ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Santa Filomena di San Giovanni in Marignano (RN) - 2°, 3A

La guerra finisce in tribunale

I ragazzi hanno discusso del conflitto tra Russia e Ucraina, immaginando di affidare la questione a un giudice

Durante le ore di storia abbiamo parlato del conflitto tra Russia e Ucraina e ci siamo chiesti da che parte stesse la ragione di una guerra tanto assurda. Nell’aula di un immaginario tribunale abbiamo sperato di risolvere la questione.

Giudice: Signor Putin le do la parola e le chiedo il motivo dell’attacco militare del 24 febbraio 2022.

Putin: Il 24 febbraio ho dato l’ordine di attaccare il territorio ucraino innanzitutto perché mi sento accerchiato e perché in Europa e nella Nato sono entrate nazioni che una volta facevano parte dell’Urss. Il mio grande problema è avere uno sbocco sul mare: il mare del Nord è gelato 6 mesi l’anno, l’unica via è il Mar Nero. Temo che l’Ucraina entri nella Nato, in questo caso sarei tagliato fuori da questo accordo perciò non ho potuto fare altro che attaccare.

G.: La parola al signor Zelenski.

Zelenski: Volevo subito dire che questo attacco è stato veramente ignobile. Secondo un sondaggio del 2017, circa il 69% del nostro popolo vuole far parte dell’Europa e, di conseguenza, siccome da noi c’è democrazia, abbiamo chiesto di entrarvi.

L’attacco a noi, perciò, è un attacco all’Europa. Inoltre, dopo che ci siamo staccati dall’Urss, la Russia non ci ha lasciato in pace, ha invaso la Crimea, ha cominciato la guerra del Donbass e, infine, nel 2022 ha voluto di nuovo invaderci.

P.: Scusate se interrompo. Ha accennato alla guerra del Donbass, giusto? Z.: Giusto, proprio così. È una follia! P.: Non credo proprio e lei lo sa bene. Sarà certo, infatti, al corrente che le regioni del Donbass sono di stirpe russa, il 75% della popolazione parla il russo e vuole essere in territorio russo. E voi ucraini cosa avete fatto in cambio? Avete vietato l’uso del russo nelle scuole. Questa è una follia! Vorrei aggiungere poi che per la nostra mentalità il territorio è l’unica sicurezza per sopravvivere. Per questo, non vogliamo essere circondati da nemici, bensì da Stati amici o, se volete, Stati cuscinetto. Vogliamo poi dirla tutta? Sono entrati nella Nato la Grecia e la Turchia. Se ci chiudono i Dardanelli siamo fritti. Quindi, in fondo è proprio vero che ci volete gettare nelle mani della Cina, a cui fa gola la nostra Siberia.

Z.: Non sono d’accordo! Voglio ribadire che noi siamo una democrazia, dove il popolo è sovrano. L’Occidente deve capire che, se noi cadiamo, non ci sarà più un argine contro Putin. Non dimenticatevi l’inizio della Seconda guerra mondiale con le invasioni di Hitler.

P.: Mi sta paragonando a Hitler? G.: Basta così! Oltre 230 mila morti sono caduti durante la vostra guerra e voi continuate con i vostri battibecchi! È ora di smetterla! La Corte e la giuria si ritirano per deliberare.

Morgan Bucchi e Giovanni Maria Martini IIIA

 

Da alcuni documenti nell’archivio della scuola abbiamo conosciuto un nostro concittadino, don Antonio Cavoli, nato nella campagna di S. Giovanni nel 1888. La grande fede della famiglia fece sbocciare in lui la vocazione, entrò nel seminario di Rimini, nel 1914 fu ordinato sacerdote e dopo poco tempo abbracciò l’ordine dei Salesiani, colpito dal loro metodo educativo. Fu inviato prima a Perugia e poi in Giappone dove, nel 1929, radunò un gruppo di ragazze e creò un luogo stabile di accoglienza per ammalati e bisognosi per poi fondare una Congregazione femminile, quella delle Suore della Carità del Giappone. L’ospizio presto si ingrandì e varie Case Religiose vennero create. La congregazione non si fermò in Giappone: don Cavoli nel 1956 inviò le sue Suore in Corea, in Bolivia e in Brasile. Questo nostro concittadino ci ha insegnato la forza e il coraggio della fede che lo hanno portato via da San Giovanni per far fiorire in Oriente una nuova realtà.

Don Antonio morì a Tokyo nel 1972, ma il legame antico non si è spezzato e ogni tanto alcune delle sue suore tornano nella nostra cittadina a trovarci.

Anastasia Amicucci, Delia Bucci, Indira Emendatori, Giulio Guidie Vittoria Leardini

 

Chi non ha guardato Sanremo? E chi oltre alle canzoni non ha ascoltato l’intervento di Giovanni Allevi, compositore e pianista di fama internazionale? Un mieloma multiplo, tumore che colpisce il midollo osseo, lo ha attaccato e ha dovuto mettere la sua passione e quindi il suo lavoro al secondo posto. Allevi, a causa della sua malattia, ha perso tutto, ma non la grinta di andare avanti e la speranza. Il dolore lo ha portato a riflettere e ad apprezzare la vita. Ha scoperto che i numeri non contano che ognuno di noi è unico e irripetibile. Dall’ospedale si è reso conto della bellezza del creato cogliendo perfino la differenza tra il rosso del tramonto e quello dell’alba. Dal palco dell’Ariston ringrazia i medici, la sua famiglia per essergli stata sempre vicino, e gli altri pazienti che chiama guerrieri. «C’è qualcosa in me, in noi, di eterno». Con queste parole Allevi ci testimonia che quando tutto crolla e resta solo  l’essenziale, il giudizio degli altri non conta più: c’è una forza che permane in noi anche se tutto cade. Che sorpresa ricevere dalla malattia doni inaspettati e così preziosi!

Giulia Fontana, Bianca Malpassi, Leonardo Molari, Virginia Olmeda, Riccardo Prioli Classe II

 

Incredibile ma vero! Il neo-campione di taekwondo, il nostro compagno di classe Andreas Miserendino, si è distinto nella categoria cadetti cinture nere, dimostrando la sua forza e la sua intelligenza. Il taekwondo è un’arte marziale coreana e uno sport da combattimento a contatto pieno, basato sull’uso di tecniche di calcio ed è anche un esercizio di filosofia e meditazione.

Andreas è per noi un esempio di vita e, in qualche modo, ci insegna a combattere per mettere a frutto le nostre capacità. Grazie, Andreas, tiferemo per te per la convocazione in nazionale agli europei.

Tommaso Sartori III A

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