ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

San Francesco d’Assisi, ambasciatore di pace

Ottocento anni fa il ’poverello d’Assisi’ predicò in piazza a Bologna: le parole di un uomo semplice che seppero colpire i cuori di tutti

Ottocento anni fa San Francesco d’Assisi parlò in piazza Maggiore a Bologna. E chi lo avrebbe mai detto che un ’poveretto’ con i vestiti tutti stracciati potesse cambiare il pensiero di molti uomini con un solo discorso di pace? Siamo a Bologna ed è il 15 agosto del 1222, esattamente 800 anni fa: la sua predicazione è ricordata nelle cronache di Tommaso da Spalato, storico e sacerdote dalmata che, come studente qui in città, nel 1222 assistette all’evento e ne fu grandemente colpito. «Portava un abito sudicio; la persona era spregevole, la faccia senza bellezza, ma le sue parole convinsero molte famiglie ad abbandonare i conflitti e gli spargimenti di sangue» egli scriveva.

Quel giorno alcuni lo criticavano, altri lo guardavano strabiliati e, per curiosità, iniziarono ad ascoltarlo. Quando egli parlò molti piansero alle sue parole: «Gli angeli, gli uomini, i demoni». Parlò così bene e chiaramente di queste tre specie di spiriti che molte persone dotte, presenti nella piazza, rimasero non poco ammirate per quel discorso di un uomo apparentemente così semplice.

Era proprio lui, San Francesco d’Assisi, guerriero divenuto povero per volontà, dopo aver vissuto in una famiglia ricca in un paese vicino a Firenze.

Il ‘poverello d’Assisi’ fu per tutta la vita un ambasciatore di pace: pare che con le sue ispirate parole abbia mediato anche col sultano al-Kamil e, in prima linea alle crociate, fu ascoltato dal potente musulmano che poi lo lasciò andare incolume, in un momento in cui tra cristiani e musulmani la violenza era forte.

Sarebbe bellissimo se oggi, con un discorso, si potesse cambiare il pensiero di molti. Quel discorso di otto secoli fa nella nostra città ci fa sperare si trovi chi abbia il suo stesso ruolo in questi tragici giorni di guerra e che gli animi dei potenti riescano ad aprirsi e ad ascoltare, come quei nobili che sul Crescentone ottocento anni fa rimasero commossi e cambiarono vita. Ma tristemente osserviamo come in tanti secoli poco sia cambiato nei conflitti.

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