ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Pesca, antica arte fra i torrenti di Modigliana

Un tempo era una delle attività più praticate del territorio. Così l’associazione Pescatori si prendeva cura dell’ambiente

Modigliana è un paesino collinare circondato da tanta natura (campi verdi, boschi di faggi, ontani, frassini, aceri) e bagnato da ben tre torrenti. Essendo immersa in un contesto naturalistico ancora abbastanza incontaminato, ne deriva che una delle attività più praticate del territorio è la pesca. Alla fine della seconda guerra mondiale, a Modigliana nacque l’Associazione Pescatori fondata dai vecchi pescatori del paese. Non esistono fonti scritte o materiali del passato che ne testimonino l’avvenuta esistenza, ma tutto è stato tramandato oralmente attraverso i racconti delle persone presenti all’epoca che hanno condiviso quelle storie con figli e nipoti: quelle persone sono i nostri nonni.

Mio nonno, Giuseppe Piazza, è un vero e proprio archivio della memoria, che raccoglie oltre 70 anni di esperienza di pesca, a partire dalla sua prima canna, un’asta di bambù armata con amo d’acciaio ed esche naturali, i lombrichi che cercava nel fiume o sotto i sassi e le ’mignatte’, ovvero sanguisughe raccolte nei pressi dello scarico del vecchio macello di Modigliana, sede dell’attuale scuola di musica.

Fin da bambino adorava passare intere giornate sui bordi dei torrenti che attraversano Modigliana, ossia il Tramazzo, l’Ibola e l’Acerreta; la pesca inizialmente era per lui un divertimento e poi si è poi tramutata nella più grande passione della sua vita, passione che ha trasmesso a suo figlio (ossia il mio babbo), il quale l’ha trasmessa a me, attraversando ben tre generazioni.

A quel tempo i torrenti erano ricchi di acqua e popolati di diverse specie di pesci: si potevano catturare trote, barbi, cavedani, carpe, anguille e tinche che arricchivano ogni battuta di pesca. All’età di 14 anni divenne un membro dell’Associazione Pescatori di Modigliana.

I pescatori che ne facevano parte erano muniti di tesserino della F.I.P.S. (Federazione Italiana Pesca Sportiva) e la licenza di pesca, che aveva validità annuale, veniva sottoscritta al costo di 5 mila lire. Per ripopolare i fiumi di trote (l’unica specie che non si riproduce in maniera autonoma nel nostro territorio poiché non è abbastanza freddo),in primavera l’Associazione Pescatori riceveva dalla Provincia, oppure da allevatori specializzati, un certo numero di avannotti (i piccoli della trota) che venivano poi ’seminati’ alla sorgente dei torrenti.

L’associazione, in accordo con la Provincia, decideva quali erano le zone di riserva dove non si poteva pescare, in modo tale da permettere alle trote di cresce-re e, di anno in anno, di ripopolare tutti i torrenti.

All’inizio la semina avveniva a piedi oppure con gli asini, girando per i sentieri e trascinando con sé pesanti contenitori con gli avannotti da liberare poi, con l’avvento delle automobili, il metodo di semina è cambiato.

Le riunioni dell’associazione si svolgevano in una sala del comune, una o due volte l’anno, per fare il punto della situazione.

Con il tempo le cose sono cambiate, l’attenzione verso la natura è diminuita e la passione della pesca ha interessato sempre meno persone, così l’associazione, purtroppo, si è sciolta. Pertanto, oggi la cura dei torrenti è affidata alle guardie forestali e ai guardia-pesca che, con l’aiuto di noi pochi volontari, cercano di continuare a tenere in vita l’ambiente acquatico nella speranza che rifiorisca questa splendida passione che è la pesca.

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