ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Il progresso è un bene o un male?

Istruzioni per vedere il mondo con lo sguardo di Pier Paolo Pasolini, in occasione del centenario dalla nascita

La parola progresso è quotidiana nei nostri linguaggi, oggetto critico di molti discorsi. Dato dal rapporto con la società e con la storia, è la trasformazione potenziale delle nostre condizioni sociali, culturali, tecnologiche ed economiche, del nostro modo di vivere per evolvere in modo positivo atteggiamenti, caratteri, pensieri, al fine di un più sviluppato benessere.

Tuttavia, nel corso della storia dell’uomo, il progresso è stato spesso oscurato da diverse circostanze, come guerre, epidemie, conflitti politici e sociali, grandi difficoltà economiche.

Riflettendoci, il progresso è un bene o un male? Forse è una domanda tra le più difficili che esistano, dello stesso calibro di che cos’è la felicità. Analizziamo le origini di questa parola, che deriva da progressus, in latino significa avanzare, andare avanti. Quindi dai tempi antichi ad oggi, non ci sono state sostanziali metamorfosi di significato, anche se è difficile abbracciare migliaia di anni col pensiero: è la distanza fisica, ma eterna, tra noi e i nostri avi, che aumenta sempre di più con lo scendere lento della sabbia nella clessidra. Prevale l’idea che il progresso ci abbia resi migliori rispetto al passato e alle ’altre specie’.

Ma un animale distruggerebbe la sua stessa specie per il pensiero della propria superiorità? Metterebbe a rischio il pianeta producendo quantitativi immensi di rifiuti? «Non tutto quel che viene dopo è migliore», scriveva Manzoni. Il progresso ha portato grandi innovazioni che hanno migliorato la qualità della vita, è vero, ma non è con lo stesso progresso che si è arrivati al riscaldamento globale e all’inquinamento atmosferico? Tutte le novità introdotte nel corso del tempo hanno oscurato a tal punto i lati negativi da farceli quasi dimenticare. Aveva forse ragione Leopardi nel dire che l’uomo è vittima dello sviluppo? Il progresso rende l’uomo infelice, nella costante idea di superarsi e di avere sempre di più.

Scompare il senso di naturalezza dei fanciulli. L’attenzione del desiderio umano sembra essere molto lontana dalla ricerca della felicità. Domina un atteggiamento individualista, comandato dal «potere senza volto», avrebbe detto Pier Paolo Pasolini.

Questa mentalità egoista ha portato ad una logica super competitiva, e per diversi aspetti ha peggiorato la società. Questo lo si vede, ai giorni nostri, nell’assenza di empatia, nella paura di essere se stessi, o nella perdita del linguaggio. La mancanza di immedesimazione è una delle cose peggiori che il progresso abbia comportato.

Sembra mancare l’abilità di vedere il mondo come lo vedono gli altri, cercando di capire l’altro, di valorizzare l’altro, non confondendolo col sé.

La solidarietà riesce a metterti alla pari, nel capire che tutti noi sottostiamo alla natura. L’uomo vuole essere veloce quanto la natura, perciò prova a velocizzare tutto ciò che lo circonda, ma a volta plasmare il futuro con rapidità ti porta a perdite irreversibili. Come la stessa perdita del linguaggio, che significa perdere pensieri, cosa che può essere normale nel cambiamento genetico di una lingua, ma non così velocemente.

Lo possiamo notare pensando alla scrittura legata ai dispositivi elettronici: le persone abbreviano parole, annullano i punti e mandano audio solo per non ’sprecare’ del tempo. Il tempo risparmiato è impiegato nella ricerca di ulteriori comodità, di strumenti che in un certo senso ci ’controllano’ grazie al ’bisogno’.

La stessa pigrizia frettolosa è proprio ciò che porta col tempo a perdere gesti, sfumature o parole intere che restringeranno la nostra capacità di pensiero.

Alla stessa maniera, a lungo termine, smetteremo di fare alcune attività, che significa ridursi ad annullare qualunque cosa ’non necessaria’ per vivere, o che non ci piaccia. «Io so di non sapere» direbbe Socrate, ma è certo che, se questo è il progresso, bisogna dargli una sterzata decisiva, se vogliamo ritrovarci in sponda agiata, e non naufraghi nel deserto, immersi tra danni per generazioni future.

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso