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L’antica città di Spina, un mistero risolto?

Mostre e convegni: una serie di iniziative sono in programma per celebrare il centenario della scoperta dell’ antica città si Spina

PORTO GARIBALDI In occasione del centenario della scoperta dell’ antica città di Spina (1922-2022), saranno promosse, dal Ministero della Cultura e dalla Direzione Generale Musei, una serie di iniziative per celebrare questa importante ricorrenza. Le attività celebrative saranno molteplici: mostre archeologiche (con sede a Comacchio, Ferrara e Roma); convegni, giornate di studio e seminari a tema, iniziative editoriali, attività didattiche, eventi divulgativi e di intrattenimento. La ricerca dell’antica città etrusca di Spina, situata tra le paludi nel delta del Po, ha costituito per anni un vero giallo archeologico.

Interessò studiosi e appassionati fin dal Medioevo, ma del florido emporio marittimo descritto dagli autori greci e romani sembrava essersi persa traccia. Nel 1922, durante le opere di bonifica delle valli di Comacchio, in modo del tutto casuale, vennero ritrovati terrecotte e bronzi di magnifica fattura greca.

Le successive ricerche, portarono alla scoperta di molte tombe dai ricchissimi corredi, grazie ai quali gli studiosi possono oggi ricostruire il passato della città di Spina, rimasta per secoli sepolta dal fango. La difficoltà di collocare precisamente la città etrusca, trova una ragione nelle trasformazioni continue del paesaggio del delta dovute alle alluvioni del Po, ai movimenti del Mare Adriatico, al costipamento del terreno e all’espansione degli specchi lagunari. Per questi motivi, l’esatta ubicazione della città, divenne una sorta di giallo archeologico. Il primo che ipotizzò il sito di Spina a Valle Trebba, nel XVII sec, fu il medico bolognese Gian Francesco Bonaveri incuriosito dalla particolarità che offriva l’ambiente lagunare da cui emergevano di tanto in tanto manufatti antichi, ma la sua esamina trovò conferma solo due secoli dopo. Alla scoperta casuale nel 1922 seguirono le indagini scientifiche dirette dalla Soprintendenza alle Antichità dell’Emilia e della Romagna. Le batterie di scavo, condotte fino al 1935 nell’area di Valle Trebba, portarono alla luce la zona settentrionale della necropoli di Spina con più di 1.200 sepolture. La successiva bonifica di Valle Pega portò alla scoperta, tra il 1953 e il 1956, dell’area meridionale della necropoli che, nell’arco degli anni, restituì ben 3.000 tombe. Tra il 1957 e il 1964 fu individuato l’abitato, precisamente nella Valle del Mezzano, oggetto, negli ultimi anni, di nuove indagini.

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