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I falò hanno riacceso i ricordi di Santa Sofia

Viaggio fra antichi culti e festività del paese, a partire dai fuochi lungo il Bidente andati in scena lo scorso 30 aprile

Sabato 30 aprile 2022, dopo quasi due anni di faticose ed estenuanti restrizioni dovute alla pandemia, sono tornati i famosi e caratteristici falò. Vengono accesi sulla riva del fiume Bidente e durano per tutta la notte.

Questa festività ricorda il culto celtico della Dea della Terra ma anche la festa dei lavoratori, proprio perché durante il ventennio fascista l’accensione dei fuochi, tradizione vecchia di secoli, era stata vietata. Ci sono tante storie che il nostro paese custodisce e che ora vi faremo scoprire.

SANTA SOFIA HA ORIGINI ANTICHE CHE RISALGONO AL MEDIOEVO Un tempo c’erano infatti due castelli e due centri abitati: uno si trovava a destra del fiume Bidente, ed era Mortano, e l’altro a sinistra del fiume, ed era Santa Sofia. Le due frazioni erano sotto il controllo dell’abbazia di S. Ellero. Nel XV secolo la frazione di Santa Sofia passò sotto il dominio della Repubblica di Firenze e Mortano sotto lo Stato Pontificio: il confine fra le due frazioni tagliava a metà l’antico palazzo Bianchini Mortani! La divisione durò anche dopo l’unità d’Italia: Santa Sofia faceva parte della provincia di Firenze mentre Mortano della provincia di Forlì. Una serie di terremoti nel 1917 iniziò a devastare tutte le zone dell’Appennino tosco- romagnolo. Santa Sofia nel 1918 venne colpita da un terremoto che distrusse il castello e le abitazioni vicine alla rocca. Ci furono in totale 25 morti e un numero imprecisato di feriti. Dopo questi avvenimenti i Comuni diedero inizio a una fase di aiuto reciproco per ricostruire le abitazioni distrutte per le famiglie sfollate e superare la crisi economica che si era creata.

COME ERA SANTA SOFIA PRIMA DELLA GUERRA Partiamo dal raccontare e descrivere la parte del vecchio ricovero: infatti, proprio lì, c’era un piccolo castello. Dove ora è collocato il cimitero sorgevano soltanto sette case: quella al centro era considerata la più importante ed era anche la più grande. Esse furono costruite dopo il famoso terremoto del 1918. Il benzinaio naturalmente non c’era, al suo posto c’era un grande bar. Per quanto riguarda la piazza era abbastanza diversa, infatti presentava lastroni irregolari che rendevano la camminata e il tragitto sui carri più difficoltoso e sicuramente più scomodo. Era più piccolina; inoltre, dove ora c’è l’Haller’s bar non era più considerata piazza: il muretto, che tuttora separa il fiume e la piazza, si interrompeva prima. Il Borgo è rimasto molto simile: le case che sorgevano lì furono danneggiate dal terremoto del 1918, poi successivamente ristrutturate. Il ponte era di legno, poi fu minato dai tedeschi e ne fu costruito uno con struttura in metallo. Al posto della Milleluci c’era una boscaglia.

Vicino al ponte, dove c’è la salita per andare a Capaccio, c’era la casa del fascismo che veniva chiamata “la casa del fascio”; successivamente si trasformò in una scuola di avviamento. Nella zona di Mortano, dopo e prima della guerra furono costruite delle baracche di legno che vennero abbattute nel 1958.

La scuola era soltanto una, quella elementare, situata dove ora c’è la sede del ’Piccolo Principe’. Il campanile della chiesa del Crocifisso crollò con il terremoto del 1918, mentre l’altro rimase intatto. La chiesa principale si trovava dove ora si trovano le logge. Dal momento che il parco fluviale non c’era ancora e l’acqua del fiume era sempre abbondante non si poteva scendere giù. Per quanto riguarda il paese in generale si presentava più piccolo, con meno abitanti e con più verde attorno.

COME ERA SANTA SOFIA DOPO LA GUERRA Santa Sofia era molto più abitata, infatti in tutte le frazioni viveva molta gente. A Santa Sofia c’erano molte osterie; al posto del Conad, una volta c’era una grande officina. La piazza aveva il pavimento a cubetti, e alcuni formavano anche dei disegni. Il fiume arrivava a toccare i bordi dei suoi argini, infatti sotto alla piazza non c’era la parte di terra come oggi.

La Milleluci un tempo era una grande sala da ballo dove venivano a cantare persone famose dopo essersi esibite al festival di Sanremo. Anni fa il parco fluviale non esisteva, il sentiero che porta fino alla Colonia e oltre non c’era. Uno dei tre ponti fu bombardato durante la guerra, e dopo che lo ricostruirono venne chiamato “ponte nuovo”; anche gli altri ponti cambiarono un po’ esteticamente. Una volta al mercato si vendevano stoffe, cereali, panni, dischi e cassette; c’erano anche fiere del bestiame, e molte venivano fatte nel campetto di calcio vicino alla scuola elementare. La parte di Santa Sofia che non è cambiata molto è il borgo, che è anche la parte più antica.

Un’altra cosa interessante di Santa Sofia è che in passato la parte del paese al di qua del ponte, dove c’è la piazza, veniva chiamata ’ponente’ e la parte al di là del ponte, dove c’è la nostra scuola, veniva chiamata ’levante’; i rioni santasofiesi, durante la festa del Levante e Ponente, si sfidavano e vinceva chi faceva i carri più belli. Questi sono alcuni racconti che il nostro paese ha tramandato nei secoli e che tuttora vengono ricordati.

Alberto, Alice, Lea, Federico, Ludovica e Mattia Classe 3A IC Santa Sofia 

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