ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Ognuno può fare la sua parte contro la mafia

La cultura della legalità deve partire da ciascuno di noi. Falcone, Borsellino, Chinnici e tutti gli altri: quelle morti non sono state vane

Il 21 marzo, grazie alla Legge numero 20 del 2017, è la ‘Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie’, la giornata che dà inizio alla Primavera del risveglio della natura, ma anche delle coscienze. La mafia nasce ad inizio ‘800 come arma di difesa della nobiltà baronale contro le rivendicazioni dei contadini; verso la fine del XIX secolo essa si collega al potere politico, facendo nascere il malaffare e l’intrigo criminale, legato a promesse di voti e favori, che ancora oggi sono i suoi tipici segni distintivi. In seguito la sua storia si intreccia al fenomeno dell’emigrazione in America, al Fascismo ed alla fine della II Guerra Mondiale, quando gli alleati, durante la liberazione, ne legittimarono il potere.

Nel’ ’900 il fenomeno mafioso si è allargato a macchia d’olio, ramificandosi nei settori degli appalti, dell’economia, dei traffici illeciti, travalicando i confini del sud-Italia, dove si è diversificata nelle sue varie forme (‘Ndrangheta, camorra, sacra corona) arrivando ad essere fenomeno europeo, addirittura mondiale. La seconda metà del ‘900 è stata caratterizzata da una serie di stragi di stampo mafioso: ‘Cosa Nostra’, la ‘cupola’ mafiosa siciliana, ha condotto un’efferata offensiva contro tutti i paladini della giustizia, che hanno cercato di distruggerla.

E’ dei primi anni ’80 la nascita di un ‘pool antimafia’, da parte di un gruppo di magistrati con il compito di bloccare gli ingranaggi del sistema mafioso di ‘cosa nostra’. Purtroppo i suoi maggiori esponenti sono stati uccisi da attentati, spesso nel pieno delle loro fruttuose e serrate indagini, anche con gli uomini delle scorte e i famigliari. Essi sono: Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici e, nel 1992, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Dopo 30 anni possiamo dire che quelle morti non sono state vane: pur persistendo ancora, il fenomeno mafioso è stato indebolito, la gente ha preso coscienza di che cosa fosse e ha cominciato a ribellarsi al ‘pizzo’, ai soprusi e alle ingiustizie varie, diventando meno omertosa e più coraggiosa, lasciandosi sempre meno sopraffare ed intimorire. La giustizia sta facendo il suo corso, indaga e arresta pericolosi e corrotti mafiosi e ne confisca i beni. In ciò sono state d’aiuto anche le tante associazioni (come ‘Libera’ del 1995, fondata da don Luigi Ciotti), con storia e identità diverse, ma accomunate dalla consapevolezza che opporsi alle mafie è compito dell’intera società civile. La ‘Cultura della Legalità’ deve partire infatti da ciascuno di noi. Ognuno, coi propri diritti e doveri, può e deve fare la sua parte perché, come ci insegna la storia del colibrì, ‘una goccia d’acqua può spegnere un incendio’.

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