ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Gli occhi di un bambino sulla cruda realtà

Il celebre libro ‘Io non ho paura’ di Niccolò Ammaniti sul rapimento di un ragazzino colpisce profondamente e ci fa riflettere

Anni Settanta, Italia. C’è un minuscolo gruppo di case: Acqua Traverse. È un piccolo paese del Sud Italia molto povero. Una delle case è quella di Michele, le altre invece sono abitate dalle famiglie dei suoi amici: Salvatore, Antonio detto il Teschio, Barbara e Remo. Michele vive con sua sorella Maria, sua mamma e il suo babbo, che però è sempre via al nord per lavoro e non torna quasi mai a casa. Questa è una storia inventata ma potrebbe essere vera, è raccontata in prima persona da Michele a distanza di anni, quando ormai è un adulto. Anche Michele e i suoi amici sono inventati ma potrebbero essere veri. ’Io non ho paura’ è stato pubblicato nel 2001 ed è uno dei romanzi più famosi di Niccolò Ammaniti.

Michele è un ragazzino di nove anni socievole, vivace e sognatore, sta molto tempo fuori con sua sorella Maria e con i suoi amici. Maria ha 5 anni e vuole seguire dappertutto il fratello. Il papà di Michele all’inizio si dimostra un padre affettuoso e molto simpatico, ama stare con i propri figli. Ma presto dimostra un lato nascosto e sconvolgente. La madre di Michele, Teresa, è una donna molto bella, ma allo stesso tempo severa, che soffre molto per le lunghe assenze del marito. I bambini di questo romanzo hanno comportamenti spesso scorretti e rischiosi per la loro età.

Passano le vacanze estive quasi senza il controllo degli adulti, intere giornate da soli. Spesso si annoiano e allora, approfittando dell’assenza degli adulti, fanno giochi pericolosi oppure raccontano storie mostruose come se fossero vere, con zombi incredibili oppure con animali della fattoria vicina che divorano interi i cani. Una volta Michele vede Barbara che, nel tentativo di togliere le zecche al cane, lo sta quasi per affogare in una pozza di fango.

Tutti i bambini hanno paura del ’Teschio’ , prepotente e aggressivo, oggi sarebbe considerato un bullo. Suo fratello grande è solitario ed è un tipo strano. Un giorno Michele e i suoi amici fanno una gara che Michele perde, deve scontare una penitenza rischiosa, ovvero attraversare da solo una casa abbandonata con il pavimento tutto rotto. Ad un certo punto cade sopra ad un materasso che copre una buca.

Lì dentro è nascosto un bambino: morto? Sembrerebbe così.

Poi però scopriamo che è vivo ed è stato rapito per avere un riscatto dalla famiglia. Il bambino è in brutte condizioni, fa discorsi strani e sembra che non si ricordi com’è il mondo fuori da quel buco.

Dato che Michele è solo un bambino, si immagina le cose più terribili e incredibili, all’inizio pensa che sia stato rapito dalle streghe e dagli orchi, ma anche che il bambino sia suo fratello gemello pazzo che i suoi genitori hanno rinchiuso. Dopo questa scoperta Michele comincia ad uscire da solo ogni giorno senza dire niente a nessuno, solo per andare a trovare il bambino, che comincia a parlargli e dice il suo nome: Filippo.

Un giorno Michele a casa vede i suoi genitori con altre persone che guardano il telegiornale aspettando una notizia con molta ansia, riguarda proprio il bambino rapito. Michele scopre così che i suoi genitori e i vicini di casa sono coinvolti nel rapimento, il suo babbo urla che se non riceveranno i soldi lui taglierà le orecchie a Filippo. Michele ha solo nove anni e ora sa di colpo che la violenza del mondo è arrivata fino a casa sua, che gli orchi non esistono ma che suo padre è come loro. La frase che gli ha detto una volta è dunque vera: «I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te.

Devi avere paura degli uomini, non dei mostri». E suo padre e i suoi amici fanno davvero paura.

Michele cresce in fretta, il suo mondo fantastico di mostri paurosi viene distrutto dal mondo degli adulti, ancora più terribile.

Ha anche il coraggio di tenere la sorella più piccola all’oscuro, per proteggerla da una verità troppo dolorosa.

Questo romanzo ci ha appassionato molto perché abbiamo potuto seguire la crescita psicologica del protagonista. Inizialmente i pensieri di Michele sono fantasiosi, come quando pensa che Filippo sia stato rapito dalle streghe, le sue ipotesi sono anche buffe, perché a nove anni si fatica a interpretare le cose. Ci siamo rivisti un po’ tutti in Michele, siamo entrati nel vivo della storia e ci siamo immaginati quello che provava nello scoprire quello che si nascondeva dietro ogni cosa nuova.

Il mistero dei fatti e la grande avventura in cui Il bambino si è lanciato ci ha sempre incuriositi e tenuti con il fiato sospeso. Le vicende raccontate da un bambino sono più interessanti proprio perché, non riuscendo a comprenderle subito, prova a interpretarle con la sua fantasia, così che escono fuori cose assurde e surreali, che un adulto non concepirebbe mai. Buona lettura!

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