ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Primaria G. Garibaldi di Ravenna (RA) - 5B, 5C

Dignità e diritti uguali per tutti L’accoglienza è fondamentale

Gli alunni della classe 5^ B della scuola primaria ‘Garibaldi’ hanno riflettuto sulla parola ‘diritto’ Ognuno di noi può cambiare il futuro: non è mai troppo tardi per mettersi nei panni di chi soffre

Durante la giornata dedicata ai diritti umani la nostra classe, la 5^ B della scuola primaria ‘Garibaldi’, ha riflettuto e scritto sulla parola ”diritto”, realizzando un debate in classe.

Il primo articolo della Dichiarazione dei Diritti Umani dice: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, ma non è vero, perché purtroppo in diversi Paesi i diritti non vengono garantiti. I diritti sono di tutti e dovrebbero essere rispettati in tutto il mondo.

È importante poter dialogare per accordarsi sul rispetto degli esseri umani, è una forma di coraggio e dignità che renderebbe il mondo migliore, evitando leggi ingiuste. Se si sottraggono i diritti alle persone, il mondo intero potrebbe crollare, cioè tutta l’umanità non avrebbe più tutele. Per esempio se non si potesse andare a scuola tutti potrebbero essere ingannati facilmente dal potere. Tuttavia se ci sforziamo nel cambiare il futuro diventando una comunità unita contro le leggi ingiuste, andando nelle piazze a protestare, a manifestare e a ribellarci, sarebbe un primo passo per riprenderci ciò che ci è stato “rubato” dal potere.

Perché accadono allora le ingiustizie? Accadono perché non ci si rispetta, non ci si accorge del prossimo e il potere corrotto genera così indifferenza. Le nuove generazioni dovrebbero aprire dibattiti nelle piazze per non rendere inutili gli atti di coloro che hanno rischiato la vita per conquistare dei diritti.

Pensiamo a Rosa Parks in America, negli anni cinquanta del Novecento, che disse “No” a un bianco in un autobus in segno di protesta contro una legge ingiusta che discriminava i neri. O ancora alle sorelle Mirabal, nella Repubblica Dominicana, negli anni sessanta, le quali si ribellarono al dittatore che molestava una delle sorelle che non voleva cedere alle sue richieste. Don Milani che nel 1956 istruiva bambine e bambini che provenivano da famiglie povere delle campagne, realizzando una scuola tutta per loro dove il motto era “I Care”. Ancora, negli anni 70 e 80 in Argentina quando sparivano dei ragazzi che partecipavano ad eventi politici contro il dittatore-presidente di allora e le madri iniziarono a chiedere la verità sui loro figli, manifestando in piazza davanti al palazzo del Presidente.

Siamo ancora in tempo per cambiare il futuro? Non è mai troppo tardi per mettersi nei panni di chi soffre, basta crederci e agire.

Ognuno può provarci a modo suo, nel suo piccolo: votando, candidandosi per un partito per esempio, non per pensare a se stesso ma per discutere e fare delle proposte sul da farsi.

Garantire l’accoglienza, la protezione, la tutela delle persone. Accoglierle per creare reti di relazione superando gli ostacoli linguistici, frequentando corsi di lingue del Paese in cui si trovano, aiutandole a inserirsi nel mondo del lavoro garantendogli un ruolo adeguato.

Proteggere per far vivere in serenità gli esseri umani, mettendoli nelle condizioni di avere dei documenti il prima possibile. I documenti danno la possibilità di avere un lavoro in regola con un contratto e sono anche un passaporto per la vita che permette l’assistenza alle cure mediche.

Infine tutelare le persone per assicurare una casa, un posto sicuro dove ci si possa riposare e avere una privacy. Nei centri di accoglienza cosiddetti, sicuramente non c’è niente di tutto questo.

Una possibile realtà, un’utopia ma forse realizzabile con un impegno da parte di tutti noi.

Possiamo smettere di tornare indietro nel tempo e iniziare ad andare avanti?

Gli alunni della classe 5^B Scuola primaria ‘Garibaldi’ Le maestre Caterina Pinna e Elena Casali

 

In occasione della Giornata della Memoria, abbiamo letto un articolo di giornale che parlava di Gunter Demnig, un artista tedesco che ha creato le “pietre di inciampo”, le “stolperstein”.

Queste sono dei blocchetti di cemento coperti da una piccola lastra di ottone dove sono incisi il nome e altre notizie di persone morte nei campi di concentramento. Queste pietre vengono posate davanti alle case in cui abitavano queste persone.

Le pietre sono un inciampo visivo perché vedendo una mattonella di colore diverso gli occhi ci inciampano, ma ci inciampa anche il cuore e fa il cuore triste. Per leggere queste pietre devi abbassare lo sguardo. Guardi giù, vedi la scritta , la leggi e ti ricordi della seconda guerra mondiale e di quel ragazzo, di quella donna, di quel padre, di quella bambina….. perché le scritte sono dati che parlano.

Si chiamano pietre d’ inciampo perché la seconda guerra mondiale è stata uno sbaglio, si chiamano così perché ti fermano, come se inciampasse la mente e inciampasse nel passato.

Un sasso d’inciampo è una pietra di scandalo, quindi alcune persone hanno tolto le pietre di inciampo perché gli facevano male al cuore, non volevano essere costretti a ricordare ogni giorno le atrocità naziste.

Qualcuno è infastidito dalla loro presenza. Nella nostra città ne possiamo trovare una di fronte alla scuola primaria ‘Mordani’. La nostra classe, la 5^C, ha attaccato delle “pietre“ di inciampo nell’atrio della scuola Garibaldi.

Questi sono i nostri messaggi: per non dimenticare, pace, campi di concentramento, razzismo, nazisti, shoah, verità, guerra, Auschwitz, libertà, ma soprattutto essere diversi non vuol dire essere sbagliati. Abbiamo voluto mandare un messaggio ai bambini e alle bambine della nostra scuola per farli fermare e riflettere.

Gli alunni della classe 5^C Scuola primaria ‘Garibaldi’ Le maestre Elisa Tavanti e Santa Capitani

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