ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Fagnani di Senigallia  (AN) - 3A - 2D - 2F

Siamo tutti figli della «fast fashion»

La cosiddetta moda veloce è un fenomeno dilagante: capi d’abbigliamento in poco tempo e a basso costo

Ti è mai capitato di acquistare prodotti da Zara, Bershka, H&M o Shein? Sono brand della fast fashion, la «moda veloce». Ma di cosa si tratta? È ormai un fenomeno dilagante e comprende tutte quelle aziende che producono nuovi capi di abbigliamento ogni poche settimane per poi rivenderli a basso costo. La nostra scuola, collaborando con Ata Rifiuti, ha aderito al progetto Scarabeo, attraverso un incontro con un’esperta. Una domanda che è subito sorta tra noi ragazzi è stata: «Perché questi capi costano così poco?». Ci è stato dunque mostrato l’altro lato della medaglia di un sistema apparentemente comodo e vantaggioso, che però ha alla base moltissime problematiche, come lo sfruttamento minorile, paghe misere per i lavoratori e livelli di sicurezza in fabbrica non qualificabili: edifici fatiscenti, nessuna tutela, incidenti e morti sul lavoro. Abbiamo allora svolto un’indagine tra gli alunni delle classi sia terze che seconde e i professori, utilizzando Moduli Google.

Dalle risposte sono emersi dati molto interessanti: circa un terzo tra noi, ad esempio, non è ancora a conoscenza di cosa sia questa «moda veloce», il che non è certo un aspetto positivo. Un dato confortante, invece, è che la maggioranza degli studenti considera un abito inutilizzabile solo quando è rotto o è cambiata la taglia, inoltre l’88% degli intervistati fa shopping perché ha bisogno di vestiti (una o due volte al mese), preferendo andare ad acquistarli in negozio. Quasi tutti sono almeno in parte consapevoli del «lato oscuro» della fast fashion, soprattutto per quel che riguarda il motivo dei bassi prezzi o dei danni ambientali, anche se pochi hanno provato a cercare una risposta. Tra le soluzioni proposte, emerge preferire acquisti consapevoli, magari da brand locali, e non basarsi solo sui prezzi. Dunque possiamo constatare che la fast fashion è una concezione della moda sbagliata, ma una moda sostenibile può e deve nascere, attraverso l’uso di fibre naturali, il corretto mantenimento degli standard di sicurezza nelle fabbriche, un’equa retribuzione dei dipendenti e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Per incentivare all’acquisto di prodotti «sostenibili» si potrebbero limitare le esportazioni delle aziende in questione: il crollo dei loro guadagni sarebbe immediato, oppure sensibilizzare i giovani a non comprare tali indumenti, invitandoli a riparare e riciclare i vestiti quante più volte possibile. Se collaborassimo insieme, potremmo ridurre la diffusione della fast fashion? Un mondo che rispetti i nostri diritti è possibile. Basta volerlo.

Samuele Montironi e Fulvio Oddi III A

 

Francesco Saccomandi è un TikToker di successo che si occupa di cucina e ha il blog «Siamo tutti forno star». Nato a Ravenna nel 1972, ha studiato marketing a San Diego e come università economia e commercio.

Ora lavora in un’azienda di forniture alberghiere. È stato in tv a «Detto Fatto» per il suo blog e su un programma americano. Come è nata la passione per la cucina? ‘Mi ricordo come se fosse ieri nella cucina di casa mia a 7 anni. Per compito di scuola dovevamo preparare la torta malvina, il classico ciambellone, e non riuscivo a separare le uova.

Dopo tanti tentativi la torta venne perfetta e da quella volta non ho più smesso’. Quale è stato il suo primo video virale? ‘Durante il lockdown stavo per andare a dormire e vidi che su TikTok i follower stavano iniziando ad aumentare per un video in cui mettevo le mani nell’impasto della pizza. E’ stato bello perché tutti questi follower sono arrivati all’improvviso, dal nulla.

Però la cosa ha anche lati negativi. Possono arrivare insulti gratuiti’. Ricetta preferita? ‘Cupcake tiramisù: cupcake classici con sopra una crema di mascarpone e caffè’. Quale ti viene meglio? ‘La torta Foresta Nera composta da Pan di Spagna al cioccolato, panna e ciliegie, il tutto coperto da cioccolato, che ho fatto anche in tv in America’.

Pensa di aprire un ristorante in futuro? ‘No. Averne uno ristorante è come avere un secondo figlio, una cosa a cui devi pensare da mattina a sera. Un impegno troppo grande per me’. Ha anche un account Instagram? ‘Sì, lo uso soprattutto per le storie, perché sono un po’ come un diario che scrivi tutti giorni, oltre per pubblicare anche lì i miei video. Cosa ne pensi delle persone che cucinano cibo spazzatura o comunque ipercalorico? ‘Secondo me è tutto show, tutto per creare hype, perché dubito che poi la gente mangi davvero quella roba lì’.

Hai mai pensato ad una ricetta che poi si è rivelata un fail? ‘Sì perché, per esempio, delle ricette soprattutto americane o orientali sono tante quelle che non vengono bene. Secondo me non bisognerebbe avere paura di mostrare di più questi fallimenti, infatti mi è appena venuta un’idea: voglio postare più fail, perché tanto siamo tutti umani e gli esseri umani possono sbagliare’.

Alessandro Bigazzi, Nicole Carraro, Sabbir Howlader 2^ D

 

A un secolo dalla nascita, il 2023 a buon diritto sarà l’anno di Italo Calvino, famoso scrittore italiano del Novecento che grazie alle sue intramontabili opere moltissimo ha dato alla letteratura italiana.

Nasce a Cuba il 15 ottobre 1923 ma si trasferisce nel 1925 in Italia. Nel 1944 partecipa alla resistenza italiana, esperienza che lascerà traccia nelle sue prime opere. La classe 2F della Scuola Media «G.

Fagnani» di Senigallia ha reso omaggio al grande scrittore con la lettura de Il cavaliere inesistente, primo romanzo della trilogia I nostri antenati.

Gli argomenti trattati da Calvino non ci appaiono per nulla lontani. Abbiamo capito che Calvino affronta temi che ci riguardano come l’amore, l’avventura (forse i più trattati), la ricerca dell’identità, la guerra e l’onore, descritto come un valore che non può essere perso perché altrimenti i soldati non sarebbero più nessuno. La guerra fa da sfondo a tutte le vicende: è un tran-tran che si ripete e a cui drammaticamente nessuno bada più. Uno dei suggerimenti che sembra darci Calvino con questo racconto è che anche gli uomini reali possono essere «inesistenti»: chi non ha una precisa personalità agisce come un robot, un’armatura vuota e, alla fine, non lascia traccia di sé. Il tema dell’identità è espresso da una frase di Sofronia, alla fine del romanzo: «Anche ad essere si impara», poiché l’esistenza è consapevolezza di sé. La lettura guidata di questo romanzo è stata particolarmente interessante anche per la condivisione di opinioni con i compagni di classe.

Arianna Capricci, Giulia Ripari 2F

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