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Scontare la pena guardando al futuro

Castelfranco, nella casa di reclusione a custodia attenuata i detenuti frequentano corsi per reintegrarsi nella società

«Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile»: così scriveva il giurista Cesare Beccaria nel ‘700.

Nella nostra Costituzione l’articolo 27 riprende questo principio, sottolineando che lo scopo del carcere è la rieducazione. A Castelfranco Emilia questi concetti vengono pienamente rispettati attraverso attività utili per la reintegrazione nella società dei condannati. Nella cittadina emiliana si trova una delle tre ’case di reclusione attenuata’ presenti in Italia.

Questo tipo di carcere è particolare perché ospita oltre ai detenuti anche gli ’internati’, condannati al cosiddetto ’ergastolo bianco’: sono coloro che hanno già scontato la pena, ma continuano la permanenza in ’prigione’ poiché ritenuti non ancora pronti per il reinserimento nella società. Nella grande struttura che oggi contiene il carcere e che un tempo segnava il confine tra lo Stato Pontificio e il Ducato di Modena, oltre alle celle e alle sale colloquio, c’è una mensa e una grande biblioteca dove si può leggere e studiare.

Qui gli stranieri possono seguire corsi di lingua italiana. È inoltre presente un teatro da 160 posti, in cui la compagnia ’Teatro dei Venti’ organizza un laboratorio permanente. Dalle esperienze legate alla recitazione nasce il cortometraggio ’Il sapore del riscatto’, girato dalla regista Ginevra Barboni, che ha ottenuto il secondo posto a un concorso promosso dal Forum Italiano per la Sicurezza Urbana. Il corto parla di un carcerato che viene incoraggiato a svolgere attività rieducative. Il protagonista Salvatore Striano (ex carcerato, oggi attore di numerosi film) grazie all’aiuto delle maestre sfogline impara a preparare i tradizionali tortellini castelfranchesi. Il laboratorio promosso dall’associazione ’La San Nicola’ è solo una delle opportunità che il car-cere diretto da Maria Martone offre ai detenuti. Dal video si possono vedere molte delle possibilità che i carcerati hanno per imparare un lavoro e coltivare conoscenze e passioni. Tra le attività che coinvolgono i detenuti ci sono la produzione di ostie per la diocesi di Bologna e la lavanderia industriale.

Nei ventidue ettari che circondano la casa di reclusione, invece, si curano le serre e si sviluppa una vera e propria azienda agricola che produce vino, miele, ortaggi.

Inoltre, da un paio d’anni è presente in città un’officina in cui alcuni detenuti sistemano le biciclette. Conoscere la realtà di questa casa di reclusione attraverso le parole della vicesindaco Nadia Casalgrande ha mostrato come, grazie alla collaborazione tra Maria Martone, il Comune e le associazioni cittadine, tutte le iniziative promosse aiutano a formare i carcerati.

Usando le parole di Beccaria, qui a Castelfranco è chiaro che «il più sicuro ma più difficile mezzo di prevenire i delitti è perfezionare l’educazione».

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