ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Benedetto Croce di Forlì (FC) - 2G, 2N

A teatro per scoprire la ricchezza dentro di noi

I ragazzi hanno assistito, al Piccolo, allo spettacolo ’Down’ del Collettivo Clochart: commovente ed emozionante. Ecco le loro riflessioni

Quando si è aperto il sipario del teatro Il Piccolo di Forlì, siamo rimasti colpiti nel vedere in scena sul palco inizialmente vuoto e buio una donna con in grembo una bimba (una bambola) che ha cominciato a ballare su una musica dolce e serena, poi diventata più cupa. Un attore vestito da apicoltore, uomo duro e forte, impersona il padre e successivamente un’attrice interpreta la bambina di nome Gretel, ormai cresciuta. Tratto da una storia vera, lo spettacolo ’Down’ del Collettivo Clochart narra di una madre che ha paura di crescere da sola, senza il padre, una figlia con la sindrome di down. L’attrice che recita, nella realtà si chiama Giorgia Benassi e ha la sindrome di down.

Lo spettacolo si svolge principalmente attraverso danze, segni e suoni; al posto delle parole vengono utilizzati oggetti che simboleggiano concetti. Per esempio i personaggi portano in certi momenti, sulla testa, una casa fatta di polistirolo che copre interamente il volto, simbolo di rifugio, dove si riparano dalle esclusioni del mondo esterno. Gretel è triste e domanda alla mamma perché lei sia diversa, perché tutti la deridano e le parlino male alle spalle. Convive con parole e frasi dei suoi compagni di classe come ‘Handicappata’ o con domande del tipo ‘Perchè hai una lingua così lunga ?’, ‘Perché parli in modo strano ? ’, ‘Perché a te i professori non danno mai una nota?’. Il padre ha deciso di abbandonare la famiglia perché non ha il coraggio di stare accanto ad una bambina down, non sa come proteggerla dagli insulti, dalle critiche e dai problemi. Verso la fine l’apicoltore, però, ritorna, avendo compreso l’errore e superano le paure, diventando una famiglia unita e felice.

Diversi, unici, mai sbagliati. 

Lo spettacolo è molto scorrevole e ne consigliamo la visione a tutti. Ci ha affascinato il partico-lare copricapo che gli attori indossavano: una casetta, simbolo di protezione, cosa di cui questi ragazzi necessitano. Nel nostro presente, a causa degli stereotipi e dei social, si tende a valorizzare solo l’aspetto esteriore, a dare importanza esclusiva-mente al fisico, alla bellezza e a credere ad una omologazione, tralasciando ciò che tutti noi abbiamo: la nostra personalità, i nostri cuori. Questa storia è riuscita a cambiarci in meglio perché abbiamo capito i sentimenti dei ragazzi down e la fatica che fanno ad affrontare ogni giorno della loro vita, le prese in giro che subiscono, ma anche a compiere certe azioni, per noi di normale routine. E’ uno spettacolo commovente ed emozionante e in classe poi ne abbiamo discusso scoprendo che Gretel aveva molte insicurezze che abbiamo tutti noi: avere amici falsi, essere giudicati e non sentirsi all’altezza; quindi in realtà nel profondo siamo tutti simili. Poi abbiamo pensato che ad interpretare Gretel è un’attrice con la sindrome di down che ha dimostrato grande abilità drammaturgiche. Ha saputo esprimere tutta la sua umanità insegnandoci che ognuno di noi è diverso e in tale differenza risiede la nostra ricchezza.

La bambina che danza e il bimbo che rincorre i dinosauri La nostra insegnante, inoltre, ci ha suggerito di leggere il libro ’Mio fratello rincorre i dinosauri’: ci è piaciuto molto, è commovente, fa riflettere e ci ha stimolato a non avere paura delle differenze, proprio come lo spettacolo. Il libro racconta la storia di Giacomo, fratello maggiore di Giovanni, un bambino con la sindrome di down. Lui inizialmente è contento di avere finalmente un fratello con cui poter giocare. Giovanni, però, è strano, ha gli occhi orientali, fatica a fare semplici azioni. Giacomo viene a sapere e a conoscere dell’esistenza della sindrome di down.

All’inizio si vergogna di lui, ma col tempo impara ad apprezzarlo. Queste due storie ci dicono di non vergognarci di chi siamo, ci hanno aperto verso la disabilità. Non dobbiamo averne paura, ma accettarla e lasciare che aggiunga valore alle nostre vite.

Classi 2ªG e 2ªN 

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