ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Ponte sul Marecchia di Verrucchio (RN) - 3H - 2C - 2D

Bimbi schiavi tra campi e miniere

Nel mondo 160 milioni tra bambini e ragazzi costretti a lavorare ogni giorno anche in luoghi pericolosi

Molte cose sono cambiate da quando Verga, alla fine dell’Ottocento, raccontò in Rosso Malpelo la difficile vita di un bambino impiegato nelle miniere di zolfo. Oggi lo sfruttamento minorile in Italia è quasi del tutto scomparso. Purtroppo l’utilizzo dei minori nel lavoro in fabbrica, ma anche in campo agricolo, è ancora molto diffuso in diverse aree del mondo come Africa, Medio Oriente, Asia e Sud America. Anche se molte regioni continuano a far registrare alcuni progressi, tutt’ora nel mondo ci sono 160 milioni di bambini e adolescenti costretti a lavorare e 79 milioni di loro svolgono lavori pericolosi. Il lavoro minorile è più frequente nei ragazzi che nelle ragazze. L’Africa Subsahariana è la regione con il maggior numero di adolescenti sfruttati all’interno delle famiglie. L’agricoltura rappresenta il settore nel quale è più diffuso l’utilizzo di minori. Lo sfruttamento minorile è presente principalmente nelle aree rurali, rispetto a quelle urbane, ed è la principale causa di abbandono scolastico. Nella Repubblica democratica del Congo, tale fenomeno riguarda le miniere di coltan e cobalto. Nelle miniere le condizioni di lavoro risultano inaccettabili e ci si trova a lavorare senza adeguate attrezzature e completamente privi dei dispositivi di sicurezza. I minori vengono spesso usati nelle estrazioni sotterranee e rischiano la vita. Non possono far valere nessun diritto. Per una giornata di lavoro di 14 ore la paga si aggira attorno a 1 o 2 dollari.

Non sono risparmiate le bambine tra i 5 e i 14 anni, che vengono impiegate in lavori domestici e nei campi e che dedicano a questi impegni l’equivalente di 160 milioni di ore al giorno. I paesi in cui le ragazze tra i 10 e i 14 anni subiscono in maniera maggiore il peso delle faccende domestiche rispetto ai ragazzi sono Burkina, Faso, Yemen e Somalia. Le ragazze in Somalia trascorrono la maggior parte del tempo a fare lavori domestici, 26 ore alla settimana. Il diritto internazionale impone agli Stati l’obbligo di protezione contro le violazioni dei diritti umani.

Per migliorare questa situazione serve: sostenere le aziende delle aree rurali che necessitano di sostegno economico e strutturale, adottare leggi per proteggere i bambini, con particolare attenzione alla discriminazione di genere che per le bambine, aumenta il rischio di lavoro in ambito domestico.

Ruolo fondamentale lo devono svolgere i governi che devono scoraggiare l’uso del lavoro minorile negli appalti pubblici. Per vincere questa battaglia tutti i paesi del mondo devono unire gli sforzi.

Elia Zanon, Alessandro Vandi, Viola Semprini, Bianca Nicolò III H

In classe abbiamo studiato la figura di Elisabetta I. Nella sua vita occupò un ruolo da sempre ritenuto maschile e, per mantenerlo, non si sposò mai. La figura di Elisabetta I ci ha permesso di riflettere sulla situazione di oggi delle donne. Ancora non si è raggiunta una totale uguaglianza tra generi. Spesso, esse si trovano a dover affrontare situazioni in cui il contesto cerca di svantaggiarle, sentendo fin da bambine frasi come «sei una femmina, non puoi giocare a calcio» fino a essere chiamate da adulte «signorine» e non «dottoresse o avvocatesse».

Si possono notare differenze anche nel mondo del lavoro: molte donne vengono ancora discriminate nonostante abbiano gli stessi diritti e doveri di un uomo con un salario inferiore, l’esclusione da incarichi importanti perché devono far coincidere famiglia e lavoro. Per una ricerca scolastica abbiamo osservato che, nei supermercati, molti prodotti per i lavori domestici sono ad altezza donna perché di solito la si considera l’unica a doversi occupare di casa. Anche se sancita dalla Costituzione, la parità non viene sempre rispettata. È nostra responsabilità cambiare le cose.

Maria Chiara Corbelli, Giulia Ricci, Matilde Suzzi, Cecilia Brolli, Sofia Gabatiuc II C

I videogiochi dividono e creano preoccupazioni nelle famiglie degli adolescenti: perché? Per alcuni i videogiochi significano dipendenza: non tutti riescono a dosare il tempo di gioco. Quando creano dipendenza, le persone iniziano a isolarsi dal mondo fino ad avere difficoltà a relazionarsi con familiari e conoscenti. Questa dipendenza si chiama ’gaming disorder’ e agisce come la droga: chi gioca in modo eccessivo può andare incontro al bisogno di giocare sempre di più, per sentirsi bene.

I videogiochi, se usati correttamente, possono però avere effetti positivi: il miglioramento delle abilità cognitive come risoluzione dei problemi, capacità di passare da un’attività all’altra e di svolgere un compito velocemente e bene. Minecraft, ad esempio, aiuta a stimolare fantasia e creatività, e simula la sopravvivenza con il minimo indispensabile. Permette di consolidare la capacità di stare in gruppo, consente di costruire insieme e lavorare come una squadra tanto che è perfino arrivato a scuola dove abbiamo ricreato l’Inferno dantesco e un monastero benedettino. Non condanniamo i videogiochi e giochiamo in modo responsabile.

Greta Bartolini II C

A gennaio è stato arrestato a Palermo il latitante Matteo Messina Denaro, coinvolto in stragi mafiose tra il ’92 e il ’93, come Capaci e Via D’Amelio. Attentati terroristici che provocarono feriti e morti, tra questi i magistrati antimafia Falcone e Borsellino. Il latitante, rimasto nascosto per 30 anni, era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Caltanissetta. Questo arresto è importante per celebrare tutte le vittime della mafia nel giorno che le ricorda: il 21 marzo. Lorenzo Di Mauro, Yoelvis Nanni, Matteo Poggioli II D

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