ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

«La guerra ci ha segnato per sempre»

Maria, la nonna dell’alunna Sofia della scuola media ‘Pascoli’ di Riolo Terme, racconta il periodo buio del secondo conflitto mondiale

Abbiamo intervistato Maria, la nonna di Sofia.

Come si chiama? «Mi chiamo Maria e sono nata a Casola Valsenio».

Quanti anni ha? «Ho 91 anni, sono nata il 15 febbraio del 1930».

Quanti anni aveva quando è scoppiata la seconda guerra mondiale? «Quando la guerra è arrivata avevo 12 anni e ho dovuto interrompere la scuola».

Com’era il suo stato d’animo in quel brutto periodo? «Noi bambini non ci rendevamo conto di quello che stava succedendo, però eravamo molto tristi perché abbiamo dovuto abbandonare le nostre case per andarci a rifugiare da parenti che abitavano in posti più sicuri».

Cosa mangiavate durante quel periodo di carestia? «Noi non abbiamo mai sofferto la fame perché mio babbo, Giuseppe, aveva maiali e pecore e per paura che i tedeschi ce li rubassero e se li mangiassero, aveva fatto un rifugio anche per loro, in un campo aveva creato una specie di pagliaio con all’interno i recinti con maiali e pecore. Li abbiamo mangiati tutti, condividendo il cibo con le altre famiglie sfollate come noi».

Ha perso delle persone importanti per lei? «La mia famiglia era composta da quattro persone: mio babbo, mia mamma Angela e mio fratello Paolo. Tutti e quattro siamo ritornati, finita la guerra, alla nostra casa, che purtroppo era stata distrutta perché i tedeschi al suo interno avevano costruito una loro postazione radio ed evidentemente erano stati attaccati dai partigiani o dagli americani. Mia mamma ha perso un fratello e una sorella».

Dove lei e la sua famiglia vi rifugiavate durante i bombardamenti? «Il giorno prima che la nostra casa crollasse a seguito di un bombardamento, un mio zio ci aveva invitato ad andare in collina, dove abitava lui, perché riteneva che fosse più sicuro. E aveva ragione».

Avete dato un rifugio a qualcuno di nascosto? «Dopo Il bombardamento avvenuto a casa nostra, avevamo fatto un rifugio con le macerie, sotto si erano nascosti i nostri giovani partigiani perché erano ricercati dai fascisti. Mi ricordo di

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