ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Tutti insieme costruiamo la pace

Ognuno può dare un piccolo contributo per combattere la violenza. Tanti insegnamenti arrivano dalla scuola

Ragazzi, che ne dite di parlare oggi delle vostre paure? «Sì, ne abbiamo bisogno. Io, prof, cerco di vivere al meglio la mia vita, ma a volte ho paura di fallire e mi blocco davanti a certe situazioni. Temo che, una volta anziano, mi possa pentire di tutto ciò che avrei potuto fare, ma che per colpa della scarsa autostima e coraggio non ho realizzato. Ho paura di non vivere davvero, di sprecare la mia vita».

«Io, invece, temo di non riuscire in futuro a raggiungere obiettivi che per altri sono scontati: prendere la patente, diplomarmi e poi laurearmi, trovare lavoro».

«Pure io penso di non essere all’altezza del mondo». «A me spaventano tanto la guerra e la perdita dei miei cari». «La mia paura più grande, invece, è di essere giudicata. È come se mi sentissi sbagliata per quello che penso o per quello che faccio.

Per essere accettata sarei tentata a comportarmi come gli altri, ma così perderei la mia personalità. Invece dovremmo essere fieri di noi stessi, senza preoccuparci troppo delle critiche distruttive degli altri». «Prof, io ho paura di esprimermi così come io sono, senza avere quella sensazione di essere di troppo. Temo che, manifestando i miei sentimenti, gli altri possano pensare che io sia fragile, sensibile e capire i miei punti deboli inte-riori per usarli contro di me. Per questo sono diventata molto fredda e credo che poche persone mi conoscano veramente».

Cari ragazzi, per vincere le paure del futuro ed essere pienamente voi stessi è importante parlarne e confrontarsi. Potete e dovete chiedere aiuto a persone che hanno vissuto più di voi e che tengono a voi. E’ ovvio che non capirete sempre tutto, che ci saranno delle difficoltà, ma andate avanti con fiducia in voi stessi. C’è chi vi giudica, ma anche chi vi sta accanto e crede in voi. La vita è vostra ed è bella: imparate dagli errori e apprezzate le piccole grandi gioie quotidiane». L’indifferenza è non vedere i problemi di chi ci circonda pensando che non ci riguardino, disinteressandocene. Una denuncia contro questa ‘apatia morale’ è la riflessione della senatrice a vita Liliana Segre: «L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice». Tale atteggiamento può condurre all’odio e alla violenza, fa accettare situazioni che dovrebbero invece scuoterci. Ci fa voltare dall’altra parte quando vediamo una persona soffrire, essere derisa, discriminata, malmenata, invece di difenderla. Spesso si preferisce non esporsi, non immischiarsi per paura o per evitare un coinvolgimento o per scarsa attenzione e sensibilità verso gli altri.

Dovremmo allenarci al rispetto, all’empatia, a metterci nei panni degli altri per sentire quello che loro provano, perché nelle difficoltà avere qualcuno vicino, risolleva l’animo. Se assistiamo a degli atti di bullismo, di razzismo, di discriminazione e non ci opponiamo, ne siamo complici.

Considerando un ambito più ampio, molti sono i problemi che colpiscono il mondo: l’inquinamento, il cambiamento climatico, le guerre, ecc. In particolare, in questo momento, viviamo con il fiato sospeso per la guerra tra Russia e Ucraina e non possiamo rimanere indifferenti»

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