ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

I droni, comincia il volo verso il futuro

Dall’economia alla scienza, le mille applicazioni di questo ’apparecchio’ raccontate dai giovani cronisti della terza A

I reporter della ‘Giovanni Bonifacio’ propongono una singolare inchiesta sui droni, al loro fianco la prof Antonella Soave.

Protagonisti di questo ’pezzo’ sono i cronisti della classe terza A.

DRONI, INVENZIONE DALLE MILLE APPLICAZIONI Prima di tutto, dimenticatevi di tutti i loro stereotipi, non sono solo dei piccoli elicotteri come si pensa. Tecnicamente sono mezzi di locomozione pilotati da remoto. Infatti il loro pregio che li rende così unici è il fatto di poter essere applicati in ambiti inaccessibili o pericolosi per gli operatori. Sono il futuro dell’automazione industriale e agricola, ma tutt’oggi esistono sistemi di monitoraggio e analisi dei campi più veloci di quelli terrestri. Un solo esemplare può anche sostituire tutti i lavoratori nella cura delle colture. Questo fa pensare alla perdita di posti di lavoro, ma è anche l’occasione di crearne di più specializzati e semplificare il lavoro di fatica affidandolo alle macchine. Infatti c’è comunque bisogno di qualcuno che li sappia programmare e pilotare. In ambito industriale non semplificano la produzione ma possono controllare i macchinari e vigilare quando la fabbrica chiude in modo più efficiente delle semplici telecamere. Inoltre i modelli con più capacità di carico cominciano a essere usati in start app in nord Europa per consegnare pacchi da shop online come Amazon Air.

In Svizzera alcuni ospedali hanno cominciato a spedirsi analisi di tamponi o medicinali con droni senza pilota, cioè dal percorso programmato. Come limpido esempio dell’utilità dell’assenza di pilota, nel dicembre dell’anno scorso la squadra di vulcanologi dell’Università del New Mexico ha cominciato a monitorare il Cumbre Vieja durante l’eruzione più grande degli ultimi 500 anni sorvolando la zona colpita per prelevare del gas dalla cui analisi si può dedurre la sua attività futura. Prima di questo evento lavoravano sul Tavurvur in Nuova Guinea e per i rischi a cui si esponevano e l’originalità del loro progetto volcan sono stati finanziati dalla National Science Foundation per un totale di un milione e mezzo di dollari per 4 anni, per sviluppare sistemi sempre più automatizzati ed efficienti per la raccolta di campioni in zone pericolose.

Matthew Fricke, a capo del progetto, ha affermato che sono stati i primi a rilevare il punto preciso di origine della lava durante l’eruzione. Chiaro, visto che sono stati anche i primi a cercare dall’alto. Insomma, questi mezzi diventeranno indispensabili tra qualche anno. Tutte queste iniziative promettono bene nella diffusione dell’automazione anche tra le aziende con meno liquidità a disposizione.

Personalmente, pensiamo che questo genere di automazione sarà centrale in un futuro prossimo.

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