ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Raimondo Montecuccoli di Pavullo (MO) - 2H

«Un viaggio nel tempo lungo la via Romea»

Gli studenti raccontano il loro percorso a tappe, tra monumenti antichi e punti di interesse: «Una strada ricca di cultura e di storia»

Oggi vi accompagniamo lungo la Via Romea, una strada ricca di cultura che ci ha fatto affacciare sul passato. Questa «autostrada medievale» è ricca di monumenti antichi e di punti d’interesse che molte persone non conoscono. La Via Romea Germanica Imperiale collega la Germania e l’Italia ed era utilizzata dagli imperatori per farsi incoronare a Roma, una delle città più importanti del Medioevo. Insieme alle classi 2^A e 2^D, abbiamo partecipato al progetto ’A caccia di tesori lungo la Via Romea’. Lo scorso anno abbiamo esplorato il territorio di Pavullo, mentre quest’anno ci siamo spostati verso sud, nel cuore dell’Appennino, lungo i tratti della Via Romea ricadenti nei territori di Montecreto e Riolunato, i due Comuni più piccoli della Provincia di Modena. Nella nostra esplorazione siamo stati guidati da Dario Bondi, presidente dell’associazione ’Via Romea Germanica Imperiale’, da Carlo Beneventi, curatore del Museo ’La casa dei leoni di pietra’ di Montecreto, da Francesco Gherardi, storico e archivista e da Livio Migliori, ex sindaco di Riolunato.

La prima tappa ci ha condotti nel territorio di Montecreto, presso il Ponte di Strettara, risalente al XV secolo e più volte ricostruito. La sua particolarità sono i quattro leoni di pietra che si trovano agli ingressi e avevano la funzione di spaventare i nemici. Successivamente abbiamo visitato le vecchie miniere di rame, entrate in attività durante il periodo fascista quando si cercavano metalli per l’industria bellica. Furono dismesse nel 1948 e oggi rappresentano un habitat naturale incontaminato che ospita una fauna unica, tra cui i particolarissimi geotritoni.

Infine, dopo aver visitato il Metato della famiglia Magnani, ci siamo recati a ’La casa dei leoni di pietra’. Il museo prende il nome dai quattro leoni originali del Ponte di Strettara, qui conservati, e ospita interessanti reperti che vanno dall’epoca preistorica fino alla ricchissima sezione ’Frignano in guerra’ relativa alle due guerre mondiali. Lo scopo del museo è quello di trasformare la ‘memoria privata’ in ‘memoria condivisa’, infatti tutti gli oggetti sono stati donati dagli abitanti del territorio.

Nella seconda tappa ci siamo recati a Riolunato, partendo dalla Chiesa di Sant’Apollinare di Vaglio, risalente al XIII secolo e ricostruita per ben tre volte a causa della franosità del terreno.

Successivamente abbiamo visitato il piccolo centro storico del paese, con i suoi palazzi antichi, e la Chiesa di San Martino costruita nel XIV secolo che ospita molte opere d’arte. Le visite si sono concluse nella frazione di Groppo, presso la Chiesa dedicata a Santa Cabrini, patrona degli emigranti. Si tratta di una chiesa con una storia davvero particolare: costruita nel 2009 per volontà di Ennio Migliori, emigrato negli Stati Uniti nel ‘62, che alla sua morte ha lasciato diversi milioni di dollari per la costruzione di questo edificio di culto. Imparare all’aperto, visitare luoghi, vivere la storia è un modo di fare scuola che ci piace. Questi due itinerari tracciati lungo la strada degli imperatori sono un invito a conoscere il Frignano, un territorio ricchissimo di storia, natura e cultura.

Classe 2^H (Karim Ammari, Giorgio Ballerini, Vittoria Ballerini, Matteo Bardani, Alessandro Bodorceanu, Andrea Bossaglia, Benedetta Casarini, Nicola Corte, Bryan Delli Santi, Chiara Donini, Lorenzo Festa, Christian Guidani, Denis Hamiti, Emanuele Luchita, Angelo Magari, Lorenzo Mazzini, Zara Mistraje, Samuel Passini, Giulio Pinotti, Luna Portela Lopez, Agata Prandini, Sofia Superbi, Federico Vandelli, Ian Zannoni).

 

Sapete cos’è un metato? Se non lo sapete, grazie a questo articolo lo scoprirete. Passeggiando in autunno per i boschi del Frignano la vostra attenzione sarebbe attirata certamente dalla grande quantità di castagne presenti al suolo. La castagna, infatti, rappresenta un prodotto simbolo del nostro territorio e in passato era conosciuta anche come ‘pane dei poveri’ proprio perché era facile da reperire. Questo prodotto veniva consumato fresco, cotto oppure ridotto in farina per permetterne una conservazione più lunga. Per fare la farina, però, le castagne devono essere prima essiccate in un metato. Il metato è un casotto in sasso a due piani di circa cinque metri per quattro metri: al piano terra c’è un fuoco, moderato e sempre acceso, il cui calore passa attraverso un graticcio che si trova al primo piano, sul quale è distribuito uno strato di castagne alto cin-quanta centimetri. Le castagne di tanto in tanto vengono mescolate e solo dopo quaranta giorni sono pronte per essere sbucciate e macinate. Dalla farina di castagne si ricavano alcune ricette tipiche come i ciacci, le mistocche, la polenta dolce e il castagnaccio. Il metato, dunque, è un elemento tipico dell’Appennino, testimone della storia e delle tradizioni che si continuano a tramandare nel tempo. In passato c’erano molti metati sul nostro territorio e oggi i loro ruderi ne testimoniano la diffusione. Ringraziamo la famiglia Magnani che continua a mantenere questa antica tradizione che per noi giovani è stata una scoperta davvero interessante, come ricostruire un pezzo delle nostre radici che prima non conoscevamo.

Classe 2^H

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