ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Nardi di Porto San Giorgio (FM) - 3A

La tragedia dei turisti del ’Titan’

Cinque morti nel sommergibile della Ocean Gate. Ma la vita è un dono da amare e proteggere sempre

Un sommergibile di nome Titan, creato dalla Ocean Gate, si immerge negli abissi a ben 3.800 metri di profondità. Cinque persone di età differenti hanno un fine comune: osservare da vicino il relitto del Titanic, naufragato nel 1912. Consapevoli del pericolo, mettono a rischio la propria vita considerata evidentemente di poco valore, visto che i materiali utilizzati per la costruzione del sommergibile sono acquistati online e non risultano idonei per l’immersione in acqua. Ad un certo punto si perdono i contatti con il sommergibile. I soccorsi mettono a disposizione diverse tipologie di mezzo, ma in fondo tutti sanno che il Titan diventerà un altro dei misteri dell’Oceano: gli stessi ‘turisti’ sono consapevoli che, ad una profondità di 4mila metri e con una forte variazione di pressione, è alto il rischio di non sopravvivere; hanno anche firmato una liberatoria per sollevare l’Ocean Gate da qualsiasi responsabilità. I cinque passeggeri vanno così incontro al sonno eterno, coscienti dell’alta probabilità di non farcela. E questa è la vera notizia che fa riflettere: come è possibile che questi uomini abbiano deciso di correre un rischio così alto? In nome di cosa? Pare quasi che il desiderio di mostrarsi, superi il cosiddetto istinto di autoconservazione. Dov’è finito l’attaccamento alla vita che tutti proviamo, soprattutto in circostanze particolari? Il desiderio di spingersi oltre, un po’ come Odisseo, ha superato la paura di morire. Penso a Suleman, il ragazzo di 19 anni insieme agli altri nel Titan che ha tutta la vita davanti. Non sa dire ‘no’ al padre e per questo sale anche lui a bordo, spinto dal desiderio di compiacerlo. Insieme, allora, vivono il loro ultimo viaggio. Forse quella non sarebbe stata la loro ultima rotta, se solo i parenti avessero provato a dissuaderli. È anche vero che è difficile dissuadere un figlio quando questo è disposto a fare di tutto pur di farsi amare dal proprio genitore. Vengono poi ritrovati altri detriti: gli studi dicono che il sottomarino è imploso a causa della variazione di pressione. È difficile sapere come sono andati esattamente gli eventi. Quegli eventi che, per chi resta, sono ogni volta duri da rivivere: colui che muore vive in pace per l’eternità, ma chi vive può solo rimpiangere i propri cari, senza neanche la possibilità che il dolore si attenui. Infatti non è vero che ‘il tempo cura tutto’: esso, nel suo avanzare, rinnova la nostalgia dei momenti passati.

Benedetta Rogante e Gaia Gallucci 

 

«L’amore non è amore se muta quando scopre un mutamento» (Shakespeare): neanche l’affievolirsi della bellezza dovrebbe bastare a spegnere l’amore. La bellezza esteriore e la giovinezza dovrebbero contare relativamente poco nella vita di ognuno. Tuttavia esistono persone che basano la propria esistenza su di esse, ritenendole più importanti dell’interiorità. Eppure è proprio il mondo interiore che ognuno di noi possiede a renderci unici e bellissimi. La società definisce la parola ‘bellezza’ come un ‘insieme di ideali estetici riguardanti il corpo’. Sono convinta però che il vero incanto sia proprio in ciò che le perso-ne nascondono, cioè la nostra anima. Mettiamo in mostra le gabbie che definiamo corpi e intanto nascondiamo i nostri volti dietro maschere di perfezione.

Abitano sulla terra esseri che riteniamo sgraziati, ma che in realtà sono le persone migliori del mondo e, allo stesso tempo, definiamo ‘perfette’ proprio quelle persone che spesso sono marce dentro. C’è una frase di Victor Hugo che recita: «Guai a chi avrà amato solo corpi, forme, apparenze. La morte gli toglierà tutto. Cercate di amare le anime. Le ritroverete». La bellezza esteriore può costituire un problema quando invecchiamo segnati dal tempo. La giovinezza infatti non è eterna e per questo dovremmo amare le anime che non variano nel tempo, non svaniscono. Se sono portatrici di valori e se le nutriamo di sentimenti positivi, sono convinta che esse non perderanno la loro luce. Qualcuno diceva infatti che «il tempo fugge, ma le virtù restano». Siamo esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto. Siamo l’unione di pregi e di difetti. Di limiti e virtù. Siamo noi, siamo così! Per vivere bene, è importante stare bene con noi stessi e volerci bene.

Seppur banale sembra difficile crederci davvero.

Gaia Gallucci

 

’Storie d’amore in terra di Marca’ di Adolfo Leoni, questo il libro di cui abbiamo letto alcuni racconti. Il 17 febbraio abbiamo incontrato l’autore a scuola. Abbiamo letto per lui famose poesie d’amore poi alcuni nostri elaborati. Leoni ha condiviso con noi la sua storia, alcune memorie della Storia locale, riflessioni sull’uso delle tecnologie e,  soprattutto, sull’amore. Sull’amore vero, quello per cui si sa anche rinunciare all’altro, come Saporoso Matteucci fece con la sua Cameria. Siamo rimasti meravigliati dalla semplicità con cui è riuscito a parlare di un tema fondamentale: l’amore per noi stessi e per gli altri. È stato emozionante vedere l’entusiasmo nei suoi occhi, quelli di chi sa  trasmettere valori e insegnamenti importanti per mezzo della scrittura e, spesso, attraverso la Storia locale. Pensiamo che Leoni sia una persona coraggiosa e forte. Riferendosi al suo racconto ‘Il palazzo’, ha avuto il coraggio di parlare dei suoi genitori, che ha perso troppo presto e in modo tragico: nonostante ciò, ha avuto la forza di  proseguire la sua attività, scrivendo storie d’amore, dopo aver perso quello dei genitori, che è – crediamo – il più grande che si possa avere: eterno e sincero. Ci ha meravigliato la sua passione per scrittura e lettura (ha detto di avere 7mila libri) e giornalismo.

Per la vita. Grazie Adolfo Leoni, ci hai insegnato a crescere.

Andrea Forò, Gaia Gallucci, Carlotta Pietà, Benedetta Rogante

Ecco gli studenti cronisti della classe III A della scuola media Nardi di Porto San Giorgio, che nella stesura degli articoli sono stati coordinati dalla professoressa Elisa Cochetti. L’articolo sul tema della vita da intendere come dono da amare, di cui essere grati e pertanto da proteggere in ogni fase dell’esistenza, è stato scritto dalle studentesse Benedetta Rogante e Gaia Gallucci. La stessa Gallucci è autrice dell’articolo che pone riflessioni sul valore della bellezza che troppo spesso la società relega all’estetica senza valutare la ricchezza dell’anima ed il pregio dell’unicità della stessa. A chiudere la pagina del campionato di giornalismo gli studenti cronisti: Andrea Forò e Carlotta Pietà che insieme a Gallucci e Rogante, autori dell’articolo che racconta ai lettori la gratificazione derivata dall’incontro a scuola, con lo scrittore e giornalista Adolfo Leone, verso cui esprimono piena gratitudine per aver loro dedicato tempo e sentimenti.  

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