ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Cambia il clima e ne risente anche il turismo

Sul nostro Appennino la scarsa nevosità ha frenato il settore sciistico, ma si punta sul ripopolamento delle vette in estate

Margherite che sbocciano a gennaio, livello del Po e dei suoi affluenti come ad agosto, tutto l’arco Appennino senza neve.

Anche in montagna i problemi legati al cambiamento climatico sono ormai evidenti. Questo è stato l’ennesimo inverno con alte temperature e poche precipitazioni. Il clima impazzito distrugge campi e coltivazioni.

Senza lasciare spazio all’immaginazione quello che ci aspetta, se non pioverà al più presto, sarà un’estate senz’acqua per campi e animali.

Per avere informazioni e dati attendibili, abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea Bertolini, meteorologo di Reggio emilia meteo, sito internet molto visualizzato, che gestisce le previsioni del tempo di Reggio e Provincia. «A livello locale la variazione termica è stata anche più rilevante – ci spiega Bertolini – con un aumento della temperatura media annua di circa 1.5°C nel corso degli ultimi 40 anni. Ciò ha comportato una riduzione delle intensità e della durata delle ondate di gelo invernali e soprattutto una maggior frequenza e forza delle ondate di calore estive».

Ci sono stati effetti anche sulle precipitazioni? «Si, seppur in misura minore, anche le precipita-zioni sono mutate. Il lieve calo delle precipitazioni, unito al sensibile aumento termico, ha ridotto inoltre l’apporto nevoso medio stagionale sia in pianura che in Appennino».

Qual è lo stato attuale dei nostri fiumi? «Fiumi e torrenti si trovano più spesso che in passato con poca acqua, talora anche sotto il livello di deflusso minimo vitale, rendendo impossibile l’approvvigionamento per fini irrigui. Gli eventi alluvionali, come già specificato, restano sempre possibili. Risulta quindi urgente intervenire per mettere al sicuro beni e persone mediante una attenta e rispettosa attività di pianificazione del territorio, una frequente manutenzione degli argini e degli alvei, e una tempestiva attività di previsione e monitoraggio idro-meteorologico».

A risentirne anche il turismo. Il settore sciistico ad esempio, bloccato per due anni causa Covid, ha provato quest’inverno a riprendersi, ma senza grandi risultati proprio a causa della scarsità nevosa.

Ma come incentivare il turismo locale nell’ottica di uno scenario così mutato? «Una qualsiasi programmazione di sviluppo turistico da qui a 10 anni – conclude Bertolini – dovrebbe basarsi sul clima così come lo conosciamo ora, quindi mettendo in conto inverni mediamente non troppo nevosi (pur con qualche significativa eccezione) ed estati generalmente caratterizzate da importanti ondate di calore, capaci di spingere la gente della città a prendere un po’ di fresco in Appennino».

Bisogna avere cura e amore del nostro territorio e iniziare a curarlo di più. Se noi giovani, adulti del domani, non rispettiamo per primi l’ambiente, le cose cambieranno nel peggiore dei modi e il nostro Appennino si spopolerà.

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