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L’arte della medicina è amare il paziente

Abbiamo incontrato il prof Pierluigi Strippoli, docente di biologia all’Alma Mater per parlare con lui della Sindrome di Down

Il 16 febbraio scorso abbiamo incontrato il professore Pierluigi Strippoli, docente di Biologia Applicata all’Alma Mater e guida del Laboratorio di Genomica del Dipartimento di Medicina Specialistica. Strippoli è uno studioso della Trisomia 21 nota come Sindrome di Down ed è responsabile di un progetto innovativo chiamato Progetto Genoma 21. La Sindrome di Down prende il nome dal primo studioso che ne descrisse i tratti fisionomici, John Langdon Down, ma Jérôme Lejeune, nel 1959, capì che la malattia derivava dalla presenza di una terza copia nella coppia del cromosoma 21.

Sul cromosoma 21 ci sono 350 geni, alcuni dei quali sono responsabili della malattia. Essa presenta caratteristiche distintive come una particolare forma del viso, cardiopatia, malattie autoimmuni e disabilità intellettiva, che interessa però solo alcune zone del cervello. Il linguaggio si sviluppa più lentamente e ci sono difficoltà di espressione, ovvero i bambini capiscono molto di più di quello che riescono ad esprimere. I problemi legati alla cardiopatia sono stati affrontati grazie alle ricerche del dottor Rastelli, che mediante i trapianti di cuore ha aperto una strada per migliorare la qualità di vita dei bambini. Il Progetto Genoma 21, guidato dal prof. Strippoli, ha evidenziato come responsabile della Sindrome di Down solo una porzione del cromosoma 21, perché è stato dimostrato che, se questa porzione risulta assente, si può anche possedere un terzo cromosoma 21 ma non avere la Sindrome di Down. I pazienti affetti da questa sindrome hanno dei punti di forza: una capacità di socializzazione molto più elevata rispetto alla norma e sono in grado di generare attorno a loro un clima affettivo molto forte.

Gli aspetti emotivi e sentimentali non hanno nessuna differenza. Ci mettono più tempo magari a parlare o a scrivere, ma sono addirittura più sensibili. Percepiscono che c’è qualcosa che non va, ma se sono accettati, amati, messi in un contesto positivo non sono determinati da questa patologia. Strippoli spiega che il giorno di osservazione dei ragazzi in ambulatorio era il giorno più bello. Una volta è entrato preoccupato per questioni personali e nessuno dei suoi colleghi lo aveva percepito; solo una piccola paziente si è diretta verso di lui e, prendendogli le mani, ha cominciato a giocarci. Il professore ha spiegato, infine, che tutti i fondi che sostengono questa ricerca provengono da donazioni di privati.

Classe 2ER: Pasquali Francesco e Marchesi Elena.

Prof.sse: Lurdo Cinzia, Merli Sofia, Noli Giulia.

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