curiosità. «Il primo giorno di scuola – racconta – ero emozionato. I compagni mi hanno accolto benissimo e mi hanno fatto sentire a “casa”. Il rapporto con gli insegnanti è buono. In Svizzera si devono rispettare molto. I compiti non sono tantissimi, anzi spesso non ne abbiamo. Vado a scuola in tram e le lezioni finiscono alle 12.15, ma ci sono dei giorni in cui è previsto il rientro pomeridiano che termina a volte anche alle 17. Le materie scolastiche sono le stesse di quelle che si studiano nelle scuole italiane.
Le mie passioni sono rimaste le stesse, cioè il calcio». L’Italia gli è rimasta nel cuore. «Mi mancano molto i miei amici e parenti che si trovano in Italia – conclude il nostro compagno –. In Italia la gente è molto più brava e più socievole. Di amici ne ho abbastanza, ma preferisco molto di più la vita in Italia».

Classe 2ª C

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