ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Salviamo gli squali dallo ‘shark finning’

È la pratica attraverso la quale vengono loro tagliate le pinne condannandoli a morte certa e atroce. C’è una petizione per dire no

Se vedessimo qualcuno che taglia le zampe a un cane o a un gatto lasciandolo morire dissanguato faremmo di tutto per fermarlo. Lo stesso varrebbe per una mucca o un maiale. Eppure con il finning è proprio questo che succede agli squali. Lo shark finning è una pratica illegale che consiste nel tagliare le pinne ad uno squalo ancora vivo, per poi rigettarlo in mare. Lo squalo privo di pinne va incontro a morte certa in una lenta ed atroce agonia. La morte sopraggiunge per asfissia, poiché lo squalo non potendo nuotare soffoca per mancanza di ossigeno. Il numero di questi pesci si è ridotto drasticamente.

Ogni anno milioni di squali vengono massacrati per portare nei ristoranti di tutto il mondo le loro pinne: la pinna di squalo è infatti l’ingrediente principale della «zuppa di pinna di squalo».

Lo squalo viene ucciso soltanto per le sue pinne perché vendute a prezzi molto alti, mentre il costo della carne è basso, per questo motivo, lo squalo, dopo essere stato «depinnato», viene rigettato in mare, ancora in vita; anche se comunque il commercio di carne di squalo è all’attivo.

Con i moderni mezzi di pesca a larga scala, purtroppo, possono essere immesse sul mercato tonnellate di questo prodotto in tempi irrisori.

Mettendosi nei panni di chi vive di pesca in determinate zone del mondo, è evidente che uno stop definitivo alla pesca degli squali rappresenterebbe un disastro. Ciò che dovrebbe essere messo in atto è, invece, una cosa ben diversa: il divieto assoluto di praticare il finning in tutti i mari del mondo, lasciando tuttavia spazio alla pesca degli squali.

La buona notizia è che possiamo alzare la nostra voce per contrastare questo orrore, diffuso anche in Europa, grazie all’Iniziativa dei Cittadini europei con una petizione che nel giro di qualche mese ha raggiunto più di un milione e 200mila iscritti iscritti quando il minimo era di un milione.

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