ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Pedrazzoli - Fiumalbo di Fiumalbo (MO) - 1C

«Le guerre rovinano la bellezza del mondo»

Dal conflitto tra Israele e Palestina fino a quello tra Russia e Ucraina. Le riflessioni degli alunni: «La vita va vissuta. Non combattuta»

Gli scontri tra Israele e Palestina e quello tra Russia e Ucraina, cominciato nel 2022, ovviamente hanno dato un nuovo stimolo, anche sui banchi di scuola, ad una serie di temi e di riflessioni sulla guerra. Le cause che innescano le guerre possono essere molteplici: cause politico-militari, cause territoriali, cause economiche, cause religiose. Si è infatti sentito parlare di guerra preventiva, guerra economica, crociate (guerre religiose) e di guerra civile. Al giorno d’oggi la causa economica e quella religiosa sono le principali responsabili delle guerre. Le due cause sono la faccia di una stessa medaglia: infatti la causa religiosa è quella che viene palesata, il lato visibile della medaglia; la causa economica è invece il vero retroscena delle guerre odierne.

L’Italia, come ribadito nell’articolo 11 della Costituzione, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a questo scopo».

La guerra dunque è ripudiata, ma solo in parte, così come sono consentite le «limitazioni di sovranità»: pensare dunque alla fine delle guerre o ad una pace perpetua è e resterà un’utopia.

Dovremmo invece impegnarci affinché le guerre rimangano fenomeni sporadici e circoscritti, per evitare eventi catastrofici grazie alla potenza delle armi nucleari o biologiche dell’era moderna: esse potrebbero assumere proporzioni enormi e sfuggire al controllo dell’umanità stessa. Se solo ci si basasse sulla ragione, si vedrebbe che i costi in termini di vite umane e sviluppo dei popoli sono talmente alti da annullare qualsiasi altro interesse economico.

Ricordiamo le parole di Cicerone: «Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra».

Il desiderio di guerra ha sempre caratterizzato l’essere umano.

Sin dall’inizio dei tempi e poi con la nascita delle prime civiltà, il bisogno di mostrare il proprio predominio sull’altro ha generato conflitti e guerre sempre più crudeli, talmente violente che alcune civiltà ne hanno fatto il proprio punto distintivo e anche il motivo per cui noi le ricordiamo oggi, dando vita ad alcuni dei più grandi regni ed imperi della storia.

Le guerre che noi ricordiamo maggiormente sono quelle che hanno scosso il mondo intero all’inizio e a metà del secolo scorso: le due guerre mondiali.

Al termine di questi grandi conflitti ed in seguito alla morte di milioni di persone, numerose associazioni, come l’ONU, sono nate per garantire la pace nel mondo, oltre a movimenti culturali a sostegno della pace, tipici degli anni Sessanta e Settanta del Novecento.

Tutti gesti che però non hanno evitato nuove guerre. Una guerra molto vicina a noi, in tutti i sensi, è quella che si sta combattendo tra Russia e Ucraina, un altro conflitto scatenato dal desiderio di espansione e di un ritorno al passato, quando l’Ucraina faceva parte del territorio dell’URSS ed era sotto il dominio della supremazia russa.

E’ quindi un dato di fatto che, per quanto sia crudele e triste, l’uomo risulta avere nella sua indole il fatto di volersi affermare superiore, ma proprio per questo ancora di più è doveroso lottare perché si abbia in futuro una società senza guerre, sperare cioè in un’umanità migliore.

Ancora oggi le guerre feriscono, uccidono e tolgono il futuro a migliaia di bambini e alle loro famiglie.

E’ necessario spingerci a fare qualcosa per riuscire a dire stop a queste ingiustizie: i conflitti non solo uccidono e mutilano, ma lasciano i minori con traumi fisici e psicologici gravi, impedendo l’accesso al loro diritto all’infanzia, alla socializzazione, al gioco e all’educazione, minando il loro sviluppo e, nel lungo periodo, il loro futuro e quello delle società in cui vivranno.

L’ONU è abilitata a intervenire anche militarmente per porre rimedio a crisi particolarmente acute che mettono a rischio la sicurezza degli Stati che vi hanno aderito e non solo.

Effetti indiretti degli scontri bellici riguardano gli equilibri internazionali tra Stati terzi: le ondate migratorie contribuiscono alla rottura degli equilibri preesistenti.

Tra le soluzioni che potrebbero portare al raggiungimento della pace è fondamentale la promozione di mezzi come il dialogo e la comprensione interculturale, senza dimenticare il ruolo centrale dell’educazione e della sensibilizzazione a livello globale su tali argomenti, parlandone e facendo riflessioni sulla guerra nelle scuole.

La classe 1C della Scuola Media di Fiumalbo si è confrontata su questo tema, e le riflessioni dei ragazzi rappresentano una speranza: «Secondo me le guerre dovrebbero finire per il bene del mondo, perché rovinano la bellezza del mondo. Inoltre il mondo è di tutti, e non bisogna combattere per avere qualcosa».

«Secondo me le guerre non servono a nulla, perché il risultato che danno è che muoiono solo delle persone. Alcuni ridono delle guerre, ma non c’è niente da ridere, perché essere in guerra significa piangere ogni giorno.

Spero che un giorno le guerre spariscano per sempre».

«La vita va vissuta e non combattuta; quando eravamo piccoli noi scherzavamo sulla guerra, ma crescendo abbiamo capito che è un argomento molto delicato, e soprattutto ci sono persone che perdono la vita per combattere, anche ragazzi giovani».

«La guerra non la voglio perché persone innocenti vengono uccise per colpa dei governi, anche bambini».

«Le guerre non si devono fare perché siamo tutti su questo pianeta, e abbiamo diritto di starci vivendo al meglio e in pace».

Ferdinando Ballantini, combattente sul fronte alpino che separava l’Italia dalla Slovenia, capitanò molti assalti alle linee nemiche. Riuscì a tornare sano e salvo a casa dopo il conflitto, ma prima di morire dichiarò: «La guerra si combatte tra soldati, ma quando si vanno a coinvolgere le donne, i bambini e altri civili innocenti, a quel punto non è più guerra».

«La guerra è una tra le cose più brutte che esistano, ma che purtroppo l’uomo ha sempre fatto, fin dai tempi antichi. La guerra non è uccidere, è suicidarsi, e una guerra non si vince mai, si è sempre perdenti. Nella guerra non ci sono regole, ed è per questo che è terribile».

Classe 1^C Scuola Media di Fiumalbo 

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