ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado San Martino in Strada di Forlì (FC) - 3D

«Il paesaggio è la casa della comunità»

I ragazzi ripercorrono i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi decenni nel loro quartiere e invitano a prendersene cura

Lo studioso Emilio Sereni affermava già negli anni ‘60 che il paesaggio è «quella forma che l’uomo, nel corso del tempo ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale». Quando si parla di paesaggio, perciò, non si intende solo un particolare territorio caratterizzato da un eccezionale grado di bellezza o di biodiversità, come l’articolo 9 della Costituzione italiana si propone di difendere, ma l’ambiente in cui l’uomo vive e lavora.

La mostra ’Campagne Italiane: il paesaggio agrario tra abbandoni, trasformazioni e ritorni’, in collaborazione con l’Istituto Alcide Cervi e la Biblioteca Archivio Emilio Sereni di Gattanico (RE), allestita presso l’IC8 di Forlì, dal 19 ottobre al 3 dicembre 2022 ha quindi voluto sensibilizzare giovani e adulti alla conoscenza dei territori e dei paesaggi. Dall’incontro con l’esperto è emerso che: con il boom economico la popolazione italiana si è spostata in città, senza più tutelare però il paesaggio naturale che aveva modificato. San Martino in Strada di Forlì, negli anni fra Settecento e Ottocento, borgata di campagna verso l’Appennino, manteneva il suo ruolo di piccolo nodo campestre tra colline e vallate a 4 km da Forlì. La sua via più importante, raggiungeva le campagne di Magliano e Carpena, per poi puntare verso la cittadina di Meldola; un’altra, lungo il canale di Ravaldino, si addentrava nei pressi di San Lorenzo, raggiungendo le terre di Fiumana. Con il tempo si è sviluppato molto, ma negli anni ‘40/’50/’60 il suo paesaggio era diverso da oggi. La signora Norma e il signor Nevio, infatti, raccontano che le case erano situate lungo le due strade principali: viale dell’Appennino e via Monda; ora invece si sono estese in tutto il territorio del quartiere. Vi si trovavano coltivazioni quali: grano, erba medica, fagioli, mais, fave, ceci, piselli, viti e piante di gelso; adesso invece la maggior parte di queste sono scomparse, però ne sono state introdotte di nuove: kiwi, peschi e noci; i campi tra loro erano separati da filari composti da viti e alberi da frutto secondo la Piantata: ad esempio l’erba medica era separata con un filare di viti dal campo di grano. Il famoso noceto non esisteva e in quel terreno si coltivavano viti e/o i cereali; al posto del campo sportivo c’era una coltivazione di peschi.

Verso gli Appennini, più precisamente a Fiumana, c’erano allevamenti di bachi da seta, ora scomparsi; nella periferia di San Martino ce n’erano di mucche, galline, capre e polli e ogni tanto si vedevano girovagare cinghiali, cervi e caprioli. A causa dei campi coltivati, le aree boschive non esistevano ed è rimasto così anche oggi. Nella casa di Salvador (via dei Bastioni), un proprietario terriero di questa zona, vi era un mulino (a San Martino ce n’erano altri due, molto importanti per la zona di Forlì) con una chiusa e, grazie a questa, l’acqua del canale si alzava; dallo stesso cominciava un sentiero, dove nascevano molte viole, che portava al fiume. Il quartiere contadino, però, durante gli anni ‘60, si è spopolato, ma rapidamente ripopolato alla ricerca di un ambiente sano e tranquillo; è tuttora in continua espansione verso la Monda e Magliano, anche con vitigni e coltivazioni. Recentemente, inoltre, è in corso l’ampliamento della tangenziale, il che lascerà, sicuramente, meno spazio alla flora spontanea locale; mentre, nel periodo della pandemia, quest’ultima era tornata alle sue origini. Il Comitato di quartiere si era impegnato a prendersi cura di questo territorio: ripulendo dalle erbacce le sponde del fiume Rabbi, spianando il terreno e creando un luogo di ritrovo in cui fare il bagno e prendere il sole in compagnia. Purtroppo, il Comitato non esiste più e quest’area è rimasta a sé, in attesa di qualcuno che torni a tutelarlo perché, il Paesaggio, non è solo un luogo fisico, ma anche la casa di una Comunità che se ne prende cura.

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