ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Francesco De Sanctis di Poviglio (RE) - 3B

Con le pietre d’inciampo, la memoria è viva

Gli studenti della scuola media De Sanctis di Poviglio scoprono la storia di Renato Bia, internato in Sassonia e morto a 26 anni

Giovedì 25 gennaio, noi studenti delle classi terze della scuola De Sanctis di Poviglio abbiamo assistito alla posa della Pietra d’Inciampo in ricordo del povigliese Renato Bia, davanti a quella che fu la sua ultima casa scelta liberamente, in via Ghidozzo a Enzola. Nato nel 1918 a Parma, Renato Bia fu chiamato alle armi nel 1939 e assegnato al deposito misto della guardia di frontiera di stanza a Bolzano. Fu catturato dai tedeschi l’8 settembre 1943 e, per essersi rifiutato di aderire alle milizie fasciste repubblicane, subì la sorte degli Imi (Internati Militari Italiani) con la deportazione nel campo di Zeithain, in Sassonia. Nel campo di prigionia fu costretto al lavoro forzato e sottoposto a condizioni di vita disumane che gli causarono la morte, il 25 ottobre 1944, a soli 26 anni. Soltanto nel 1992 le sue spoglie poterono finalmente fare ritorno a Poviglio. Renato Bia pagò il rifiu-to del fascismo con la vita, immolandosi per l’affermazione degli ideali di libertà e di pace su cui si fonda la nostra Repubblica. Questa pietra serve affinché chiunque vi inciampi possa conoscere la sua storia ed il suo sacrificio. Come ha spiegato Matthias Durchfeld, direttore di Istoreco, quella dedicata a Renato Bia è la pietra numero 109 nella provincia di Reggio Emilia, dove nel 2024 si arriverà ad averne 118. Nate da un’idea dell’artista berlinese Gunter Demning nel 1992, le pietre d’inciampo sono dei blocchetti d’ottone, della misura di 10 per 10 cm, collocati davanti all’ultima casa della vittima di deportazione o nelluogo in cui fu fatta prigioniera, che riportano il nome, la data di nascita, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte. I blocchetti si possono trovare in quasi tutti i paesi che furono occupati durante la Seconda guerra mondiale dal regime nazista.

Oggi in tutta Europa sono più di 100.000. Al primo posto per nu-mero di pietre d’inciampo troviamo la Germania, al secondo si collocano i Paesi Bassi, seguiti da Austria, Repubblica Ceca e Italia. Nel nostro paese le prime pietre sono state collocate nel 2010 a Roma. Le pietre d’inciampo sono solo uno dei tanti segni che rendono percepibile il prezzo di ogni guerra e di ogni dittatura e ci ricordano che dobbiamo essere sempre vigili contro tali minacce. Servono a ricordarci che non possiamo mai dare per acquisite la pace e la libertà faticosamente conquistate grazie al sacrificio di giovani, come Renato Bia. Queste – insieme a tutti gli altri monumenti e iniziative commemorative – contribuiscono a mantenere viva la memoria perché, come ha ricordato la sindaca di Poviglio Cristina Ferraroni, presente alla cerimonia di inaugurazione, «I diritti di cui oggi godiamo sono il frutto della Resistenza, di quelle donne e di quegli uomini che lottarono e morirono affinché tutti noi potessimo vivere liberi».

Omar Avanzini, Isabel Cavagnoli, Viola Ceinar, Matilde Fania, Sara Iaria, Giulia Verzellesi III B

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