ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Maestre Pie di Bologna (BO) - 1A - 2A

Ridracoli, ‘antidoto’ alla siccità

Viaggio alla scoperta dei segreti della diga, la cui acqua viene distribuita in tutto il territorio romagnolo

Quando lo scorso marzo dal fondale del fiume Po sono emersi i relitti di una nave affondata durante la Seconda Guerra Mondiale, si è cominciato a parlare anche in televisione e sui giornali di ‘crisi idrica’. Una siccità che ha investito l’Italia, soprattutto al Nord, dove numerosi fiumi hanno visto abbassarsi di diversi metri il livello idrometrico. I riscontri sono stati negativi anche dal punto di vista economico e ambientale. Gli esperti sono concordi nell’affermare che questa siccità sia una chiara conseguenza dei cambiamenti climatici. Abbiamo avuto così un inverno particolarmente arido, povero di piogge e di neve sulle Alpi. Si pensi che la scorsa primavera ci sono stati quattro gradi in più rispetto alla media stagionale. La causa? Sicuramente uno dei fattori principali è il riscaldamento globale, causato dall’eccessivo utilizzo dei combustibili fossili. Eppure sui giornali leggiamo che la Diga di Ridracoli ha tracimato, proprio nel mezzo di una crisi idrica. Un evento che non si ripeteva da anni. Come è possibile? Con la nostra classe siamo andati sul posto a indagare. Dopo aver dialogato con le guide dell’Idro Ecomuseo, abbiamo scoperto che in Romagna siamo fortunati perché la diga si trova in una zona verde, avvolta da un bosco incontaminato, quello delle foreste Casentinesi. Gli alberi che costellano e attorniano il Monte Falco e il Monte Falterona hanno creato umidità e permesso l’accumulo di acqua. Come una spugna, essi hanno trattenuto e poi rilasciato le risorse idriche necessarie per riempire la diga.

Per questo motivo, dobbiamo anche ringraziare chi la diga di Ridracoli l’ha fatta costruire e chi la continua a monitorare. Un progetto che è nato nel 1975 e che ha dovuto attendere sette anni per essere ultimato. Le dimensioni d’altro canto sono notevoli: la diga è alta 103,5 metri e il coronamento è largo 432 metri. Il tutto per un volume d’invaso costituito da più di 33 miliardi di litri. La scelta di costruire la diga proprio in questa zona non è casuale, ci ha comunicato la guida dell’Idro Ecomuseo: la valle dove è stata edificata, infatti, si trova nel punto in cui il fiume Bidente di Ridracoli incontra il Rio Celluzze, pertanto è una zona favorevole alla formazione di un bacino per la raccolta di acqua. Grazie al bacino imbrifero diretto e alcuni bacini indiretti – collegati da una canale che come una grondaia raccoglie l’acqua di alcuni fiumi vicini – l’apporto idrico del lago di Ridracoli non viene mai meno. Oggigiorno l’acqua della diga, dopo un processo di potabilizzazione, viene distribuita su tutto il territorio romagnolo. In particolare d’estate, ci ha comunicato la guida, le fonti idropotabili di Rimini prendono l’acqua direttamente da questo immenso serbatoio artificiale.

Giorgio Taddei, Leonardo Silverio, Alessio Villena, Esteban Torres, Enea Falconi, Diego Guida I A

 

Promuovere la mobilità internazionale, i valori dell’inclusione e della diversità, la conoscenza del patrimonio comune e della diversità europea; sostenere lo sviluppo di reti professionali in tutto il continente. In quest’ottica gli scambi culturali garantiscono opportunità di apprendimento e sostengono lo sviluppo istituzionale e internazionale di scuole e altre organizzazioni attive nel campo dell’istruzione.

Per questo tra il 21 e il 23 marzo un gruppo di docenti provenienti dalla Polonia ha visitato le scuole secondarie delle Maestre Pie di Rimini, dialogando con gestore, coordinatore didattico ed insegnanti, ed assistendo ad alcune lezioni per osservare da vicino come funziona il sistema scolastico italiano. In classe, dopo la lezione, gli alunni hanno potuto porre domande inerenti l’organizzazione delle scuole polacche, le materie, gli orari, le vacanze. È stato un momento di confronto molto utile: infatti questi ‘scambi’ tra Paesi sono importanti per aprire le menti e arricchire la nostra cultura, ma anche per evitare pregiudizi e stereotipi. La scuola delle Maestre Pie di Rimini è molto aperta all’internazionalità: poco tempo fa c’è stato un ‘gemellaggio’ con una scuola in Spagna e siamo contenti della possibilità che avremo in futuro di visitare le scuola di un altro Paese. Viaggiare, imparare e aprirsi sono le chiavi del successo nell’epoca dove ognuno di noi è parte di un ‘tutto’. Siamo tutti cittadini del mondo!

Matteo Gerardi II A

 

Il 29 marzo è venuto a mancare il nostro ex allenatore di calcio, Massimo Gori. L’avevamo appena rivisto, al termine di una partita, e ci sembra impossibile non poterlo più rincontrare tra uno spogliatoio e l’altro. Bobo, così lo chiamavamo noi e gli amici, è nato il 29 maggio del 1961 a Rimini ed è cresciuto nelle giovanili della Rimini Calcio. A 18 anni era già in prima squadra. Il picco della sua carriera l’ha raggiunto nella stagione 83/84 a Cagliari, come punta centrale, quando la squadra militava in serie B. Nel Latina termina la sua carriera nel 1991 ed inizia a San Marino quella di allenatore, per il Tre Fiori. Per diversi anni è stato allenatore per la polisportiva Garden Rimini. Ed è qui che noi l’abbiamo conosciuto. Di Bobo ricordiamo il carattere spiritoso e determinato. Riusciva a insegnare e trasmettere valori tramite il sorriso e l’ironia. Ci tornano in mente i suoi racconti memorabili. Come quando – ci diceva – lui e i suoi amici avevano rubacchiato un sacchetto di caramelle, ma, appena usciti dal negozio, erano stati colpiti dai sensi di colpa e avevano deciso di riportarle al commesso. In campo ce lo ricordiamo come un mister severo, ma consapevole.

Con i giovani in campo Massimo ci è stato fino alla fine, quando al termine dell’allenamento con il Pennarossa è stato colpito da un malore. Aveva 62 anni.

Ora potrà spronarci dall’alto ad ogni partita.

Riccardo, Matteo O, Matteo R., Giulio, Nathan I A

 

L’inquinamento ambientale è una tematica fondamentale che ci riguarda direttamente. E persino lo sport ha un ruolo importante nel sostenere la transizione ecologica. Il mondo dei motori è tra i settori sportivi a maggior impatto ambientale. Un’indagine della Fia ha evidenziato che in Formula 1, in un anno di gare, vengono emesse 256mila tonnellate di Co2: la stessa quantità prodotta da 4.250 voli Roma New York con un Boing 787. Già dal 2022 è stato introdotto un nuovo carburante, chiamato E10, composto dal 90% di combustibili fossili e dal 10% di etanolo da fonti rinnovabili.

Obiettivo per il 2026: introdurre un carburante completamente sostenibile. Già adottate moto elettriche per muoversi all’interno del paddock, caricate grazie ai pannelli solari. Le nuove auto ibride da competizione hanno debuttato nel 2022 nel rally di Montecarlo: è l’inizio di una nuova era.

Matteo Casadei II A

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