ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

«Scappata dalla guerra ma vorrei tornare»

L’intervista dei ragazzi della scuola media ‘Gessi’ alla nuova compagna arrivata tre settimane fa dall’Ucraina

Durante questo periodo di guerra stanno arrivando molti profughi ucraini che scappano dal loro paese. Da tre settimane anche nella nostra classe è arrivata una ragazza ucraina nostra coetanea. Proviene da Irpin, una città di 60.000 abitanti a soli cinque chilometri dalla tristemente famosa Bucha. Al primo bombardamento della città da parte dei russi, la madre ha deciso di prendere la figlia, lasciare tutto e scappare. Dopo un viaggio lungo e spaventoso è arrivata in Italia e ora abita a San Pietro in Vincoli. Inizialmente D. veniva a scuola solo per materie pratiche tipo Motoria, Arte, Tecnologia che non richiedevano necessariamente la conoscenza della lingua italiana. Da una settimana ha deciso di venire tutti i giorni. Così noi abbiamo iniziato a conoscerla meglio; con l’aiuto dell’inglese e di google traduttore riusciamo a comunicare con lei. La nostra voglia di conoscerla è tanta e anche lei vuole stare con noi. Così abbiamo cominciato a farle domande.

Com’è stato il viaggio verso l’Italia? «È stato molto difficile arrivare in Italia. Per prima cosa, mia madre ed io abbiamo attraversato il confine con la Romania. Il viaggio è stato molto difficile, poi abbiamo deciso di andare in Italia perché mia madre ha delle conoscenze qui. Abbiamo guidato per più di un giorno, senza mai fermarci. Il viaggio è stato molto difficile, abbiamo guidato vicino ai campi dove non c’era letteralmente nulla, nessun negozio e nessun servizio. Molte persone sono andate al confine con la Polonia, ma in Romania c’era meno gente e le condizioni erano migliori. Fortunatamente non siamo stati al confine a lungo perché avevamo tutti i documenti necessari per attraversare il confine. Molti invece non li avevano e non sono potuti passare».

Con quale mezzo avete attraversato il confine ? «All’inizio siamo andati da Irpin a Kamyanets in taxi. È molto costoso, ma per la mamma era più importante che fossimo al sicuro. Poi, quando ci sono stati dei raid aerei, ci siamo nascosti in un seminterrato lì abbiamo incontrato una famiglia che stava progettando di andare in Romania e abbiamo guidato su un’auto vecchia e in cattivo stato. Era un catorcio e si fermava continuamente. Faceva ancora molto freddo. Fa abbastanza freddo in Ucraina in primavera. Finalmente siamo arrivati al confine e portati in un albergo dove vengono accolti i profughi. E poi è venuta la conoscenza di mia madre e tutto si è sistemato».

Come ti sei sentita appena arrivata? «All’inizio ero molto triste perché non potevo credere di essere in un altro Paese. Mi sono spaventata quando ho sentito volare un elicottero vicino casa, mi ha evocato brutti ricordi. Ma in Italia ho potuto rilassarmi e dormire normalmente. In Ucraina non ho dormito affatto per colpa degli allarmi aerei».

Com’è stato ritrovarsi in una nuova scuola? «È stato traumatico dal momento che non conosco la lingua e pensavo di dire qualcosa di sbagliato».

Avevi paura dei nuovi compagni? «Non sono abituata a parlare in inglese e per questo avevo paura di sbagliare ed era difficile conoscere persone nuove».

Come stanno i tuoi amici? «Molti dei miei amici sono rimasti in Ucraina ma ora la situazione si sta deteriorando, quindi la maggior parte delle persone va all’estero. Gli amici che sono rimasti in Ucraina sono sfollati nei villaggi e ci vivono aspettando che passi tutto».

Perché hai deciso di venire tutti i giorni a scuola? «Per distrarmi dai cattivi pensieri e conoscervi meglio».

Come stai in questo momento? «Ora sto bene ed è tutto a posto».

Cosa speri per il futuro e cosa vorresti diventare? «Spero che la situazione migliori per tornare a casa, anche se ci vorrà un pò di tempo. Da grande spero di diventare una web designer».

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