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IC del Tronto e Valfluvione di Roccafluvione - Acquasanta (AP) - Redazione

I danni dei social sui giovani La lezione di Jonathan Haidt

Gli alunni hanno approfondito il libro ’La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli’. L’autore propone anche quattro soluzioni per evitare guai peggiori

Nel 2024 lo psicologo statunitense di fama mondiale Jonathan Haidt ha pubblicato il libro ’La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli’. Il saggio ha riscosso un enorme successo e ha contribuito a mettere in luce un argomento particolarmente importante per noi giovani. Lo scopo dell’autore è mostrarci, dati alla mano, i danni causati dall’ingresso dei social media nelle vite dei bambini e degli adolescenti nati dopo il 1995. Il libro è suddiviso in quattro parti. Nella prima si parla del declino della salute mentale e del benessere dei teenager nel XXI secolo. Tra 2010 e 2015 la vita sociale degli adolescenti si è trasferita in gran parte sugli smartphone e i dati ci confermano che questa ’Grande Riconfigurazione dell’Infanzia’ è l’unica e sostanziale ragione alla base dell’ondata di malattie mentali tra i ragazzi. Ecco perché la Generazione Z (nati dopo il 1995) è diventata sempre più ansiosa, depressa e soggetta a episodi di autolesionismo e suicidio.

Inoltre, Haidt ci mostra che i social fanno più male alle ragazze che ai ragazzi.

Nella seconda parte si fa notare come smartphone e iperprotezione dei genitori siano stati una combinazione dannosa. Nella terza parte si spiega come un’infanzia basata sul telefono alteri lo sviluppo del bambino. È qui che lo psicologo ci illustra i quattro danni fondamentali causati da un’infanzia fondata sullo smartphone. Primo, la deprivazione sociale: il tempo con gli amici ha subito un crollo. Secondo, la privazione del sonno: il sonno è peggiorato in quantità e qualità portando a depressione, ansia, irritabilità, deficit cognitivi e scarso apprendimento. Terzo, la frammentazione dell’attenzione: gli smartphone sono kryptonite per l’attenzione.

Molti adolescenti ricevono centinaia di notifiche al giorno, hanno raramente 5 o 10 minuti per pensare senza interruzioni e questo può interferire con lo sviluppo delle funzioni esecutive. Quarto, la dipendenza: il rilascio di dopamina è piacevole, ma non attiva un senso di soddisfazione; piuttosto ti fa desiderare ancora un po’ di più ciò che ha causato il rilascio. Come fa-re a evitare che la salute mentale dei giovani peggiori sempre di più? Nella quarta parte del libro Haidt ci propone quattro soluzioni. Niente smartphone prima delle scuole superiori, magari fornendo ai ragazzi telefoni di base, senza internet. Niente social media prima dei 16 anni, per poter vivere il periodo vulnerabile dell’adolescenza senza essere sottoposti alla pressione di influencer e algoritmi. A scuola senza cellulare, in modo da dedicarsi di più agli insegnanti e agli altri ragazzi. Più gioco senza supervisione e indipendenza, affinché i ragazzi diventino autonomi.

Per raggiungere questi obiettivi sarà necessaria la collaborazione di tutti: genitori, insegnanti e politici.

 

Il web, nato per la condivisione della conoscenza, ha visto un’evoluzione che ha introdotto numerosi pericoli. Le piattaforme social, inizialmente pensate per connettere le persone, oggi contribuiscono alla polarizzazione, creando ’camere d’eco’ dove gli utenti si confrontano solo con opinioni simili. Questo fenomeno rafforza convinzioni preesistenti e alimenta ideologie estremiste, riducendo il dialogo e il confronto costruttivo. Inoltre, la diffusione di contenuti violenti, fake news e hate speech ha effetti devastanti sulla società, minando la fiducia nelle istituzioni. La viralità dei contenuti rende difficile distinguere la verità dalla finzione, mentre l’intelligenza artificiale può generare contenuti emotivamente manipolativi, amplificando disinformazione e polarizzazione. Per contrastare queste derive, è fondamentale promuovere l’educazione digitale e sensibilizzare gli utenti sui rischi del web.

 

Il bullismo è un comportamento aggressivo e intenzionale che si verifica contro uno o più individui incapaci di difendersi a causa di un evidente squilibrio di potere. Alla base di questo fenomeno ci sono: scarsa tolleranza per le diversità; desiderio di guadagnare stima, potere e controllo; intenzione di sfogare la rabbia sui più deboli; necessità di affrontare problemi di autostima e fiducia mancante.

Può essere causato da difficoltà familiari ed economico-sociali.

A volte i bulli sono stati a loro volta vittime di bullismo. Si può presentare in varie forme, una peggio dell’altra. Bullismo diretto: il persecutore agisce fisicamente e verbalmente contro la vittima. Bullismo indiretto: l’aggressore esclude la vittima da un gruppo e dalla vita sociale, diffonde false voci. Cyberbullismo: manifestazione in Rete del bullismo. Oggi la tecnologia consente ai bulli di materializzarsi in ogni momento perseguitando le vittime con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sul web e questo a volte può fare ancora più male, poiché non sappiamo chi si nasconde dietro la maschera del bullo. In Italia, il bullismo colpisce il 15% dei giovani nella fascia di età dagli 11 ai 13 anni. Il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine sono stati vittime di bullismo. Il bullismo è una ferita che non sempre si vede, ma che lascia segni profondi nell’anima.

 

Articoli scritti da Melissa Allevi, Lorenzo Angelini, Andrea Apostoli, Valeria Carosi, Alexander Catalucci, Samantha Ciolan, Davide Di Marzi, Mirco Falgiani, Dalila Feliziani, Lorenzo Leggieri, Alex Manocchi, Lorenzo Marozzi, Alice Nespeca, Zakaria Ouali, Claudia Lucia Piccioni, Giorgia Rendina, Christian Rucci, Stefano Argira, Gaia Bruni, Aurora Cerqua, Diletta Cicconi, Melissa Croci, Ares Di Ferdinando, Marta Galotto, Gabriel Giuliani, Carlotta Guerrieri, Francesca Ianni, Silvia Marconi, Pietro Martini, Riccardo Orrù, Sara Petrocchi, Matteo Pignoloni, Medardo Pignoloni, Cecilia Sciamanna.

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