ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Sacro Cuore di Cesena (FC) - 3A, 3B

L’adozione, un ricordo difficile da affrontare

Priya, una donna di origine indiana, ha raccontato agli studenti di essere stata abbandonata dai genitori all’età di diciotto mesi

Il 30 gennaio del 2024, noi ragazzi di terza, all’interno di un progetto di educazione civica, abbiamo incontrato Priya, una donna di origine indiana, abbandonata dai genitori alla nascita e adottata all’età di 18 mesi da una famiglia di Cesena. Ci ha raccontato la sua storia, anche se certi aspetti della sua vita nell’orfanotrofio non li conosce neppure lei: considera questo evento come un cassetto chiuso, forse impossibile da aprire.

Sente di non possedere quei ricordi e quelle immagini che sono fondamentali per ogni essere umano: come se mancassero dei pezzi nel grande puzzle della sua vita. Nella sua nuova famiglia in Italia, Priya si è subito trovata bene e si è sentita accolta.

Una volta cresciuta, ha sentito il desiderio di provare ad aprire quel cassetto ed è tornata nel proprio paese nativo per conoscere la cultura, le tradizioni del popolo e le sue origini. Si è recata nell’orfanotrofio che l’aveva ospitata da neonata, nella speranza di trovare tracce della sua famiglia d’origine.

Questo non è stato possibile, ma, il giorno prima della sua partenza, ha incontrato la balia che si era presa cura di lei: le parlava con un dialetto che non conosceva, perciò, per capirsi, parlavano a gesti.

Nel corso di quella conversazione, la balia le ha indicato un salice piangente, che era stato piantato al suo arrivo in orfanotrofio come usanza locale. Quel salice era cresciuto ed era ormai grande come lei, perché era il suo. Finalmente è riuscita ad aprire quel cassetto. In India è possibile trovare culture e tradizioni molto diverse dalla nostra. Come abbiamo studiato a scuola e come ci ha confermato Pryia, sono molto evidenti le differenze di genere. Le donne, purtroppo, non godono degli stessi diritti degli uomini.

Addirittura, se un marito è violento nei confronti della moglie, tale comportamento viene considerato come un semplice ‘incidente domestico’. Le famiglie non vorrebbero figlie femmine perché, in caso di matrimonio, la sposa deve consegnare la sua dote al marito e, di conseguenza, la sua famiglia rischia di cadere in povertà. Questa è la causa principale di abbandono di bambine in India.

La stessa Priya ipotizza che il suo abbandono da neonata sia dovuto proprio all’essere nata femmina. Priya ci ha parlato poi delle caste, un complesso sistema di gerarchie sociali che si è sviluppato in India tramite l’induismo e che, nonostante sia stato formalmente abolito, continua a esistere: ci sono i sacerdoti, i guerrieri, i mercanti-artigiani e i servi; fuori dalla società, gli intoccabili. L’appartenenza a una di queste caste determina in modo inesorabile il lavoro, la vita e il futuro di ogni indiano.

Chi nasce in una determinata è costretto, da adulto, a fare lo stesso lavoro del padre: solo dopo la morte, può sperare in una condizione migliore attraverso la reincarnazione.

Eva De Bartolomeo, Sophie Sorrentino, Maddalena Rossi (III A) Camilla Fabbri, Marta Lo Monte (III B)

 

Nella stimolante occasione dell’Open Day della nostra scuola a dicembre, noi studenti abbiamo mostrato abilità nell’organizzare per i bambini di quinta elementare la giornata che è stata caratterizzata da attività coinvolgenti, presentazioni accattivanti e interazioni amichevoli.

Le terze hanno incentrato la presentazione sul ’peso delle parole’ dopo aver riflettuto sul testo della canzone di Giovanni Caccamo ’Le parole hanno un peso’ e hanno allestito un’aula per esporre questo importante argomento, precedentemente approfondito durante le lezioni di Arte e Italiano. I bambini sono stati accolti con la visione di un video realizzato da noi ragazzi di terza, che evidenziava il valore delle parole che si dicono e che si ricevono e le reazioni che suscitano dentro di noi. Ci siamo poi soffermati su alcune parole e attraverso riflessioni scritte e progetti di arte abbiamo avuto la possibilità di esprime emozioni e ricordi che quelle parole provocavano in noi.

Abbiamo realizzato il ’muro delle parole’, sul quale abbiamo scritto parole che ci sono ’rimaste addosso’, dette o ricevute, ormai legate ad un ricordo positivo o negativo e che ora fanno parte di noi. Le parole servono, anche a riportare ciascuno al proprio passato. Ascoltando la testimonianza di Priya, ci siamo accorti, invece, che in lei mancavano i ricordi e alcune parole.

Jennifer Gallo, Emma Del Monte (III B)

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