ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Alla scoperta delle risorse di Amandola

Raccontano i ragazzi davanti a San Ruffino: «Così abbiamo percepito la sfida che ci ha lanciato il Fondo Ambiente Italiano»

Alla scoperta delle risorse di Amandola: così abbiamo percepito la sfida che ci ha lanciato il Fondo Ambiente Italiano. La maggioranza dei ragazzi di seconda media ha partecipato a questa iniziativa svoltasi a San Ruffino lo scorso 17 ottobre. secondo noi, ci sono due modi per spiegare cos’è il Fai. Il primo è quello rimasto impresso agli studenti: imparare diverse frasi, di cui probabilmente non si ricorderà il significato a lungo, ripeterle a persone mai viste attratte dal desiderio di conoscere luoghi, facendo possibilmente una bella figura nella presentazione. La seconda versione, più tecnica, è quella inerente la definizione Fai: ‘è un’Associazione Italiana che ha lo scopo di valorizzare luoghi, naturalmente d’Italia, poco conosciuti e da difendere’. A parte la nostra considerazione in merito, andiamo a raccontare la concreta esperienza vissuta con l’inizio della preparazione risalente a sabato 16, la giornata delle prove. È ovvia-mente stata successiva al lavoro di ricerca, selezione, relazioni ed esposizioni svolto in aula.

La preparazione consisteva nel fare nostre le parole e i concetti da ripetere ai turisti.

«‘L’Abbazia di San Ruffino, dedicata ai Santi Ruffino e …’, non lo so, ricomincio da capo, perché devo saperlo benissimo. Allora: ‘L’Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale’ aspetta che do una sbirciatina, no, non posso guardare, ricomincio: ‘L’Abbazia dei Santi …» alla fine riesco nell’impresa dell’esposizione». In realtà la vera giornata del Fai è stata, come anticipato, domenica 17 e quindi siamo tornati a San Ruffino, in frazione di Amandola. All’inizio i turisti erano composti da genitori, poi sono arrivati schiere di visitatori.

Il nostro tour è iniziato presentando il retro dell’abbazia. Proseguendo ci siamo spostati verso la facciata della chiesa e successivamente ci siamo recati al suo interno. Qui, con le mani incollate alla ringhiera come dei vigili, c’erano due ciceroni che presentavano la parte principale della chiesa, ovvero la cripta, dove veniva eseguita una tradizione locale da sperimentare.

Questa pratica secolare consiste nel passare sotto un piccolo e basso altare al fine di evitare l’ernia.

Il cicerone che si occupava della cripta ha dovuto anche dimostrare ad ogni gruppo questa usanza: con tutte le volte che l’ha fatta, alla fine della giornata aveva il mal di schiena.

Per concludere al meglio la visita, abbiamo voluto rappresentare la tipica danza marchigiana, il Saltarello, per diffondere e far conoscere le nostre tradizioni, oltre che valorizzare il territorio.

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