ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola secondaria di primo grado Glauco Fiorini di Dovadola (FC)

Quando Tamberi ci disse di non mollare mai…

Con le Olimpiadi di Beijing abbiamo ripensato alle sfide dei campioni. Bebe Vio ci insegna che se è impossibile, allora si può fare

Giovedì scorso sono iniziate le Olimpiadi Invernali di Beijing in Cina, che all’Italia stanno già regalando grandi soddisfazioni e che a noi ragazzi fanno tornare con la mente non solo alle Olimpiadi di Tokyo della scorsa estate, ma anche ai grandi eventi sportivi del passato. Per questo, vogliamo rendere omaggio ai campioni che ci hanno fatto sognare e che ci hanno fatto ‘volare in alto’. A proposito di ’volare in alto’, iniziamo la nostra carrellata con Gianmarco Tamberi, campione di salto in alto, che alcuni di noi hanno incontrato, quando, come ricorda Manuel, venne a Dovadola per premiare la classe che aveva vinto il concorso ‘Scrittori di classe’.

Era il 21 Dicembre 2017: stava nevicando….ripensando a quella mattina, Anna, Chiara S., Elia, Fabio, Michele, Mevlan e Sada condividono un ricordo: «Quel giorno eravamo molto emozionati, perché avremmo incontrato una persona importante. Non guardammo, però, solo questo in lui, ma, soprattutto, guardammo la persona che era, il suo carattere e il suo saper fare l’atleta. Infatti, dopo averci mostrato il video del suo infortunio, molto triste, alla caviglia, ci disse di «di non mollare mai» davanti a qualsiasi difficoltà, di seguire i nostri sogni e di non limitarci ad immaginarli. Inoltre, ci fece una promessa,che avrebbe vinto le Olimpiadi di Tokyo 2020. Promessa che è stata mantenuta!».

La storia di Gianmarco Tamberi dall’infortunio del 2016 alla medaglia d’oro condivisa con Barshim del 2021 (che tanti di noi, tra cui Luca, vorrebbe un giorno condividere con il proprio amico) è una «storia di rinascita, rivincita, perseveranza e determinazione»secondoMassimo,che ci insegna che bisogna rialzarsi sempre e che «tutti dovremmo fare ciò nei momenti in cui siamo giù di morale» rimarca Giacomo B. Nella vita di ogni sportivo, ma anche di ognuno di noi, le ‘cadute’ capitano spesso: l’importante è rialzarsi e…«indossare con orgoglio la medaglia d’argento nonostante il dispiacere e la tristezza» dice Teresa, come fecero ai Mondiali Usa del 1994 Franco Baresi e Roberto Baggio. Quest’ultimo, di cui noi conosciamo le gesta grazie ai racconti dei nostri babbi e dei nostri nonni, è una fonte diispirazione, un giocatore molto stimato per chi, come Antonio, Leandro, Pietro e Mattia (solo per citare alcuni nostri compagni), vorrebbe diventare un calciatore famoso e affermato.

Baggio, infatti, non è il rigore sbagliato: «Tutti sbagliano, l’errore è umano, lui era ed è un fenomeno, lo rimarrà per sem-pre» secondo Riccardo.

Baggio, quindi, ci insegna che «dietro un grande calciatore non c’è solo il talento, ma anche il duro lavoro, l’impegno, la passione e la dedizione» dice Gregorio. Un altro esempio sportivo da seguire, secondo Chiara B., Giacomo C., Irene, Jessica, Maya, Nicole, Rachele, Rebec-ca, Sofia, è Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, per tutti Bebe Vio, una ragazza, anzi, una donna meravigliosa, che tutti noi ammiriamo per la sua forza, per la sua determinazione, per il suo modo di fare e per la sua capacità di reagire di fronte ai problemi .

Nonostante tutti gli ostacoliche la vita le ha riservato fin dall’età di undici anni (dalla meningite fulminante alle amputazioni e alle infezioni), lei ha sempre lottato con tutta se stessa per realizzare i suoi sogni e per raggiungere i suoi obiettivi fino a diventare una campionessa olimpica di scherma. È una grande dimostrazione di coraggio, positività e simpatia! Simpatia che si concretizza in quel suo sorriso stampato sul volto, con cui riesce a trasmetterci una sensazione di spensieratezza, libertà e gioia immensa. E pensare che alcuni di noi si demoralizzano per un capello fuori posto, ‘fanno i capricci’ per avere una maglietta o delle scarpe nuove e non si accontentano di quello che hanno… Lei, invece, ha affrontato situazioni che non si augurano a nessuno e che è riuscita a gestire, pur con alti e bassi.

Il suo urlo liberatorio alle Olimpiadi di Tokyo ci ha fatto venire la pelle d’oca e ci ha fatto scendere qualche lacrima, ma, soprattutto, come sostiene Bebe, ci dimostra che, se sembra impossibile, allora si può fare.

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