ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

«Il nostro futuro tra ottimismo e paura»

Dubbi, incertezze e speranze degli adolescenti: i ragazzi della III G si interrogano dopo due anni di pandemia e la guerra in Ucraina

La paura è un muro che ti blocca la strada, che ti fa pensare al peggio, che ti fa stare male. Ti accorgi di quanto tieni a qualcuno o a qualcosa solo quando corri il rischio di perderlo. Questi ultimi sono stati anni pieni di ansie, angosce, paure e, a volte, anche di sconforto e rassegnazione. La pandemia non ha cambiato soltanto il mio modo di pensare, ma ha modificato anche il modo con cui mi approccio alle persone o, semplicemente, il modo in cui mi mostro agli altri. I lunghi periodi di lockdown mi sono serviti ad interrompere una routine ormai scontata. Ho cominciato ad interrogarmi sui gesti di sempre, che compivo in automatico, e ho iniziato a considerarli da un altro punto di vista. Ho capito che è necessario cercare di cogliere il lato positivo da ogni esperienza che viviamo: personalmente ho dedicato più tempo alla mia famiglia e ho scoperto l’importanza dell’andare a scuola, su cui non avevo mai riflettuto, essendo un obbligo.

Ho sperimentato invece che la scuola è socialità, un’esperienza in cui bisogna mettersi in gioco in prima persona, uno strumento utile per comprendere il mondo ed i fatti che in esso accadono. Ho compreso come gli strumenti informatici siano veloci ed efficaci per informarsi ed apprendere, come forniscano nuove modalità per trascorrere tempo con gli amici. Ma ho anche sperimentato quanto le relazioni personali siano un cardine nel processo di crescita di ognuno di noi.

L’uomo, infatti, è un animale sociale e, solo stabilendo relazioni vere e significative, può trovare la piena realizzazione di sé. Anche se non è stato facile, ho cercato di trascorrere questi anni di isolamento con l’ottimismo che mi contraddistingue, con la speranza che tutto si sarebbe, prima o poi, risolto. Ultimamente, però, il mio ottimismo è stato messo di nuovo a dura prova: la notizia della guerra in Ucraina mi ha davvero scosso. Provo grande incredulità pensando a come l’uomo non abbia imparato nulla dagli errori commessi in passato. La storia evidentemente non ha mai insegnato niente, altrimenti non ci ritroveremmo in situazioni del genere. Il conflitto non è poi così lontano, la TV dice che è alle porte dell’Europa e, anche se io continuo a vivere la mia vita tra studio, amici e famiglia, il mio pensiero spesso va alla popolazione ucraina e ai bambini vittime di questa tragedia. Sabato pomeriggio sono andato a fare un giro in centro a Cesena: ho visto tanti ragazzi sorridere, divertirsi e camminare mangiando una crêpe calda e fumante. Mi è sembrato tutto così normale.

Tornato a casa, ho acceso la TV: ho visto immagini di Kiev, deserta e distrutta, e mi sono chiesto: “Perché i ragazzi ucraini non hanno i miei stessi diritti? Chi l’ha deciso?” La guerra non è mai giusta e mi fa molta paura.

Guardando le immagini al telegiornale, mi preoccupo non solo per il mio futuro, ma anche per quello dell’umanità. Resto lì in silenzio, senza parlare né muovermi, mentre nella mia testa risuona una sola parola, che vorrei urlare: “Basta!” Dopo due anni di pandemia, di lotte per cercare di difendere il nostro pianeta, ormai sommerso da rifiuti ed emissioni inquinanti, di città distrutte e vite stroncate da un conflitto ingiusto, ancora alcune persone non hanno compreso il valore della vita. Due anni fa ero un ragazzo spensierato e, anche se alcuni problemi esistevano già, non me ne preoccupavo: li lasciavo scivolare via come olio dalla mia vita, come se non ci fossero mai stati. Ora però sono cresciuto. Adesso riesco a comprendere che non sono l’unica persona ad esistere sulla terra e che i problemi, anche se non mi riguardano direttamente, sono presenti e sono di tutti.

I fatti recenti hanno spostato i miei pensieri e la mia attenzione su quelli che sono i veri valori della vita, che per me sono la famiglia, l’amore e la salute. Non voglio scrivere di ciò che penso succederà in futuro, per il semplice fatto che non ne ho la minima idea. Voglio scrivere di speranza. Spero in un mondo in cui il nostro dire: “Basta!” funzioni veramente, un mondo in cui le persone non debbano avere paura di esprimersi, di uscire di casa o di essere invase da un Paese vicino. Un mondo in cui si potrà vivere serenamente, senza timore di ammalarsi, senza dover cercare un “pianeta B” in cui abitare, perché il “pianeta A” l’abbiamo distrutto. Un mondo in cui le persone al potere ridimensionino le loro ambizioni e usino la diplomazia, anziché le armi.

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