ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

«Io, un medico tra dolore e speranza»

L’europarlamentare Bartolo ha raccontato l’esperienza a Lampedusa tra i migranti: ha salvato una ragazza creduta morta nel naufragio

Grazie alla collaborazione delle Anpi di Appignano e di Montefano, abbiamo ascoltato da Bruxelles, con un collegamento online, Pietro Bartolo, medico lampedusano, oggi europarlamentare, per parlarci del fenomeno delle migrazioni e, soprattutto, della sua esperienza e lavoro.

Quando era piccolo sognava di diventare un ingegnere navale, essendo nato e cresciuto a Lampedusa in una famiglia di pescatori. Un giorno è rimasto colpito da una processione in mare con una bara bianca: era un neonato morto assieme alla madre per complicazioni durante il parto. Quell’episodio lo aiutò a maturare la decisione di diventare medico chirurgo, specializzato in ginecologia.

Erano gli anni ’90, quando iniziarono a sbarcare a Lampedusa i primi migranti di colore, una novità per l’isola. Subito si mobilitò per prestare loro soccorso sanitario e morale, come ogni buon medico deve fare. E così ha visto i segni di violenza, le ferite e le ustioni, fisiche e morali, delle quali si è occupato con tutto se stesso. Non ci ha nascosto la paura e l’angoscia provata nel vedere tanta sofferenza e la tentazione di abbandonare tutto. Quando si è trovato di fronte al cadavere di un bambino di tre mesi, su cui doveva eseguire un’ispezione cadaverica, subito non ce l’ha fatta, poi, grazie al sostegno dei familiari, è tornato a fare il suo dovere per dare dignità alle vittime del mare. Inoltre, in uno degli ultimi sbarchi, nel 2019,in cui stranamente la maggioranza era formata da donne, si è avvicinato a una particolarmente triste e si è fatto raccontare la sua storia di sofferenza: da un paese africano, in viaggio per due anni, è stata violentata, derubata e messa nelle carceri libiche per qualcosa che non aveva commesso, ma alla fine è riuscita ad arrivare in un posto sicuro e ha affermato che niente e nessuno l’avrebbero fermata, a parte la morte. Tanti volti e testimonianze di persone che rischiano consapevolmente di morire per conquistarsi il diritto alla vita.

Di Bartolo ci ha colpito il grande senso di responsabilità che lo ha portato a compiere scelte importanti come quella di entrare in politica. Si chiedeva spesso: «Fai quello che devi fare?». Voleva fare qualcosa di più per cambiare le cose, per questo è entrato in politica. Non riusciva più a contare i cadaveri di quel cimitero a cielo aperto che è diventato il Mediterraneo. Ha sottolineato come non sia più concepibile che dopo trent’anni ancora si parli di emergenza migranti. Significa che dobbiamo cambiare paradigma, strategia, strada.

«Queste persone – ha detto – sono la nostra opportunità, in un’Europa in crisi demografica, dove non si trova manodopera per lavori umili e dignitosi».

Ci ha ricordato che anche noi, in passato, siamo stati un popolo di migranti economici, che oggi nessuno vuole. «Se i Paesi in cui siamo giunti sono ricchi è anche grazie alle migrazioni» ha affermato. Oggi, se questo fenomeno ci spaventa, è colpa della cattiva politica che lo ha fatto diventare un problema. Le sue domande risuonano dentro: «Noi chi siamo? Siamo il frutto di questa contaminazione di popoli che ci ha fatto diventare più forti, più geniali, grazie alla commistione, come confermano gli studi». Abbiamo chiesto a Bartolo quale sia stata una cosa bella che gli si è presentata quando era medico a Lampedusa. Ci ha raccontato di quando ha salvato una donna che era stata messa nei sacchi dei cadaveri, ma lui ha voluto ricontrollare per scrupolo ed era viva. Oggi è diventata mamma ed abita in Svezia.

Tanti sono stati i momenti meravigliosi ed entusiasmanti: quando ha deciso di raccontare ciò che vedeva nei libri “Lacrime di sale“ e “Le stelle di Lampedusa“ o nel film “Fuocammare“ (Orso d’oro al Festival di Berlino), ma non si è trovato a suo agio sul red carpet.

Infine, ci ha esortato a non smettere mai di sognare in grande, perché l’umanità è fatta di persone. La sua speranza e il sogno di tutti noi è che i migranti possano trovare vie legali per salvarsi attraverso i corridoi umanitari e che noi europei non volgiamo lo sguardo altrove per non vedere tanta ingiustizia.

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