ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Sante Zennaro di Imola (BO) - 2A

Cyberbullismo, fenomeno da affrontare

Un approfondimento su un tema che riguarda da vicinissimo i ragazzi: che cos’è e che cosa si deve fare se si è fra le vittime

Abbiamo voluto approfondire e conoscere il tema del cyberbullismo. Ma, esattamente, che cos’è? Il cyberbullismo è una forma di bullismo che avviene tramite internet. Molto spesso, gli insulti sono riferiti all’aspetto fisico e coloro che li scrivono rimangono anonimi. Chi è che compie queste tremende azioni? Solitamente questi commenti sono scritti da un bullo oppure da un gruppo di bulli. I cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri «amici» anonimi, che perseguitano le vittime con messaggi, immagini e video offensivi inviati tramite le piattaforme del web.

La maggior parte delle volte queste persone che hanno comportamenti da ’bullo’ sono in realtà insicure e commettono questi atti per sentirsi superiori.

Andiamo adesso ad analizzare l’atteggiamento e il comportamento del bullo, durante un attacco di cyberbullismo. Lo schermo che divide il bullo dalla vittima non consente al cyberbullo di vedere gli effetti delle proprie azioni, infatti, hanno ampia libertà nel poter fare online ciò che non potrebbero fare nel-la vita reale. Le azioni possono riguardare molestie verbali o aggressioni fisiche che possono portare la vittima a farsi del male o addirittura al suicidio. Esistono per fortuna modi per inter-venire. Ciascun minore ultraquattordicenne che sia stato vittima di cyberbullismo può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o dei social media una richiesta per la rimozione dei contenuti diffusi nella rete.

Se entro 24 ore il gestore non avrà provveduto, l’interessato può rivolgere una richiesta al garante per la protezione dei dati personali che rimuoverà i contenuti entro 48 ore. Se un ragazzo sotto i 14 anni è vittima di cyberbullismo deve parlarne con un adulto.

Lasciamo alcuni consigli destinati ai ragazzi come noi. Non rispondere a e-mail o sms molesti e offensivi; salvare messaggi offensivi che si ricevono prendendo nota del giorno e dell’ora in cui il messaggio è arrivato; utilizzare filtri per bloccare e-mail moleste e contattare la polizia in caso di minacce fisiche o sessuali.

 

Martedì 13 febbraio 2024 abbiamo incontrato l’avvocata Michela Mazza È venuta a spiegarci del cyberbullismo e del suo lavoro. Ci ha parlato di diversi temi, come del garante privacy.it, che è un sito che garantisce la nostra privacy. In più, ci ha segnalato una e-mail alla quale possiamo riferire e segnalare episodi di bullismo: [email protected]. Ci ha detto anche che il 114 è il numero di emergenza infanzia, a cui fare riferimento se ci sono situazioni di pericolo in cui sono coinvolti bambini o giovani, mentre il 114.it è il sito. Poi, l’avvocata ci ha spiegato la ‘Culpa in vigilando’ è la colpa che ricade sulla sorveglianza, quando qualcuno che è sotto controllo e gli succede qualcosa o si fa male. ‘Culpa in educando’, invece, è la colpa dei genitori quando educano male i loro figli. Ci ha lasciato anche i numeri di emergenza da contattare in caso di pericolo.

In più, ci ha spiegato che dai 14 anni in poi siamo tutti punibili.

Alcune informazioni sulla figura dell’avvocato, che può essere penale o civile. Prima di condannare una persona ci sono 3 gradi di giudizio. L’avvocata ci ha raccontato la storia di Carolina: questa ragazza aveva mandato una foto intima al suo ragazzo e il suo ragazzo ha mandato la foto a tutti, quando lei lo venne a sapere e si sentì molto in imbarazzo e si suicidò a 14 anni.

Benedetta, Elena, Douae Francesco

 

Il 13 febbraio abbiamo incontrato l’avvocata Michela Mazza, nella nostra classe 2ªA della scuola secondaria Sante Zennaro. Le abbiamo posto delle domande, per esempio quanto tempo si deve studiare per diventare avvocato. «Adesso bisogna studiare 5 anni, ma ai suoi tempi era necessario solo 3 anni», ci ha detto Mazza. Poi, abbiamo chiesto se fosse un lavoro difficile. «É come un qualsiasi lavoro, in cui ci sono momenti più e meno complicati», ci ha detto. Dopo averci dato delle risposte, ha iniziato a farci un discorso sui temi del bullismo, cyberbullismo e ci ha raccontato delle sue testimonianze. Ci ha comunicato l’episodio di bullismo, avvenuto nella classe di suo figlio: una ragazza aveva litigato con un ragazzo e quindi lui con dei suoi amici, dallo zaino della ragazza, hanno rubato 70 euro. Per finire ci ha mostrato i numeri di emergenza da usare in caso di bisogno, come il 113 (polizia di Stato), 112 (carabinieri), 115 (pompieri), 1522 (numero per vittime di stalking o violenza di genere) e il 118 (ambulanza).

Alunni della 2ªA

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